Un oggetto misterioso proveniente dallo spazio interstellare sta per riscrivere la nostra comprensione dell'universo antico. Il visitatore cosmico, catalogato come 3I/ATLAS e scoperto appena una settimana fa, potrebbe essere la cometa più vecchia mai osservata dall'umanità, con un'età stimata di oltre sette miliardi di anni. Se le previsioni si rivelassero corrette, questo corpo celeste avrebbe iniziato il suo viaggio attraverso la galassia più di tre miliardi di anni prima della formazione del nostro sistema solare.
Un viaggio dalle profondità del tempo galattico
La particolarità di 3I/ATLAS non risiede solo nella sua età straordinaria, ma anche nella sua origine galattica. A differenza dei suoi predecessori interstellari 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov, questo nuovo arrivato sembra provenire dal "disco spesso" della Via Lattea, una regione popolata da stelle antiche che orbitano sopra e sotto il piano principale dove risiedono il Sole e la maggior parte delle stelle che conosciamo.
Matthew Hopkins, astronomo dell'Università di Oxford che sta presentando le sue scoperte al National Astronomy Meeting 2025 della Royal Astronomical Society a Durham, ha sviluppato un modello statistico che suggerisce una probabilità di due terzi che questa cometa sia più antica del nostro sistema solare. La traiettoria ripida dell'oggetto attraverso la galassia fornisce indizi cruciali sulla sua provenienza da regioni cosmiche mai osservate così da vicino.
La composizione di un fossile spaziale
Le previsioni del team di ricerca indicano che 3I/ATLAS dovrebbe essere ricca di ghiaccio d'acqua, una caratteristica che la distinguerebbe nettamente dalle comete tradizionali del nostro sistema solare. "Questo è un oggetto proveniente da una parte della galassia che non abbiamo mai visto da vicino prima d'ora", spiega il professor Chris Lintott, co-autore dello studio e conduttore del programma BBC "The Sky at Night".
Il telescopio ATLAS in Cile ha individuato per la prima volta questo visitatore cosmico il 1° luglio 2025, quando si trovava a circa 670 milioni di chilometri dal Sole. Le osservazioni preliminari suggeriscono che la cometa sia già attiva e possibilmente più grande dei suoi predecessori interstellari, un dettaglio che potrebbe avere implicazioni significative per le future scoperte astronomiche.
Un laboratorio naturale per studiare l'evoluzione galattica
L'avvicinamento al Sole trasformerà 3I/ATLAS in un laboratorio naturale per gli astronomi. Il riscaldamento solare innescherà l'attività cometaria, liberando vapori e polveri che creeranno la caratteristica coma luminosa e la coda. Questo processo offrirà agli scienziati l'opportunità unica di analizzare materiali che potrebbero risalire alle prime fasi di formazione della nostra galassia.
La dottoressa Michele Bannister dell'Università di Canterbury in Nuova Zelanda sottolinea l'importanza di questo momento: "I gas che potrebbero essere osservati mentre 3I viene riscaldata dal Sole metteranno alla prova il nostro modello. Alcuni dei telescopi più grandi del mondo stanno già osservando questo nuovo oggetto interstellare".
Implicazioni per il futuro dell'astronomia
La scoperta di 3I/ATLAS arriva in un momento particolarmente significativo per l'astronomia moderna. Il team stava preparandosi per l'inizio delle operazioni del Vera C. Rubin Observatory, che secondo le previsioni del loro modello dovrebbe scoprire tra 5 e 50 oggetti interstellari nei prossimi dieci anni. La scoperta di questa cometa suggerisce che le prospettive potrebbero essere ancora più ottimistiche.
Hopkins si è trovato a testare il suo modello predittivo in tempo reale in circostanze piuttosto inaspettate. Aveva appena completato la discussione della sua tesi di dottorato una settimana prima della scoperta e si preparava per le vacanze quando è arrivato l'annuncio. "Invece del mercoledì tranquillo che avevo programmato, mi sono svegliato con messaggi come '3I!!!!!!!!!!'", racconta il ricercatore.
Un'opportunità di osservazione per tutti
Per gli appassionati di astronomia, 3I/ATLAS rappresenta un'opportunità straordinaria. La cometa dovrebbe essere visibile attraverso telescopi amatoriali di dimensioni ragionevoli tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026. Questo permetterà non solo agli astronomi professionisti, ma anche agli astrofili di tutto il mondo di osservare direttamente un messaggero dalle profondità del tempo galattico.
Il modello sviluppato dal team, denominato Ōtautahi-Oxford Model, rappresenta la prima applicazione in tempo reale della modellazione predittiva a una cometa interstellare. Come sottolinea la dottoressa Rosemary Dorsey dell'Università di Helsinki, questa scoperta rende ancora più emozionante l'imminente inizio delle osservazioni del nuovo osservatorio, soprattutto dopo le recenti immagini di anteprima del Rubin.