Shy 1, recensione: every litte thing she does is magic

Planet Manga porta in Italia Shy 1 di Bukimi Miki: facciamo la conoscenza della timida Shy, la supereroina che difende il Giappone.

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a cura di Domenico Bottalico

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Planet Manga
porta in Italia Shy 1 scritto e disegnato da Bukimi Miki.
 Si tratta di una novità nel panorama della proposta manga attuale sicuramente insolita e particolare che si inserisce nel solco di quell'interesse per l'immaginario tipicamente occidentale del supereroismo classico che ha investito gli autori nipponici ma che qui viene riletto con un piglio più delicato e più tradizionale.

Pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Champion di Akita Shonen a partire dal 2019, il manga, ancora in corso e con all'attivo 10 tankobon, ha riscosso un notevole successo di critica e pubblico.

Shy 1, ansia da eroismo

Alla metà del XXI secolo in tutto il mondo sono emersi individui speciali che si sono adoperati per portare la pace a livello globale. Ogni nazione ha quindi adottato il proprio supereroe dalle peculiari caratteristiche: gli Stati Uniti il patriottico Century, la Russia la perennemente alticcia (!) Spirits mentre il Giappone ha adottato la timidissima Shy. L'alter ego di Shy è la quattordicenne Momijiyama la cui timidezza è quasi patologica.

Quando un salvataggio porta al ferimento di una sua coetanea, Momijiyama cade in un profondo sconforto "ritirando" Shy dalle scene. Insicura del suo operato come supereroina, Momijiyama troverà nella amicizia con la nuova compagna di classe Koishikawa la forza per riprendere a vestire i panni di Shy se non altro perché la ragazza è proprio colei che era rimasta ferita nella sua ultima missione.

Quando Koishikawa viene "posseduta" e salvata da Shy non senza difficoltà, l'eroina viene richiamata nella base orbitante degli eroi al cospetto della misteriosa Unilord. La possessione di Koishikawa infatti non è un caso isolato e potrebbe essere un segnale di qualcosa di molto pericoloso che potrebbe minacciare la pace del pianeta. Per Shy quindi si prospetta un periodo di duro allenamento per vincere la sua timidezza e diventare una supereroina più forte.

Shy 1, every litte thing she does is magic

Pur avendolo abbracciato e rimaneggiato a modo proprio, soprattutto in senso squisitamente fantascientifico sin dagli anni '60 e '70, il supereroismo inteso alla occidentale non è mai stato un tema che ha fatto breccia nell'immaginario nipponico e ha compenetrato davvero pochissimo la produzione anime e manga. Almeno fino a qualche anno fa quando qualche autore emergente più giovane e con lo sguardo più proiettato oltreoceano ha iniziato a rileggere gli stilemi tipici del genere sfornando opere "ibride". Capostipite di questo "movimento" è senza ombra di dubbio My Hero Academia di Kōhei Horikoshi.

Seguendo quindi il successo del manga di Horikoshi e sfruttando la curiosità del pubblico nipponico, Bukimi Miki imbastisce con Shy 1 una storia che si rifà in maniera evidente all'immaginario supereroistico ma lo sfrutta in maniera più personale (nel vero senso della parola visto che l'autore nella breve nota iniziale conferma di aver pensato a Shy per aiutarsi in quanto timidissimo) affrontando temi più intimi con un piglio che riporta alla mente, per costruzione della protagonista e background inziale, più il majokko che lo shonen in senso lato.

Bukimi Miki infatti non si concentra inizialmente nel creare subito una struttura narrativa complessa legata agli eroi ma si concentra sulla protagonista Shy e soprattutto sul suo alter ego Momijiyama. L'autore va quindi subito dritto al cuore del genere: cos'è l'eroismo? In questo senso la prima parte del tankobon è costruita in maniera immediata e diretta sul contrasto fra la timidezza di Momijiyama come teenager e l'improvvisa "inadeguatezza" di Shy come eroina.

L'ingresso in scena di Koishikawa e il suo doppio salvataggio sono poi propedeutici da un lato a legittimare la validità dell'operato di Shy ma soprattutto a far uscire dal proverbiale guscio Momijiyama. È qui che Shy 1 risulta fresco e coinvolgente dando più spazio all'alter ego che all'eroina scavando quindi in una timidezza quasi patologica in cui molti lettori potrebbero facilmente immedesimarsi.

Bukimi Miki tuttavia riesce a bilanciare benissimo tematiche intime e narrazione più supererostica introducendo, come anello di congiunzione, un antagonista dalle motivazioni semplici ma efficaci che allarga la prospettiva della narrazione stessa con un ruolo meno marginale e di supporto degli altri eroi.

Shy 1 funziona anche dal punto di vista grafico. Lo stile di Bukimi Miki è contrassegnato da linee lunghe e spigolose che trovano in un utilizzo del tratteggio e delle immancabili linee cinetiche un viatico per esprimere dettaglio e dinamicità. Le anatomie sono flessuose e mai ipertrofiche ma capaci di adattarsi, senza "deformarsi" troppo, nelle scene d'azione. Particolare attenzione è rivolta ovviamente all'espressività dei personaggi e alla prossemica. Il character design è semplice e più votato a riflettere la personalità dei personaggi che a svolgere il ruolo di uniforme così come

Interessanti alcune soluzioni riguardanti la composizione della tavola. In maniera diffusa nel tankobon si utilizza una impostazione che prevede un riquadro centrale radicale e coppie di vignette satelliti nella pagina (nella parte superiore e inferiore oppure superiore e centrale): questa soluzione permette di creare una serie di enstablishment shoots di grande impatto e giocare contestualmente con sbordature più o meno importanti. Questa impostazione viene inglobata da soluzioni più tradizionali che alternano schemi più dediti alla mera narrazione, con riquadri più regolari, a schemi più dinamici con una preponderanza di orizzontalità e riquadri dalle forme più irregolari.

Il volume

Planet Manga opta per Shy 1 per il classico formato tankobon da 11.5x17.5 cm, brossurato senza sovraccoperta né alette. Si tratta della versione più economica fra le pubblicazioni dell'editore modenese che ben si adatta al target di pubblico a cui si rivolge idealmente l'opera. Il volume non presenta pagine a colori ma c'è una piccola sezione extra con una pin-up di Shy, ringraziamenti dell'autore, una anteprima del prossimo volume e una storia breve di due pagine a sfondo comico sulla trasformazione di Momijiyama. Al netto della "economicità" dell'edizione, il volume è, dal punto di visto carto-tecnico ineccepibile: la carta usomano scelta è chiara ed ha una buona grammatura permettendo una buonissima resa del tratto dell'autore. Molto scorrevole la traduzione e molto buono l'adattamento che si concede giusto qualche