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Allergie alimentari: un nuovo vaccino punta alla protezione

Un vaccino sperimentale blocca le IgE e protegge dall’anafilassi per almeno un anno, aprendo nuove prospettive contro le allergie alimentari gravi.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 04/12/2025 alle 09:00

La notizia in un minuto

  • Un vaccino sperimentale ha protetto i topi dall'anafilassi per almeno un anno con sole due dosi, bloccando le immunoglobuline E responsabili delle reazioni allergiche gravi
  • A differenza delle terapie attuali che richiedono somministrazioni ripetute per tutta la vita, questo approccio stimola l'organismo a produrre autonomamente anticorpi protettivi
  • Il vaccino non compromette le difese naturali contro parassiti e potrebbe rappresentare un'alternativa più accessibile economicamente rispetto agli anticorpi monoclonali come l'omalizumab

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Un vaccino sperimentale in grado di proteggere dall'anafilassi per almeno un anno potrebbe rappresentare una svolta nella gestione delle allergie alimentari gravi, una condizione che espone al rischio di shock anafilattico centinaia di milioni di persone nel mondo. Diversamente dalle terapie attuali, che richiedono somministrazioni ripetute per tutta la vita, questo approccio vaccinale mira a stimolare il sistema immunitario affinché produca autonomamente anticorpi protettivi. La ricerca, condotta su topi geneticamente modificati per produrre una versione umana delle immunoglobuline E, offre nuove prospettive per chi convive con la costante minaccia di reazioni potenzialmente fatali scatenate da alimenti come arachidi, crostacei o altri allergeni comuni.

Il meccanismo alla base del vaccino IgE-K, sviluppato dal team di Laurent Reber presso l'Istituto di Tolosa per le Malattie Infettive e Infiammatorie in Francia, sfrutta un principio immunologico elegante: invece di neutralizzare direttamente gli allergeni, prepara l'organismo a produrre anticorpi che bloccano le immunoglobuline E (IgE), le molecole chiave responsabili della cascata infiammatoria che porta all'anafilassi. Quando una persona allergica entra in contatto con l'allergene, le IgE si legano ai loro recettori sulle cellule immunitarie, scatenando il rilascio massiccio di istamina e altre sostanze che causano gonfiore della lingua e della gola, difficoltà respiratorie e calo della pressione arteriosa.

Gli esperimenti pubblicati dal gruppo di ricerca francese hanno dimostrato che due dosi del vaccino sono sufficienti per indurre nei topi la produzione di anticorpi neutralizzanti contro le IgE. Quando successivamente esposti a sostanze capaci di provocare reazioni allergiche, i roditori vaccinati sono risultati completamente protetti dall'anafilassi per un periodo di dodici mesi, senza manifestare effetti collaterali. Come spiega Josh Koenig della McMaster University in Ontario, Canada, il vaccino "blocca la molecola che ci rende allergici", impedendo alle IgE di legarsi ai recettori cellulari e interrompendo così la reazione a cascata prima che possa svilupparsi.

La protezione dall'anafilassi è durata almeno un anno nei topi vaccinati, senza alcun effetto avverso osservato

Una questione cruciale affrontata dai ricercatori riguarda il ruolo fisiologico delle IgE nel sistema immunitario. Queste immunoglobuline non sono semplicemente responsabili delle allergie: rappresentano probabilmente un sistema ancestrale di difesa contro tossine, veleni e parassiti intestinali. Per verificare se il vaccino potesse compromettere questa funzione protettiva, il team ha condotto un esperimento aggiuntivo infettando i topi vaccinati con Strongyloides ratti, un nematode parassita. I risultati sono stati rassicuranti: la risposta immunitaria contro il parassita non è risultata compromessa, suggerendo che la neutralizzazione delle IgE non indebolisce significativamente le difese dell'organismo contro le infezioni parassitarie.

Il contesto clinico attuale rende particolarmente urgente lo sviluppo di alternative terapeutiche più accessibili. Nel Regno Unito, circa il 6% degli adulti – equivalenti a 2,4 milioni di persone – ha una diagnosi clinicamente confermata di allergia alimentare. Le opzioni preventive disponibili sono attualmente limitate: l'immunoterapia orale, che prevede l'assunzione di quantità crescenti dell'allergene sotto supervisione medica per sviluppare tolleranza, e gli anticorpi monoclonali anti-IgE come l'omalizumab. Quest'ultimo farmaco, sebbene efficace, richiede iniezioni ogni poche settimane potenzialmente per tutta la vita e presenta costi elevati che ne limitano l'accessibilità.

Reber sottolinea come molte persone a rischio di reazioni allergiche gravi abbiano ricevuto terapie anti-IgE per anni senza interruzione e senza effetti negativi, fornendo evidenze sulla sicurezza a lungo termine di questo approccio terapeutico. "Volevamo sviluppare una soluzione di lungo termine, perché quando si è allergici a un alimento si può essere esposti accidentalmente in qualsiasi momento, quindi è necessaria una protezione costante", afferma il ricercatore francese. Se il vaccino dovesse arrivare sul mercato dopo i necessari trial clinici sull'uomo, potrebbe rappresentare un'opzione terapeutica economicamente più sostenibile rispetto agli anticorpi monoclonali, richiedendo un numero significativamente inferiore di somministrazioni.

Koenig si mostra ottimista riguardo alla traduzione di questi risultati nell'uomo: "Sappiamo che il topo ha prodotto l'anticorpo che si è legato correttamente alla molecola di IgE umana. Se gli esseri umani producono quella stessa molecola, ritengo ci siano buone probabilità che questo approccio funzioni molto bene". Tuttavia, come sottolinea lo stesso Reber, sono necessari trial clinici per valutare sicurezza, efficacia e durata della protezione negli esseri umani prima di trarre conclusioni definitive

Fonte dell'articolo: www.newscientist.com

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