The Witcher: Anteprima della seconda stagione

Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi della seconda stagione di The Witcher, ecco le nostre impressioni

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a cura di Manuel Enrico

Al suo esordio su Netflix, The Witcher aveva generato pareri discordanti. Per quanto complesso da portare nella dimensione seriale, l’universo fantasy creato da Andrzej Sapkowski era stato trasposto in modo non del tutto convincente, complice una visione oramai assodata derivante dal successo del videogioco di The Witcher. Per gli spettatori legati alla versione in pixel dello strigo, l’impianto visivo della serie Netflix aveva mostrato una certa ingenuità nella realizzazione dei mostri, mostrando però anche un potenziale che lasciava ben sperare per la seconda stagione di The Witcher. Un esame che finalmente sta per esser affrontato, considerato che a partire dal 17 dicembre lo strigo tornerà sul servizio streaming di Reed Hastings, ma grazie alla visione dei primi due episodi in anteprima ci ha lasciato con un buona sensazione.

Nonostante le complicanze derivate dal Covid, aspetto di cui la showrunner Lauren Hissirch-Smith e il cast ci hanno parlato durante un incontro a Lucca Comics & Games, la seconda stagione di The Witcher è stata portata termine, utilizzando le limitazioni imposte dalle norme di sicurezza per dare una diversa connotazione alle avventure di Geralt. Il finale della prima stagione della serie ci aveva lasciati con una sensazione di radicale mutamento all’interno della vita del cacciatore di mostri, una rivoluzione legata alla figura di Ciri, giovane erede al trono di Cintra di cui lo strigo è divenuto protettore. Le attese dei fan, dunque, erano concentrate sullo sviluppo di questo rapporto quasi paterno, soprattutto se si ha familiarità con la dimensione letteraria della saga di Geralt.

The Witcher, anteprima della seconda stagione

La serie di Netflix, infatti, si emancipa dai tre capitoli videoludici di The Witcher, preferendo affidarsi all’originale di Sapkowski. Scelta apprezzabile, considerato come i volumi editi da Editrice Nord in Italia rappresentino un materiale di maggior spessore rispetto alla controparte videoludica, ma che ha costretto la Hissirch-Smith a realizzare un intreccio giocato su diversi piani temporali, spesso troppo complesso, nella ricerca di una fedeltà con l’opera di Sapkowski. A difesa della showrunner va ricordato che per la prima stagione della serie ci si è affidati a Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino, due raccolte antologiche di racconti che, per loro natura, si presentavano come un complesso mosaico di istanti della vita di Geralt da gestire nel medium seriale.

La seconda stagione di The Witcher si basa, invece, su Il sangue degli elfi, romanzo più coeso e che rappresenta quindi una fonte migliore su cui lavorare, pur aprendosi nel primo episodio a un excursus legato a una storia breve contenuta nel citato Il Guardiano degli Innocenti. A consolidare questa struttura narrativa più coesa, si unisce l’uscita di The Witcher: Night of the Wolf, film animato in cui viene raccontato un istante del passato dei witcher che, specialmente nei primi due episodi della nuova stagione, ha un ruolo emotivamente centrale. L’emotività cupa e sofferta, infatti, è il fil rouge di questi primi due episodi, che scavano non solo nell’animo dei witcher, ma ci consentono di percepire, grazie ai riferimenti per nulla invasivi a Night of the Wolf, una sensazione di continuity scorrevole.

Percezione che trova nell’arrivo a Kar Mohen di Geralt e Ciri una sua sublimazione. L’antica fortezza dei witcher, teatro del tragico finale di Night of The Wolf, diviene lo sfondo degli eventi del secondo episodio, in cui abbiamo modo di vivere meglio la relazione tra i diversi cacciatori di mostri. L’essere degli emarginati ha creato un legame tra loro, reso ancora più saldo da Vesemir (Kim Bodnia), che dopo salvato alcuni giovani dalla distruzione di Kar Mohen li ha cresciuti come figli, trasformandoli in strighi.

In questo secondo episodio della seconda stagione di The Witcher è apprezzabile la cura con cui è stato ricreato l’ambiente della magione diroccata, testimonianza di come le pecche della precedente stagione siano state attentamente analizzate e corrette, contribuendo a dare una maggior consistenza all’impianto visivo di The Witcher, sempre più prossimo a quello letterario, pur non disdegnando una strizzatina d’occhio all’ottimo lavoro di CD Projekt Red, specie nella caratterizzazione di Vesemir.

È lui il vero protagonista di questi due episodi, grazie alla recitazione impeccabile di Bodnia. Laddove si respira la nascita di una dinamica padre-figlia tra Geralt e Ciri, è nel ricordo che lo strigo condivide con Vesemir, suo mentore, che si percepisce la cifra emotiva di questa famiglia atipica. Le battute, i lazzi fraterni ma anche le piccole tensioni offrono uno spaccato familiare in cui la figura di Vesemir rappresenta il fulcro, che su schermo trova solidità nella recitazione pacata e puntuale di Bodnia. Anche questa caratterizzazione ha giovato della maggior serenità con cui la Hissirch-Smith ha potuto trasporre il materiale originale in sceneggiatura.

Un inizio promettente

Una trama non solo emotiva, ma che rispecchia anche un tono più cupo, considerati gli eventi sociali che caratterizzano il mondo di Geralt, capace di concedersi alcune suggestioni da horror movie. Complice un deciso miglioramento nella realizzazione di creature mostruose, vero punto debole della prima stagione di The Witcher, il ritorno nell’epopea dello strigo pare avere intenzione di avvolgere gli spettatori in una dimensione narrativa più concreta, fatta di mostri realistici valorizzati da una regia più sentita e attenta. Nei primi due episodi, specialmente durante il secondo, si apprezzano i movimenti di camera, che enfatizzano il contesto, e la cura nella gestione della narrazione emotiva, con stacchi e visuali che sembrano essere finalmente asserviti al racconto, muovendosi fluidi. Con la sicurezza di avere a disposizione un comparto CGI degno di tal nome, ci si può concedere una maggior padronanza delle inquadrature, concedendosi slanci creativi che mostrino la prodezza di Geralt o la letalità delle creature affrontate.

Inutile negare che c’era un certo timore per il ritorno di The Witcher, ma questi primi due episodi lasciano intendere come ci sia una volontà di andare oltre i limiti strutturali della precedente serie, muovendo i personaggi in un mondo vivo e concreto, in cui ogni elemento ha la giusta definizione. Considerato il corpus letterario di Sapkowski non è certo una sfida semplice, ma l’anteprima di cui abbiamo beneficiato sembra dimostrare come The Witcher stia per farci apprezzare il suo pieno potenziale.