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TSMC USA: ordini record dopo i dazi, Apple e NVIDIA in prima fila

TSMC Arizona: boom di ordini dopo i dazi di Trump. Prezzi chip 4nm +30% per Apple, AMD e NVIDIA che cercano di evitare l'incertezza sulle tariffe.

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a cura di Andrea Maiellano

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Pubblicato il 16/04/2025 alle 20:00

Gli stabilimenti TSMC in Arizona sono improvvisamente diventati il centro di un interesse senza precedenti da parte dei giganti tecnologici come Apple, AMD e NVIDIA, che stanno cercando di contrastare l'incertezza generata dalle nuove tariffe doganali. La situazione è diventata così critica che TSMC si prepara ad aumentare del 30% i prezzi della produzione di chip a 4 nanometri, una risposta diretta a una domanda che ha completamente superato le previsioni iniziali dell'azienda taiwanese.

Secondo quanto riportato da DigiTimes, le aziende tech che fino a poco tempo fa consideravano troppo costoso approvvigionarsi di chip dagli Stati Uniti stanno ora affollando gli impianti TSMC in Arizona. Questa inversione di tendenza è guidata principalmente dal tentativo di proteggersi dalle conseguenze dei dazi minacciati dall'amministrazione Trump, che stanno creando profonde ripercussioni nelle catene di approvvigionamento globali.

Lo stabilimento arizoniano di TSMC ha attualmente una capacità produttiva mensile stimata tra i 20.000 e i 30.000 wafer, un volume che appare decisamente insufficiente di fronte all'ondata di richieste che sta investendo l'impianto. Questa sproporzione tra domanda e offerta ha spinto il colosso taiwanese a implementare un drastico aumento dei prezzi del 30% sui chip a 4nm prodotti negli Stati Uniti.

Le politiche protezionistiche sembrano quindi aver centrato, almeno temporaneamente, uno dei loro obiettivi principali: riportare la produzione di componenti strategici all'interno dei confini americani. Aziende come Apple, che hanno costruito il proprio successo su catene di approvvigionamento globali ottimizzate per costi e efficienza, si trovano ora a dover riconsiderare radicalmente le proprie strategie produttive.

L'incertezza politica sta accelerando una riconfigurazione geografica della produzione high-tech che avrà conseguenze per anni.

Particolarmente significativo è l'atteggiamento di NVIDIA, che ha recentemente annunciato un colossale investimento di 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, designando proprio TSMC US come fornitore principale di chip. Parallelamente, AMD ha comunicato che i suoi processori server Turin sono attualmente in fase di validazione presso gli impianti TSMC in Arizona, segnalando una chiara strategia di diversificazione geografica della produzione.

TSMC Immagine id 46380

Ciò che colpisce gli analisti del settore è la completa assenza di menzioni riguardo a Intel Foundry nelle strategie dei principali attori tecnologici. Nonostante Intel sia un produttore di chip nativo degli Stati Uniti, al momento sembra incapace di attrarre l'interesse delle principali aziende tech, che preferiscono affidarsi a TSMC nonostante i significativi aumenti di prezzo. Questa situazione potrebbe tuttavia cambiare con l'introduzione dei futuri processi produttivi di Intel, in particolare con il nodo 18A, ma per il momento l'attenzione del mercato resta fermamente concentrata su TSMC.

Questa improvvisa impennata di domanda segna anche un momento cruciale per la strategia di espansione internazionale di TSMC, che vede finalmente concretizzarsi le proprie ambizioni di crescita nel mercato statunitense, anche se per ragioni probabilmente diverse da quelle inizialmente previste. L'azienda taiwanese si trova ora nella posizione privilegiata di poter aumentare significativamente i prezzi senza temere di perdere clienti, in un contesto in cui la produzione locale di semiconduttori avanzati è diventata una questione di sicurezza economica nazionale.

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