Mistborn - L'Ultimo Impero, recensione: Sanderson riscrive le regole del fantasy

Mistborn - L'Ultimo Impero è il primo capitolo della nuova saga fantasy di Brandon Sanderson edita da Mondadori.

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a cura di Manuel Enrico

Definire il fantasy è sempre più complesso. La tradizione narrativa del genere consolidatasi con il corpus letterario di Tolkien, inevitabilmente, si è evoluto, divenendo la colonna portante di un più ampio concetto di fantastico, in cui hanno trovato posto diverse declinazioni del genere. Un’apertura che ha consento a saghe come La Ruota del Tempo o Shannara di imporsi negli anni ’80 come il ‘nuovo fantasy’, quello popolare capace di entusiasmare un pubblico più ampio. Una diffusione che, di contro, ha portato a un fiorire di imitazioni che ha saturato il genere, arrivando a un sovresposizione del tema che ha iniziato a mostrare una fragilità, legata principalmente a ripetività e mancanza di idee originali. Un declino da sfruttamento, che è durato per qualche anno, sino alla comparsa di un mondo fantasy decisamente diverso: Mistborn - L'Ultimo Impero.

Non stupisce che il nome dietro Mistborn sia quello di Brandon Sanderson, autore che negli ultimi dieci anni ha dato una linfa nuova al fantasy. Lettore vorace e provetto world builder, Sanderson unisce un’invidiabile produttività a una peculiare visione del concetto di fantastico, che trova una nuova identità nata da una ragionata crasi tra tradizione e innovazione. Il primo capitolo di Mistborn, L’Ultimo Impero, è stato il primo romanzo a dare a Sanderson la prima vera scintilla di notorietà, ma le sue doti erano già più che evidenti nel suo primo romanzo, Elantris, divenuto in seguito al successo di Mistborn una lettura obbligata per i fan dello scrittore americano. Già in quel suo primo lavoro, infatti, si ravvedono, seppure in fase germinale, i presupposti della sua dialettica, una costruzione narrativa che mira ad assimilare gli assiomi del fantasy per presentarli sotto una luce diversa.

Mistborn - L'Ultimo Impero: il primo capitolo della saga di Sanderson

Eppure, è in Mistborn che la meccanica di Sanderson trova per la prima volta una sua definizione completa, vitale. Se ripensiamo al concept tradizionale del fantastico, abbiamo sempre delle componenti essenziali: il viaggio, un protagonista adolescente che scopre una realtà più grande di lui, una minaccia incombente e infine un avversario oscuro con cui confrontarsi. Che si tratti de Il Signore degli Anelli, de La Ruota del Tempo o del Ciclo dei Demoni, spogliati delle sovrastrutture narrative e delle divagazioni dettati dalla personalità e dalle intuizioni degli autori, le grandi saghe fantasy si basano sempre su questi aspetti. E Sanderson, da conoscitore del genere, era ben conscio di come questi tratti tipici fossero al contempo inevitabili e rinnovabili. Non era essenziale decostruire un impianto narrativo basato su dei passaggi obbligati, la vera rivoluzione, richiesta a gran voce anche dagli amati del genere, diventa dunque dare un nuovo inquadramento a tutto questo. Da questa intuizione nasce il mondo di Mistborn, la sua innovazione e l’essenza della sua radice fantastica.

Luthadel è una gigantesca città che ricorda la Londra per-rivoluzione industriale, architettonicamente e culturalmente. Un centro di potere, governata dal Lord Reggent, figura quasi mitologica e reso il fulcro di una venerazione assurta quasi a religione di stato, che motiva anche una rigida divisione sociale, che penalizza soprattutto la popolazione che vive poco fuori le alte mura cittadine, tratta alla stregua di schiavi. Il telaio sociale è basato su un culto dell’ascesa dell’imperatore, delle sue battaglie e della sua potenza, che viene protetta dai Sedatori, figure che tengono la popolazione sotto controllo.

A opporsi a tutto questo ci sono, ovviamente, dei sovversivi, che intendono scardinare questo rigido sistema per offrire pari opportunità a tutta la popolazione. A guidare una di queste bande di agitatori è Kelsier, figura carismatica intenzionata a causare la fine dell’Ultimo Impero, sostenuto da un gruppo di amici fidati che condividono con lui un particolare dono: sono allomanti, ossia capaci di sprigionare poteri incredibili assumendo piccole quantità di minerali. Quando la giovane Vin si unisce a loro, scoprendo di avere la rara capacità di poter acquisire i poteri da ogni minerale, Kelsier decide di addestrarla per avere l’arma definitiva con cui dare inizio alla sua rivoluzione.

Mistborn dimostra che non servono razze, magie o grandi viaggi verso terra lontane. Sanderson rivoluziona, in un certo senso, anche il concetto stesso di viaggio dell’eroe e storia di formazione, privandoli di quella concezione di poetica transitorietà dei protagonisti, avvicinandoli maggiormente alla realtà della contemporaneità. Lo dimostrano al meglio i due volti principali di Mistborn – L’ultimo Impero, Vin e Kelsier. Affascinata e ammaliata lei, che si avvicina per la prima volta a un mondo di avventure che le svelo la realtà del suo ambiente, disincantato e ossessionato lui, al limite del cinismo nel modo in cui, con fare poco eroico, manipola la ragazza per raggiungere i suoi scopi. Sanderson si muove su questa dicotomia per imbastire la sua trama, sostenendola con una convincente mitologia, basata sui diari di un viaggiatore dei tempi antichi da cui si evince l’ascesa del Lord Reggente, e offrendo una diversa concezione dell’elemento magico tipico del fantasy. L’introduzione delle due diverse affinità ai metalli, allomanzia e ferruchemia, diventa non solo un modo intelligente per dare vita a combattimenti avvincenti, ma anche un convincente strumento narrativo per sostenere la storia.

Perché leggere Mistborn - L'Ultimo Impero

Tramite la sua scrittura scorrevole e avvincente, ben tradotta in italiano da Gabriele Giorgi, Sanderson riesce dunque a trovare un modo nuovo per raccontare il fantasy, andando a toccare ogni dogma del genere e offrendo una visione innovativa, scardinando anche assiomi del tema, muovendosi con attenzione su un percorso che unisce tradizione e sperimentazione. Questa è probabilmente la chiava del successo di Mistborn- L’Ultimo Impero, che anche a livello editoriale era stato proposto come una nuova modalità di fruizione di ‘saga fantasy’, con un primo volume che avrebbe potuto esser considerato una storia autoconclusiva.

La scelta di Sanderson di non limitarsi a un one shot, ha portato alla creazione di una saga più strutturata, divisa in archi narrativi che si concentrano su un particolare momento storico del suo mondo. L’Ultimo Impero, con Il Pozzo dell’Ascensione e Il Campione delle Ere, rappresenta la prima trilogia di questo arazzo, che si è già espanso in un nuova congiuntura temporale, simile al vecchio West e ambientata decenni dopo gli eventi della precedente trilogia, di cui in italiano abbiamo potuto leggere il primo racconto, La legge delle Lande.

Per recuperare Mistborn, il consiglio è di affidarsi alle recenti pubblicazioni di Mondadori, casa editrice che in diverse collane sta proponendo l’opera di Sanderson. Mistborn, già pubblicato in anni passati da Fanucci Editore, è stato inserito all’interno dei Draghi, gli apprezzati volumi di generose dimensioni in cui questa saga viene proposta con una rivisitazione editoriale di alto profilo. Dalla grafica di copertina, impreziosita di elementi dorati, alla cura con cui sono state inserite cartine e approfondimenti che consentono di comprendere al meglio l’elemento magico immaginato da Sanderson, queste edizioni rappresentano l’edizione ideale per apprezzare la rivoluzione del fantasy firmata da Brandon Sanderson.