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Bevande al fruttosio? Aumentano l’infiammazione immunitari

Uno studio dell’Università di Vienna mostra che il fruttosio aumenta TLR2 nei monociti, rendendo la risposta immunitaria più infiammatoria.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 01/12/2025 alle 09:25

La notizia in un minuto

  • Il fruttosio aumenta la concentrazione di recettori TLR2 sui monociti, rendendo il sistema immunitario ipersensibile ai patogeni batterici e amplificando pericolosamente l'infiammazione
  • Lo studio dell'Università di Vienna dimostra che anche un consumo a breve termine di fruttosio in persone sane provoca rilascio eccessivo di mediatori pro-infiammatori come interleuchina-6 e TNF-α
  • La ricerca apre scenari inediti sulla relazione tra nutrizione e immunologia, con potenziali implicazioni per popolazioni vulnerabili come diabetici e persone con patologie metaboliche

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Il sistema immunitario umano potrebbe rispondere in modo anomalo e dannoso al consumo di fruttosio, sviluppando un'ipersensibilità ai patogeni batterici che paradossalmente aumenta l'infiammazione invece di proteggere l'organismo. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Università di Vienna e pubblicato sulla rivista scientifica Redox Biology, che per la prima volta ha documentato come questo zucchero semplice, abbondante nelle bevande dolcificate e nei prodotti industriali, alteri il comportamento dei monociti, cellule immunitarie circolanti di fondamentale importanza nella prima linea di difesa contro le infezioni.

Il team guidato da Ina Bergheim, del Dipartimento di Scienze Nutrizionali dell'ateneo viennese, ha progettato due studi randomizzati su volontari adulti sani, confrontando le risposte immunitarie dopo l'assunzione di bevande dolcificate con fruttosio rispetto a quelle contenenti glucosio. Parallelamente, i ricercatori hanno isolato monociti umani e condotto esperimenti in colture cellulari per identificare i meccanismi biologici alla base del fenomeno osservato. Questa metodologia integrata, che combina osservazioni su esseri umani con analisi cellulari dettagliate, ha permesso di isolare con precisione gli effetti del fruttosio dalle molteplici variabili che caratterizzano la risposta immunitaria.

I risultati hanno rivelato che il consumo di fruttosio, a differenza del glucosio, provocava un aumento significativo della concentrazione di Toll-like receptor 2 (TLR2) sulla superficie dei monociti. Questi recettori rappresentano sensori molecolari cruciali: riconoscono strutture caratteristiche dei patogeni e attivano cascate di segnalazione che orchestrano la risposta immunitaria. L'incremento dei TLR2 si traduceva in una maggiore sensibilità all'acido lipoteicoico, una tossina presente nella parete cellulare di numerosi batteri Gram-positivi. Come spiega Bergheim, "la concentrazione di recettori per tali tossine nell'organismo aumentava, il che significa che la risposta infiammatoria si intensificava" in modo potenzialmente nocivo.

Il fruttosio provocava il rilascio di mediatori pro-infiammatori come interleuchina-6, interleuchina-1β e fattore di necrosi tumorale-alfa

Le analisi hanno documentato anche un rilascio aumentato di mediatori pro-infiammatori, tra cui interleuchina-6, interleuchina-1β e fattore di necrosi tumorale-alfa (TNF-α). Queste molecole segnale, sebbene essenziali per coordinare le difese contro le infezioni, quando prodotte in eccesso o in contesti inappropriati possono danneggiare i tessuti e contribuire allo sviluppo di patologie infiammatorie croniche. Il dato sorprendente è che questo effetto si manifestava anche in individui sani dopo un consumo di fruttosio limitato nel tempo, suggerendo una particolare vulnerabilità del sistema immunitario a questo specifico nutriente.

La scoperta assume rilevanza particolare nel contesto epidemiologico attuale, dove infezioni virali e batteriche continuano a rappresentare cause principali di mortalità globale nonostante i progressi della medicina moderna. Comprendere i fattori nutrizionali che modulano la risposta immunitaria potrebbe aprire nuove strategie preventive complementari agli approcci farmacologici tradizionali. "Questi risultati contribuiscono significativamente alla comprensione di come singoli componenti alimentari, e il fruttosio in particolare, possano influenzare il sistema immunitario", sottolinea la ricercatrice viennese, evidenziando che anche un consumo elevato di fruttosio a breve termine in persone sane può modificare l'immunità e aumentare l'infiammazione.

Le implicazioni dello studio si estendono ben oltre la comprensione dei meccanismi immunitari di base. Il fruttosio, presente naturalmente nella frutta ma consumato in quantità massicce attraverso sciroppi industriali e dolcificanti aggiunti, è da tempo sospettato di contribuire all'epidemia di malattie metaboliche che caratterizza le società occidentali. Secondo i ricercatori, sarà fondamentale investigare come un consumo prolungato ed elevato di questo zucchero influenzi la funzione immunitaria e il rischio di infezioni, specialmente in popolazioni già vulnerabili come persone con diabete mellito di tipo II o steatosi epatica associata a disfunzioni metaboliche, patologie spesso correlate proprio a diete ricche di zuccheri semplici.

Le prospettive future della ricerca puntano a chiarire i collegamenti tra nutrizione, metabolismo e immunità. Come conclude Bergheim, "lo zucchero, specialmente il fruttosio presente in bevande zuccherate e dolciumi, è da tempo sospettato di aumentare il rischio di sviluppare malattie metaboliche: questo necessita ulteriori indagini". Studi longitudinali su popolazioni più ampie, combinati con analisi molecolari approfondite, potrebbero rivelare se modifiche dietetiche mirate possano non solo prevenire disturbi metabolici ma anche ottimizzare la risposta immunitaria, offrendo un approccio integrato alla salute che considera l'organismo come sistema complesso dove nutrizione, metabolismo e difese immunitarie dialogano costantemente.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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