Sense8 S02, il manifesto della poetica Wachowski

L'opera televisiva sci-fi delle Wachowski torna con una seconda stagione più ampia e articolata, che espande in maniera sapiente la sua mitologia senza lasciarsi indietro l'azione e l'intrattenimento puro.

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a cura di Andrea Balena

Penso che un giorno verrà fatto un film sulla vita delle Wachowski. Al di là della loro filmografia, che inizia con quel capolavoro cinematografico del primo The Matrix per poi vivere di alti e bassi fra strani e coraggiosi adattamenti (V per Vendetta e Speed Racer) e opere originali troppo ambiziose per il grande schermo (Cloud Atlas), il vero interesse è sulla loro vita privata, in particolare il momento in cui sia Larry e successivamente Andy annunciano pubblicamente il loro cambio di sesso, diventando di fatto Lana e Lilly, ora conosciute come Sorelle Wachowski. In attesa di un possibile biopic, la loro serie televisiva Sense8 - creata con J. Michael Straczvynski - rimane il loro lavoro più personale e intimo, nonché uno dei show a livello produttivo più imponenti mai fatti per il piccolo schermo.

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La seconda stagione dello show è sbarcata da poche settimane su Netflix dopo due lunghi anni di attesa (il nuovo lasso di tempo per super produzioni, come anche Westworld), e le attese sono state ampiamente ripagate: questo nuovo ciclo di episodi riprende la narrazione circa un anno dopo gli eventi conclusivi della prima, un salto temporale necessario per evolvere e affinare le dinamiche sociali fra i protagonisti. Braccati da un potente e invisibile nemico di nome Whispers, tutti gli otto membri della cerchia di sensate collaborano in maniera più attiva alle indagini, sebbene molti di loro ancora legati alle loro avventure personali.

Meno momenti emozionali (con effetto slow motion annesso) e molta più azione e intreccio, quindi. L'unica vera limitazione riscontrabile nella prima stagione era infatti l'uso ripetuto e a tratti eccessivo dei momenti di incontro e connessione fra i personaggi e il confronto fra i loro mondi e differenze culturali, con una nota speciale per Lito e Nomi, rispettivamente l'attore di film d'azione omosessuale e l'hacker transgender. Le nuove dinamiche di gruppo funzionano e sono più leggere da seguire, senza che rallentino eccessivamente la narrazione, che trova finalmente lo spazio per evolversi in maniera intelligente e capillare.

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Molti dei misteri lasciati in sospeso trovano la loro risoluzione o si evolvono per dare spazio a nuove speculazioni, riuscendo finalmente a dipingere un universo molto più variegato e interessante da seguire. Gli stessi protagonisti si muovono con molta più consapevolezza dei loro poteri e dei loro legami: in molte scene di azione si ha l'illusione di vedere un unico personaggio con otto volti diversi che si alternano su schermo.

I momenti emozionali sono sempre presenti, seppur molto ridimensionati: non raggiungono la stessa intensità e originalità dei primi, come nella riproposizione della canzone What's Up? in una sequenza molto meno ispirata. Il migliore della stagione rimane tuttavia la sequenza ambientata a San Paolo, in uno dei set più grandi della serie e punto di svolta fondamentale nelle vicende del sensate messicano.

Anche Whispers, il misterioso villain a capo della BPO, ottiene una costruzione certosina, in grado di tenere testa ai migliori cattivi apparsi sul piccolo schermo. Le sue azioni efferate, la completa mancanza di empatia e le sue macchinazioni ne fanno il completo rivale non solo degli eroi, ma anche della poetica stessa dello show. Uno show che finalmente rivela quello che vuole essere: un grande manifesto sulla diversità e uno dei prodotti emotivamente e culturalmente più cosmopoliti del nuovo millennio.

sense8 season 2 images

La produzione, già in origine mastodontica, in questa seconda stagione rilancia il guanto di sfida: dai nove set originali, questa seconda stagione ne conta addirittura sedici, per un impressionante periodo di riprese di quasi nove mesi continui. Ci spostiamo da capitali europee come Londra e Amsterdam, passando per le baraccopoli di Nairobi per finire negli intricati bassifondi delle metropoli di Seoul e Chicago. La varietà scenica è raddoppiata, così come il numero di personaggi coinvolti, con qualche chicca molto gradita quali Sylvester McCoy (Doctor Who e la trilogia de Lo Hobbit) o la nostra connazionale Valeria Bilello, che si distingue per la sensualità e gli inganni rivolti al nostro povero Wolfgang.

Il ritmo della stagione rimane sempre alto e capace di sorprendere per la complessità e l'evoluzione delle vicende, ma sfortunatamente lo show inciampa a due passi dal traguardo: parliamo proprio degli ultimi venti minuti dell'episodio finale, dove la narrazione accelera in maniera incontrollata dopo un incredibile colpo di scena, senza lasciar prendere fiato allo spettatore che si deve adattare a tutti questi stravolgimenti improvvisi. Una sola cosa è certa: le aspettative per la terza stagione sono alle stelle.