L'intossicazione da monossido di carbonio rappresenta una delle emergenze mediche più insidiose, responsabile di circa 600 morti l'anno solo in Italia. Fino a oggi, l’unico trattamento efficace consisteva nella camera iperbarica, un processo che richiede oltre un’ora e che spesso lascia danni permanenti a cuore e cervello. Ora una scoperta dei laboratori dell’Università del Maryland potrebbe cambiare radicalmente le cose: un “spazzino molecolare” in grado di neutralizzare il gas in pochi minuti.
Il batterio che ha ispirato la cura
La chiave di questa innovazione è la proteina RcoM, presente naturalmente nel batterio Paraburkholderia xenovorans, capace di rilevare il monossido di carbonio nell’ambiente come un radar molecolare. Gli scienziati hanno intuito che la stessa capacità potesse essere sfruttata per intercettare le molecole tossiche direttamente nel sangue umano.
Il team guidato da Mark Gladwin ha quindi reingegnerizzato la proteina, creando una versione potenziata chiamata RcoM-Hbd-Ccc. Questa nuova molecola funziona come una calamita selettiva che si lega esclusivamente al monossido di carbonio, senza interferire con ossigeno e altre molecole vitali per l’organismo.
Un killer invisibile nelle nostre case
Il monossido di carbonio è un gas incolore, inodore e insapore, prodotto dalla combustione incompleta di materiali organici. Si lega all’emoglobina con un’affinità fino a 300 volte superiore a quella dell’ossigeno, formando carbossiemoglobina e impedendo così il trasporto di ossigeno ai tessuti.
In Italia si registrano circa 5.000 incidenti gravi l’anno, perlopiù in ambito domestico a causa di impianti difettosi o scarsa ventilazione. Nel 10% dei casi l’esito è fatale, rendendo questo gas uno dei veleni più letali nelle abitazioni.
Test sui topi rivelano risultati straordinari
Nei modelli animali, la proteina modificata ha eliminato il monossido dal sangue in pochi minuti, permettendo l’espulsione sicura del gas attraverso l’urina. A differenza dell’ossigenoterapia, il trattamento non altera in modo significativo la pressione sanguigna, proprio grazie alla sua selettività.
Secondo Jason Rose, coautore dello studio, la proteina potrebbe trovare impiego anche come alternativa alle trasfusioni in casi di anemia grave o shock emorragico. Serviranno però ulteriori studi clinici per verificarne sicurezza, dosaggi ed effetti a lungo termine.
In attesa di una possibile applicazione sugli esseri umani, restano fondamentali le misure di prevenzione: manutenzione degli impianti, ventilazione adeguata degli ambienti e installazione di rilevatori domestici di CO. Perché contro un killer silenzioso come il monossido di carbonio, la prima difesa è la prudenza.