Nel trattamento dell'asma severa, l'uso prolungato di corticosteroidi orali rappresenta da decenni un dilemma terapeutico per i clinici: efficaci nel ridurre l'infiammazione delle vie aeree, questi farmaci comportano però effetti collaterali gravi come aumentato rischio di diabete, osteoporosi e infezioni opportunistiche. Una ricerca condotta da David Jackson del Guy's and St Thomas' Hospital di Londra e pubblicata di recente dimostra che un'iniezione mensile di tezepelumab, un anticorpo monoclonale, può ridurre drasticamente o persino eliminare la dipendenza dalle pillole di steroidi in pazienti con asma non controllata dai comuni inalatori.
Lo studio ha coinvolto 298 persone con asma severa, di età compresa tra 18 e 80 anni, provenienti da 11 Paesi diversi. Tutti i partecipanti seguivano già una terapia combinata con inalatori quotidiani e corticosteroidi orali, condizione che caratterizza i casi più complessi della patologia. Il protocollo prevedeva l'aggiunta di tezepelumab somministrato per via sottocutanea una volta al mese per la durata di un anno, mentre i medici curanti riducevano progressivamente il dosaggio degli steroidi orali monitorando attentamente le condizioni cliniche dei pazienti.
Il tezepelumab agisce bloccando la linfopoietina stromale timica (TSLP), una citochina coinvolta nelle prime fasi della cascata infiammatoria che caratterizza l'asma. Questo meccanismo d'azione lo distingue da altri farmaci biologici già disponibili, che prendono di mira molecole diverse nella via infiammatoria. L'anticorpo monoclonale era già stato approvato negli ultimi anni in decine di Paesi, inclusi Regno Unito e Stati Uniti, sulla base di trial clinici che ne avevano dimostrato l'efficacia nel ridurre i sintomi dell'asma severa rispetto al placebo. Tuttavia, rimaneva aperta la questione cruciale: può questo trattamento sostituire realmente i corticosteroidi sistemici?
I risultati dello studio di Jackson forniscono una risposta incoraggiante a questa domanda. Circa il 50% dei partecipanti ha potuto interrompere completamente l'assunzione di corticosteroidi orali entro i dodici mesi di osservazione. Un ulteriore 40% ha ridotto il dosaggio a livelli che, secondo Fan Chung dell'Imperial College di Londra, non coinvolto nella ricerca, minimizzano significativamente i rischi di complicanze a lungo termine. "Vogliamo liberare i pazienti dagli steroidi orali il più possibile", ha commentato Chung, sottolineando come questo obiettivo terapeutico sia prioritario nella gestione dell'asma grave.
La scelta metodologica di non includere un gruppo di controllo con placebo ha suscitato inizialmente qualche perplessità, ma è giustificata dal fatto che precedenti studi controllati randomizzati avevano già dimostrato inequivocabilmente l'efficacia di tezepelumab oltre il semplice effetto placebo. Questa decisione ha permesso di concentrare la ricerca su una questione clinicamente più rilevante: la possibilità di ridurre l'esposizione ai corticosteroidi sistemici in una popolazione di pazienti reali che già li assumeva regolarmente.
Per quanto riguarda la sicurezza del trattamento, eventi avversi come peggioramento dei sintomi asmatici sono stati osservati nel 9% dei partecipanti. Tuttavia, come evidenzia Chung, non è ancora chiaro se questi episodi siano direttamente causati dalle iniezioni di anticorpo o se sarebbero comunque occorsi nel naturale decorso della malattia. La proporzione è considerata accettabile se rapportata ai benefici potenziali derivanti dall'interruzione della terapia steroidea orale, che include la prevenzione di complicanze metaboliche, immunitarie e scheletriche a lungo termine.
L'asma severa colpisce una minoranza dei pazienti asmatici, ma rappresenta un peso sanitario ed economico sproporzionato, richiedendo frequenti visite mediche, ricoveri ospedalieri e terapie complesse. L'introduzione di farmaci biologici come tezepelumab si inserisce in una tendenza più ampia della medicina respiratoria verso trattamenti personalizzati che prendono di mira specifici meccanismi patologici, piuttosto che sopprimere indiscriminatamente l'infiammazione come fanno i corticosteroidi. Questa strategia promette non solo maggiore efficacia, ma anche profili di sicurezza più favorevoli per pazienti che spesso necessitano di terapie a vita.
Le prospettive future della ricerca includono studi di follow-up a lungo termine per valutare la durata dei benefici e la sicurezza del trattamento oltre l'anno di osservazione, nonché l'identificazione di biomarcatori che possano predire quali pazienti trarranno maggior beneficio da tezepelumab. Resta inoltre da stabilire se esistano sottogruppi di pazienti per i quali la riduzione degli steroidi orali possa avvenire più rapidamente o, al contrario, per i quali la terapia combinata rimanga necessaria.