Suburra La Serie, seconda stagione. La guerra per il trono di Roma si fa più oscura e matura

Suburra torna su Netflix con una seconda stagione più adulta e dark, con i protagonisti antieroi mafiosi che lottano per conquistare una propria libertà.

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a cura di Andrea Balena

Torna Suburra La Serie in una seconda stagione di impatto. L’impegno di Netflix per il mercato europeo si è manifestato nell'annuncio di prodotti seriali in collaborazione con case di produzione locali di ogni stato dell’Unione. L’Italia fu una delle prime con cui strinse accordi, in particolare con la TV pubblica e la Cattleya, per portare sul suo servizio il primo Original Netflix tricolore: Suburra, prequel dell’omonimo film e romanzo di Giancarlo de Cataldo e Carlo Bonini, incentrato sulla raffigurazione della moderna criminalità organizzata romana e la costruzione (fittizia) dell’affare Mafia Capitale.

Recensii personalmente la prima stagione di Suburra , definendolo un primo approccio buono alla serialità moderna di Netflix, ma sofferente di una natura eccessivamente derivativa dal suo fratellone Gomorra, senza sforzarsi troppo di trovare una sua personale identità. Fortunatamente, la seconda stagione appena uscita corregge drasticamente il tiro, liberandosi di alcuni orpelli e zavorre narrative per creare un racconto più coeso e maturo.

Le scorribande giovanili del trio di ragazzi sono un lontano ricordo: Aureliano, Spadino e Lele hanno ormai assunto dei ruoli di rilievo o di comando all’interno delle proprie organizzazioni, ma il loro desiderio di libertà dalle catene della vecchia generazione criminale continua, simboleggiata da "Samurai" (Francesco Aquaroli) il più pericoloso criminale della capitale che controlla tutto e tutti. Un lutto in famiglia spinge i tre protagonisti a riformare la loro alleanza, questa volta sfruttando ogni loro risorsa a disposizione per conquistare la città millenaria.

Il sentimento di ribellione dà linfa vitale a questo prodotto viaggia a pari passo con la corruzione morale che infesta ogni vicolo della capitale. I protagonisti dello show si riconfermano come gli outcast della società, coloro che imbrigliano la propria rabbia per compiere altro male. Il personaggio più esemplare (e anche il più scontato, visto il contesto) è il politico Cinaglia (Filippo Nigro) che in questa stagione mostra il suo lato più arrivista e corrotto, senza più curarsi dell’incolumità di persone vicine e innocenti per arrivare ai suoi scopi politici. Una corruzione che investe ormai tutti i personaggi e si ripercuote non solo sulla psiche, ma anche sul loro fisico verso la fine, sfregiando i loro volti in maschere di sangue e in smorfie orrorifiche, e fa impressione vedere verso la fine che siano proprio Spadino e Aureliano, i due delinquenti, quelli più “puliti” moralmente in mezzo a questa tana di lupi.

Il tono della seconda stagione di Suburra si fa molto più oscuro rispetto a quanto visto in precedenza, puntando sulla tragicità di certe scene e il mostrare senza filtri la violenza perpetrata. L’intreccio lavora molto più sull'azione e riduce drasticamente la verbosità di certe scene riuscendo a raggiungere una coralità invidiabile. Ma ad uscirne vittorioso nella battaglia fra tutti gli ottimi interpreti risulta indubbiamente Alessandro Borghi, vero astro nascente della scena attoriale italiana visto in produzioni come Sulla mia pelle e il recente Il primo re, che con il suo Aureliano mette in scena uno dei personaggi più sfaccettati della serie, continuamente afflitto dai suoi doveri nel comportarsi da nuovo boss per il clan e la vendetta personale verso Samurai. La sua alchimia impossibile con Spadino (Giacomo Ferrara) funziona e i due sono un ottimo duo da seguire sullo schermo. Un peccato per Lele (Eduardo Valdarnini) che anche in questa stagione risulta il meno carismatico del trio e fastidioso, nonostante una interessante storyline che mette a nudo la corruzione delle istituzioni e dei corpi di polizia.

Anche la rappresentazione dei rapporti di potere fra mafia, politica e chiesa si sono fatti più diretti ed espliciti, senza fare sconti su nessun tipo di corruzione. Le alleanze sono più fragili che mai, anche dinanzi a una situazione critica e quantomai attuale come quella della sicurezza e immigrazione nella capitale, con il quale la sceneggiatura lancia diverse frecciatine alle politiche di odio e sfruttamento della tratta dei migranti da entrambi i lati della politica. Ad essere molto più presente è il terzo polo istituzionale della capitale, la Santa Sede, che mostra tutti i suoi interessi economici e d'immagine, con preti e cardinali che si fanno la guerra per le nomine in Vaticano. Anche un semplice atto di beneficenza e carità cattolica è una potente mossa politica all'interno degli equilibri romani. Qualche ingenuità di sceneggiatura sotto questo fronte è presente e fa scricchiolare la credibilità generale, ma sono spesso semplificazioni necessarie per non rompere il flusso dell'azione.

La riduzione a soli otto episodi ha giovato al ritmo generale, ma è anche una rinnovata attenzione registica (questa volta curata quasi interamente dal veterano Andrea Molaioli e il nuovo arrivato Piero Messina) a rendere questa seconda iterazione di Suburra lo show gangster di Netflix che doveva essere dal principio. Più dark e matura, questa seconda iterazione si conferma un netto passo in avanti, che speriamo si riconfermi con una terza stagione altrettanto solida.

Dopo l'omonimo libro e film di gran successo, De Cataldo ha scritto anche un seguito della vicenda, intitolato La notte di Roma. Verrà mai adattato sul piccolo o grande schermo?