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Cosa ci raccontano davvero i nuovi iPhone sul futuro di Apple?

Il 2025 non sarà ricordato come l’anno dell’iPhone 17 Pro, quanto come l’anno in cui Apple ci ha anticipato chiaramente il suo futuro.

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Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Author @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 28/09/2025 alle 13:30
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Negli ultimi anni Apple ci ha abituati a un ritmo serrato di innovazioni, spesso più percepite come incrementali che come effettivamente rivoluzionarie. L’arrivo dell’iPhone 17 Pro e, con esso, del nuovo chip A19 Pro, ha rimarcato questa sensazione.

È vero che siamo di fronte a un nuovo design ma il lavoro svolto ricorda quello fatto con i MacBook Pro nel 2021, ovvero realizzare una macchina attorno al processore, scendendo a compromessi in termini di forme e peso per valorizzare la potenza e le funzionalità richieste dai professionisti.

Questo re-design, unito alle performance incredibili della nuova linea A19, ha rafforzato anche un’altra opinione che, da parecchi anni, si è radicata nella mente degli appassionati, ovvero che gli iPhone altro non siano che un laboratorio per quello che saranno i Mac in arrivo successivamente. Cosa ci racconta, quindi, l’iPhone 17 Pro del futuro dei Mac?

Il chip A19 Pro è al centro di questa riflessione. Nonostante il design divisivo dell’iPhone 17 Pro, un telefono che a molti appare più “brutto dal vivo” che nelle immagini promozionali, con il suo plateau sporgente e i bordi affilati, è proprio all’interno del dispositivo che si cela il vero elemento di studio.

Un processore che parla due lingue

La storia è nota: i chip della serie A e quelli della serie M condividono gran parte del design dei core. È un legame quasi simbiotico: ciò che Apple testa e affina sugli iPhone, finisce per diventare la base dei chip che muovono i MacBook, gli iMac e i Mac mini in arrivo nei mesi successivi.

Immagine id 69526

Vito in questo senso, l’A19 Pro non è semplicemente un processore per smartphone: è un’anteprima della prossima generazione M5, oltre che di dove andrà a parare la linea di notebook di Apple.

Guardando ai numeri, i progressi sono tangibili. L’A19 Pro utilizza il processo produttivo N3P di TSMC, un’evoluzione rispetto al N3E della generazione precedente. Non è ancora il tanto atteso salto ai due nanometri, che arriverà forse l’anno prossimo, ma rappresenta comunque un affinamento che permette maggiore efficienza e migliori frequenze operative.

La cache è stata uno dei punti centrali dell’evoluzione: 32 MB totali contro i 24 MB dell’A18 Pro e i soli 12 MB del chip A19 standard. Un aumento che non si traduce soltanto in punteggi più alti nei benchmark, ma in una gestione più fluida delle operazioni quotidiane. A completare il quadro, troviamo 12 GB di RAM LPDDR5X 9600, uno standard da top di gamma.

Il risultato? Un punteggio single-core di 5.088. Significa un +29% rispetto all’A17 Pro di due anni fa e quasi +10% rispetto all’A18 Pro dell’anno scorso. L’aspetto più sbalorditivo, però, è che mentre i processori desktop richiedono sistemi di raffreddamento attivo e assorbono potenze nominali comprese tra 125W e 170W, l'A19 opera in modalità passiva con un consumo stimato di soli 4W durante i carichi single-thread.

Insomma un processore incredibile, per quanto riguarda i meri numeri, ma che difficilmente un utente medio percepirà come tale. Queste cifre, però, se considerate come la base della prossima linea Mac, raccontano tutt’altro.

This is a pretty incredible single threaded benchmark result from Apple with the A19. Plus it is claimed to use only 12watts. For comparison the Ultra 9 is 125W+ and EPYC 4585PX is 170W+https://t.co/ysO73jpaVv pic.twitter.com/e9niPV5I3y

— PassMark Software (@PassMarkInc) September 26, 2025
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Tutta la potenza di M5

Se l’A19 Pro supera già oggi l’M4 nei test single-core, possiamo aspettarci che l’M5 alzi ulteriormente l’asticella. Le proiezioni suggeriscono un punteggio single-core attorno a 5.423, che significherebbe collocarsi davanti a, praticamente, la quasi totalità delle CPU disponibili oggi sul mercato.

Nei test multi-core, invece, la previsione parla di oltre 17.000 punti: numeri che porterebbero il nuovo chip non solo oltre l’M3 Pro, ma a competere direttamente con soluzioni di fascia ancora più alta.

Per Apple, si tratterebbe di una conferma della propria strategia già iniziata lo scorso anno con l’inserimento del processore M4 negli iPad Pro, ovvero costruire una famiglia di processori capaci di scalare dal dispositivo più piccolo al computer più potente, mantenendo una coerenza in termini di architettura.

La vera sorpresa arriva dal comparto grafico. Nei test Geekbench 6 Metal, l’A19 Pro con la sua GPU a sei core raggiunge 46.035 punti, superando di quasi il 70% le performance del vecchio A17 Pro e del 41% quelle dell’A18 Pro. Una crescita che, di generazione in generazione, non si vedeva da tempo.

Immagine id 4085

Questo balzo colloca la GPU dell’A19 Pro alla pari con quella di M2 e appena sotto a M3. Se proiettato in ambito desktop, l’M5 potrebbe dunque offrire prestazioni grafiche vicine a quelle di un M3 Pro, aprendo scenari molto interessanti per il mondo Mac.

Un Mac mini M5 con potenza grafica da M3 Pro, venduto a poco più di 700€, avrebbe il potenziale per diventare un successo di mercato anche maggiore di quanto non lo sia già la versione con M4, specialmente considerando che, finalmente, permetterebbe anche ai Mac con processori base, di poter gestire i giochi che, via via, stanno diventando compatibili con macOS, senza grosse problematiche.

Attualmente, difatti, produzioni come Assassin’s Creed Shadows o Cyberpunk 2077, necessitano almeno un processore M3 Pro per girare senza eccessivi compromessi e con delle performance soddisfacenti.

Un MacBook realmente portatile

Accantonando per un secondo il discorso M5, la potenza e l’efficienza del nuovo processore A19 Pro, si rivelano ancora più interessanti quando analizzate assieme ad alcune indiscrezioni che circolano da qualche mese.

Cominciamo dai fatti inequivocabili: A19 Pro è un processore altamente efficiente e molto scalabile. Capace di erogare una potenza fin inutile su iPhone 17 Pro, risultare meravigliosamente efficiente su iPhone Air e, in entrambi i casi, avere ancora del potenziale sopito che non può essere espresso per via dei limiti tecnici dati dall’ambiente smartphone.

Dopodiché, Apple ha rimarcato, durante l’ultimo keynote, che il nuovo processore garantisce agli iPhone “prestazioni da MacBook Pro” (senza ovviamente definire quale modello). Un’affermazione che ha scatenato l’ilarità generale sul web, ma che unita alle prestazioni misurate recentemente, non si discosta molto dalla realtà.

Ora passiamo all’indiscrezione che dovrebbe rendere tutto più sensato. Perché dire che l’A19 Pro garantisce prestazioni da MacBook Pro durante un Keynote pensato per promuovere i propri smartphone? Per rimarcare la potenza dei nuovi device? No. Per nulla. Per iniziare a preparare l’utenza all’arrivo del tanto chiacchierato MacBook da 12” che dovrebbe diventare il modello entry level della linea di notebook e montare al suo interno proprio l’A19 Pro.

Immagine id 51208

Di questo nuovo laptop si è parlato molto negli ultimi mesi. Dovrebbe chiamarsi semplicemente MacBook, montare per l’appunto il processore più potete della linea di device mobile di Apple, offrire una connettività 5G tramite eSim e risultare come un device che funga da ponte fra la linea iPad e quella MacBook dell’azienda.

Un notebook incentrato sulla totale mobilità. Compatto, leggero e capace di garantire una potenza tale da permettere di eseguire anche operazioni più impegnative (come montare piccoli video o editare foto) senza grosse difficoltà.

Uno strumento pensato, principalmente per studenti, business-man e content creator sempre in mobilità, che si comporti come un’affidabile estensione della proprio workstation, a un prezzo più accessibile.

Un futuro coeso

Sempre in tema di indiscrezioni, si vocifera da mesi che Apple voglia rendere ancora più omogenea la sua linea di prodotti, andando a realizzare die device che fungano da punto di giunzione fra le varie linee di prodotti.

Il MacBook con A19 Pro, dovrebbe essere l’anello di giunzione fra i tablet e i notebook, andando a offrire una soluzione per quegli utenti a cui non serve un iPad Pro, hanno bisogno una potenza maggiore rispetto a quella offerta dall’iPad Air con processore M e, soprattutto, non vogliono le limitazioni imposte da iPadOS.

Alla stessa maniera il tanto chiacchierato iPhone Foldable, dovrebbe essere il punto di giunzione fra iPhone e iPad, andando a eliminare la linea Mini dei tablet di Apple e fungendo da “tuttofare”per quelle persone che hanno bisogno sia uno smartphone performante che un tablet di piccole dimensioni.

Immagine id 71045

Tenendo in considerazioni sia la situazione attuale che le indiscrezioni, non stupiscono più le chiacchiere in merito al riposizionamento delle linee “standard” dei prodotti di Apple, le cui uscite verranno ricollocate in primavera lasciando spazio alle varianti “più performanti” per l’autunno.

Un percorso iniziato anni fa e che porterebbe iPhone, iPad e MacBook a diventare le soluzioni per tutte le tasche. Strumenti con processori affidabili, potenti, versatili, ma con prezzi più contenuti e diversi compromessi in termini di funzioni.

Le linee Air, Pro (e Fold nel caso di iPhone), invece diventerebbero quelle con le dotazioni hardware più potenti. Le prime per chi necessita molta potenza in mobilità e le seconde per chi ha bisogno di vere e proprie workstation portatili.

Un iPhone che guarda al Mac

Unendo i puntini fra fatti e indiscrezioni, le estreme differenze di design della nuova linea di iPhone assumono un senso ben preciso.

Laddove iPhone 17 (così come l’iPad standard) mantiene un design oramai consolidato offrendo miglioramenti incrementali, iPhone Air si pone come una finestra verso il futuro. Il corpo sottile e il tanto chiacchierato Plateau non sarebbero altro che una gustosa anteprima di quello che sarà il primo foldable di Apple, il quale si affiancherebbe perfettamente, in termini di design, all’attuale smartphone super sottile di Cupertino.   

Alla stessa maniera, il modello Pro, non mostrerebbe un punto d’arrivo, quanto più una ripartenza molto coerente se si pensa all’evoluzione dei MacBook Pro.

Nel 2021 Apple riportò i suoi notebook più performanti a essere dei device spessi, ingombranti, meno concentrati su un design che stupisce e più proiettati verso l’offrire tutto quello che un professionista ha bisogno per lavorare al meglio.

iPhone 17 Pro fa esattamente la stessa cosa. Abbandona acciaio e titanio per un meno nobile alluminio che favorisce una maggiore dissipazione, sfrutta la tecnologia del modello Air non per assottigliarsi ma per garantire una batteria più performante e sfruttare lo spazio aggiuntivo per migliorare il comparto fotografico, insomma si comporta sempre più come uno strumento “Pro” e sempre meno come un elegante smartphone top di gamma.

Il 2025 sarà dunque ricordato non tanto come l’anno dell’iPhone 17 Pro, quanto come l’anno in cui abbiamo ricevuto un maliziosa, quanto esplicita, anticipazione del futuro che Apple sta preparando per la sua intera lineup di prodotti.

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