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Rotte migratorie marine in pericolo: serve un piano globale

Serve assolutamente un divieto permanente di sfruttamento industriale nelle aree chiave attraversate da cetacei, squali e tonni.

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a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 05/08/2025 alle 20:05

La notizia in un minuto

  • Gli animali migratori come pesci, uccelli marini e mammiferi fungono da vettori biologici involontari di inquinanti, trasportando contaminanti accumulati in mare verso ecosistemi terrestri e fluviali attraverso uova, guano e rifiuti organici
  • I corridoi migratori che attraversano confini nazionali rendono inefficaci le strategie di contenimento tradizionali basate su zone geografiche delimitate, richiedendo un coordinamento internazionale per affrontare questo fenomeno senza confini
  • Le conferenze internazionali sulla salvaguardia degli oceani hanno sottovalutato questo meccanismo che opera su scala planetaria, influenzando i cicli biogeochimici globali e dimostrando l'interconnessione tra salute marina e terrestre
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.
Le discussioni sulla salvaguardia degli oceani spesso si concentrano su misure tecniche e normative, trascurando un elemento fondamentale che collega terra e mare in modo dinamico e costante. Durante la terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani dello scorso giugno, i paesi membri si sono impegnati a ridurre il flusso di inquinanti dai fiumi agli oceani, ma hanno sostanzialmente ignorato il ruolo cruciale degli animali migratori. Pesci, uccelli marini e mammiferi come le foche rappresentano infatti vettori biologici viventi
che trasportano sostanze e nutrienti attraverso i confini tra ecosistemi terrestri e marini.

Il trasporto invisibile degli inquinanti

La ricerca scientifica ha dimostrato come questi organismi migratori fungano da corrieri involontari di contaminanti accumulati durante i loro spostamenti. I salmoni che risalgono i fiumi per la riproduzione, ad esempio, possono trasportare nei loro tessuti sostanze chimiche assorbite durante la permanenza in mare, rilasciandole poi negli ecosistemi fluviali attraverso le loro uova, i rifiuti organici o dopo la morte.

Allo stesso modo, gli uccelli marini che si nutrono in acque contaminate da microplastiche o metalli pesanti possono depositare questi inquinanti nelle colonie di nidificazione terrestri attraverso il guano, alterando la composizione chimica del suolo e della vegetazione circostante.

Una rete di connessioni sottovalutata

Il fenomeno assume dimensioni particolarmente rilevanti quando si considera la scala degli spostamenti coinvolti. Le foche, per fare un esempio significativo, possono coprire migliaia di chilometri durante le loro migrazioni, accumulando contaminanti in diverse aree marine e rilasciandoli successivamente nei siti di riproduzione costieri.

Gli animali migratori trasformano l'inquinamento in un fenomeno senza confini

Questo meccanismo di trasporto biologico opera in direzioni multiple e con tempistiche che sfuggono al controllo umano, rendendo inefficaci le strategie di contenimento che non tengono conto della mobilità degli organismi viventi. La comprensione di questi flussi risulta essenziale per sviluppare politiche ambientali realmente efficaci.

Verso una visione integrata della conservazione

Gli esperti sottolineano come l'approccio tradizionale alla protezione marina, basato su zone geografiche delimitate e misure di controllo delle fonti dirette di inquinamento, mostri evidenti limiti di fronte a questa realtà biologica. I corridoi migratori attraversano confini nazionali e giurisdizioni diverse, richiedendo strategie coordinate a livello internazionale.

La ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences ha evidenziato come questi ponti biologici rappresentino una componente fondamentale dei cicli biogeochimici globali, influenzando la distribuzione di nutrienti e contaminanti su scala planetaria. Ignorare questo aspetto significa compromettere l'efficacia degli sforzi di conservazione e risanamento ambientale.

Le future conferenze internazionali dovranno necessariamente integrare questa dimensione migratoria nelle loro analisi e raccomandazioni, riconoscendo che la salute degli oceani e quella degli ecosistemi terrestri sono intrecciate attraverso le rotte percorse da milioni di organismi in movimento continuo tra terra e mare.

Fonte dell'articolo: www.nature.com

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