La battaglia legale tra Fastweb e l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sui prezzi dei servizi di accesso alle reti in fibra ottica nelle aree bianche si è conclusa con una vittoria tecnica dell'operatore milanese, ma senza conseguenze pratiche sui listini già applicati. Il TAR del Lazio aveva infatti annullato i provvedimenti AGCOM che approvavano le tariffe di Open Fiber non per ragioni di merito, ma per un vizio procedurale che ha costretto l'Autorità a rivedere completamente il proprio approccio decisionale.
Il nodo procedurale che ha cambiato tutto
Le tre sentenze del Tribunale Amministrativo Regionale (nn. 1253/25, 1314/25 e 1353/25) hanno messo in luce una criticità fondamentale nell'organizzazione interna di AGCOM. I listini dei servizi wholesale erano stati approvati tra il 2018 e il 2020 da una Direzione interna dell'Autorità, senza passare attraverso una delibera formale del Consiglio. Questo aspetto, apparentemente tecnico, si è rivelato determinante: secondo il TAR, solo il Consiglio dell'Autorità ha la competenza per adottare provvedimenti con effetti esterni.
La strategia di AGCOM è stata pragmatica quanto efficace. Invece di impugnare le sentenze, l'Autorità ha scelto di ottemperare immediatamente ratificando ex tunc tutte le precedenti determinazioni con la delibera n. 171/25/CONS del 21 luglio 2025.
La rete pubblica e le regole del gioco
Open Fiber gestisce in concessione le infrastrutture di telecomunicazioni realizzate con fondi pubblici nelle cosiddette aree bianche, zone dove il mercato privato non garantiva investimenti sufficienti per lo sviluppo della banda ultralarga. In questo ruolo, l'azienda deve necessariamente offrire servizi di accesso wholesale agli operatori concorrenti, secondo condizioni predefinite dai bandi pubblici gestiti da Infratel e nel rispetto della delibera AGCOM 120/16/CONS.
Il sistema prevede che le tariffe proposte vengano confrontate con quelle dell'operatore con significativo potere di mercato, tipicamente TIM, per garantire condizioni eque e competitive. La delibera ora ratificata riguarda tre categorie specifiche: il listino principale per servizi FTTH, VULA e Bitstream, l'integrazione con servizi Fixed Wireless Access e nuovi profili point-to-point, oltre alla rimodulazione del contributo per il primo allaccio comunicata da Open Fiber nel 2020.
Strategia nazionale e vincoli europei
L'intervento regolatorio si colloca nel più ampio contesto della Strategia Italiana per la Banda Ultralarga e degli orientamenti europei sugli aiuti di Stato per le reti di nuova generazione. Il principio guida è garantire che gli investimenti pubblici nelle telecomunicazioni non distorcano la concorrenza, ma creino invece le condizioni per un mercato più aperto e competitivo.
La delibera 171/25/CONS, formalmente approvata nella seduta del Consiglio del 25 giugno 2025, rappresenta quindi molto più di una semplice ratifica: stabilisce un precedente procedurale che rafforza il ruolo del Consiglio AGCOM nelle decisioni che impattano sul mercato delle telecomunicazioni. Per il futuro, questo significa che ogni modifica significativa ai listini degli operatori beneficiari di fondi pubblici dovrà necessariamente passare attraverso una delibera formale, eliminando i margini di ambiguità procedurale che avevano permesso i ricorsi di Fastweb.