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Immagine di Alan Wake 2 | Recensione - Una storia meravigliosa e surreale
Recensione
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Alan Wake 2 | Recensione - Una storia meravigliosa e surreale

Alan Wake 2 è finalmente tra noi e ha rispettato completamente le premesse: le nuove avventure dello scrittore di Thriller è infatti un'opera incredibile.

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Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Pubblicato il 26/10/2023 alle 17:10
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  • Pro
    • Narrativamente è potentissimo e sperimenta in maniera grandiosa
    • Graficamente e tecnicamente impressionante
    • Artisticamente impeccabile
    • Gameplay semplice ma funzionale
  • Contro
    • Poca pulizia del codice e diversi bug... almeno su PC
    • Ottimizzazione buona, ma non eccellente

Il verdetto di Tom's Hardware

9
Alan Wake 2 è una delle più grandi avventure di questa generazione; un gioco capace finalmente di osare dal punto di vista narrativo, donandoci una vicenda complessa, stratificata, particolare e ricca di pathos come nelle migliori storie di David Lynch. Sam Lake e il suo team Remedy hanno confezionato un'autentica opera d'arte, contornata da un impatto visivo sbalorditivo e un gameplay, che nella sua semplicità, funziona dall'inizio alla fine. Se non fosse per i diversi bug riscontrati su PC, staremmo parlando di un titolo praticamente perfetto. Ma Alan Wake 2 è destinato comunque a divenire una pietra miliare di cui parleremo per molti anni, come un bel libro classico o uno di cui film d'autore talmente abbagliante, da apparire come un sogno da cui è difficile svegliarsi.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Alan Wake II

Alan Wake II

Sviluppato da Remedy e disponibile in digitale per PC, Xbox Series X|S e PS5.

Sono passati tredici anni, ma alla fine Alan Wake è tornato e con lui tutti suoi segreti e le sue paure. Alan Wake 2 è l'opera che i ragazzi di Remedy hanno sempre voluto realizzare ma, un po' per tecnologie e un po' per budget, non erano mai riusciti a concretizzarla, con continui rimbalzi da parte dei publisher. Almeno fino a oggi.

Guarda su

Epic Games ha, infatti, deciso di crederci sin dal principio, supportando lo studio finlandese dalle prime fasi del progetto e lasciando carta bianca a Sam Lake e alla sua mente brillante. Un appoggio ben ripagato, visto che Alan Wake 2 è senza dubbio alcuno il miglior gioco di Remedy; un'esperienza narrativamente complessa e surreale che unisce tutti i pregi dei loro titoli passati, ponendosi non solo come benchmark tecnologico della generazione attuale ma anche come serio candidato a miglior gioco dell'anno.

Non è un lago. È un oceano

Alan Wake 2 è un po' quel seguito che tutti abbiamo desiderato e che non avremmo mai pensato di vedere e, invece, eccoci qua, tredici anni dopo, dove tutto era finito. Siamo nuovamente a Bright Falls: Alan si ritrova ancora intrappolato nel Luogo Oscuro, alla disperata ricerca di un modo per fuggire. 

La componente narrativa del gioco è fondamentale, ragion per cui eviteremo di esporvi nel dettaglio che cosa accade durante le sue 20 ore di durata. Vi basti però sapere che tutta la vicenda è esattamente ciò che Sam Lake ha sempre voluto fare: quel connubio di tutte le produzioni Remedy, a metà tra la tipica storia strana alla David Lynch e gli intrecci cervellotici di Control e Quantum Break.

Ed è proprio grazie a quest'ultimo che Lake ha voluto ancora una volta provare con la cross-medialità, mischiando videogioco a scene live action come in alcune leggendarie produzioni gaming anni '90, il tutto riuscendoci grazie anche a una recitazione degli attori coinvolti davvero di grande livello.

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Ma è ovvio che, chi è cresciuto a pane e Lynch, si troverà ben presto a casa propria. Bright Falls, esattamente come nell'Alan Wake originale, ricorda tantissimo Twin Peaks e i suoi personaggi, ma anche la stessa narrazione prende diversi punti e particolarità da una delle serie TV più popolari di sempre. 

La differenza concreta è che in Alan Wake 2 la storia è più comprensibile, ben raccontata e, anche se all'inizio potrebbe confondere o spaesare, con il passare del tempo diventa più chiara, il tutto senza mai scadere nelle banalità o nei cliché, ma al massimo mostrando tanta stravaganza e tocchi di genio davvero peculiari che solo una mente come Sam Lake poteva ideare.

Ed è proprio l'originalità e la voglia di osare e di disinteressarsi di tutto ciò che dovrebbe essere una storia videoludica alla portata di tutti a renderlo così speciale. Perché sì, Alan Wake 2 non è un titolo per tutti, ma allo stesso tempo è fatto per essere giocato da chiunque.

Magari inizialmente il ritmo pesante e il modo di proseguire potrebbero spaventare i videogiocatori più casual, ma proseguendo e cominciando a capire le meccaniche e il mood del racconto, tutto prende una piega diversa.

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Anche la volontà di Remedy di voler costruire un percorso diviso da due personaggi, Saga e Alan, ognuno con demoni personali e caratteri diversi, rendono unica l'avventura. Da una parte un'agente dell'FBI lontana dalla figlia con un potere che le consente di leggere la verità nella mente delle persone, e dall'altra uno scrittore imprigionato nel suo stesso racconto, incapace di fuggire o salvarsi.

Entrambi sono consapevoli di essere dentro una storia dell'orrore incontrollabile, dove atmosfera e momenti terrificanti si mescolano tra loro in un connubio che pongono il giocatore come spettatore interattivo, l'unico in grado di salvare i due protagonisti e riportarli alla realtà. 

Sia i due mondi sia le due storie offrono percezioni completamente diverse. Saga, nel mondo reale, è infatti circondata da situazioni imprevedibili, fuori dal suo controllo e che fatica a comprendere, mentre Alan si ritrova in una New York onirica che ormai accetta, consapevole delle difficoltà nel trovare una via d'uscita.

Due strade diverse che si intrecciano di continuo e che valorizzano un comparto artistico, tra il new weird e il surreale, potente nella sua rappresentazione e che mischia con caparbietà musiche, colori, luoghi e personaggi. In ambito videoludico, non si era mai visto qualcosa di così meravigliosamente strano e affascinante.

No, non è un Survival Horror

Siamo certi che dopo tutto questo gran leggere della storia vi starete chiedendo come funziona il gioco vero e proprio. Innanzitutto ci teniamo a fare una precisazione: Alan Wake 2 non è un survival horror puro. Remedy lo ha sempre presentato così, ma il genere è più parte integrante della storia stessa rispetto al gamplay. 

Non bisogna fraintendere, Alan Wake 2 si avvicina maggiormente a un classico Resident Evil rispetto al primo capitolo, dove era più un'avventura action in terza persona. Tuttavia, dei limiti sono presenti e non tanto perché Remedy non sia riuscita nell'intento, quanto più perché si sarà sicuramente resa conto che disperdere troppo l'azione come in Biohazard avrebbe certamente creato qualche grattacapo alla componente principale, ovvero la storia.

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A livello di difficoltà più alto è comunque estremamente godibile: con poche munizioni e medikit a disposizione aumenta anche la voglia di esplorare per trovare risorse extra, e in questo senso il team ha davvero fatto il meglio che poteva in termini di level design. 

Ci sono diverse macro aree completamente esplorabili che nascondono casse segrete, sbloccabili con dei codici da trovare, potenziamenti per le armi pensati sottoforma di pezzi di fogli, attività varie come le filastrocche che ci consentono di ottenere ciondoli che donano effetti passivi e tantissimo altro. È persino possibile ritornare sui propri passi e aprire porte e bauli dapprima irraggiungibili grazie all'ottenimento di oggetti speciali.

Insomma possiamo certamente dirci soddisfatti dai cambiamenti messi in atto dalla software house finlandese. Le meccaniche principali sono, invece, replicate dal primo episodio, vale a dire uso intensivo della torcia per indebolire i nemici, luoghi sicuri in cui è possibile salvare (e ora persino immagazzinare armi), nonché ricerca intensiva di collezionabili atti a migliorare la lore.

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La vera novità, anche abbastanza peculiare, risiede nei due luoghi accessibili da parte di Saga e Alan. Durante l'avventura è possibile cambiare tra i due personaggi ogni volta che lo desideriamo, scegliendo per conto nostro quale storia portare avanti prima. Entrambi possono accedere a un loro "posto sicuro" che gli permette di riscoprire filmati, registrazioni ma anche e soprattutto proseguire nella storia.

Per Saga questo è il Luogo Mentale, uno spazio che le consente di profilare le persone incontrate e mettere i puntini sui casi da risolvere, così da trovare possibili soluzioni per andare avanti; Alan Wake, invece, può invece rifugiarsi nella Stanza dello Scrittore, un locale drasticamente più interessante perché gli concede, tra le tante cose, di riscrivere delle scene del suo racconto dell'orrore, aiutandolo a trovare vie di uscita dapprima inaccessibili.

Alan è anche aiutato da un dispositivo in grado di alterare il racconto in alcune sue parti. Particolarmente importante perché offre un qualcosa in più in termini di gioco che invece Saga non possiede, portandola su una strada meno stravagante e più ancorata alla realtà.

Impressionante è la parola giusta

In tutto questo, è la sua componente grafica a fare da struttura portante ai pregi già esposti. Sì, perché Remedy è una delle poche software house ancora capaci di sorprendere attraverso un passo in avanti tecnico semplicemente portentoso.

Di strada ne è stata fatta dalla prima versione del Northlight Engine nata con Quantum Break, che già a quei tempi appariva incredibile sotto svariati punti di vista. Un passo in avanti importante si era poi visto in Control, ma con Alan Wake 2 i ragazzi di Remedy hanno davvero spinto al massimo le potenzialità delle macchine di questa generazione, costruendo un vero e proprio benchmark di riferimento per le esperienze videoludiche dei prossimi anni.

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Tutto nel gioco appare estremamente realistico, dalla fisica degli alberi, alle animazioni di movimento e facciali, fino ad arrivare alle luci e fumi volumetrici. Qualsiasi cosa noi osserviamo non è poi così tanto distante da quel fotorealismo che ci saremmo aspettati qualche anno fa e che finalmente sembra, lentamente, prendere vita.

Ovviamente è corretto sottolineare che mancano tutte quelle peculiarità tecniche che solo Naughty Dog e pochi altri sono stati in grado di raggiungere ma se preso in linea generale, l'impatto puramente estetico della produzione la potremmo porre certamente tra le migliori sul mercato.

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Inoltre, seppur appaia pesante a livello di prestazioni, il tutto è assolutamente giustificato dalla componente visiva mostrata. Più che considerarlo poco ottimizzato su PC, quindi, ci verrebbe da dire che Remedy si è semplicemente trovata avanti nei tempi, mettendo in gioco forse le migliori tecnologie possibili in questo momento storico. Per farvi giusto un esempio, noi abbiamo recensito il gioco con un 3070Ti, sfruttando il DLSS qualità con dettagli medi e ray tracing off riuscivamo comodamente a stare intorno ai 50-60fps in Quad HD. Certamente vi forniremo dati più precisi una volta che usciranno i nostri test completi ma è chiaro che dal punti di vista puramente prestazionale soffra un po' l'enorme mole poligonale a schermo. 

Il vero problema risiede nella pulizia del codice, unico vero grande neo della produzione. Il titolo, almeno su PC, soffre di di diversi bug che ne compromettono la godibilità. Parliamo di criticità che rischiano di rompere il gioco e che hanno colpito anche noi, costringendoci a ricaricare un salvataggio più indietro. È molto probabile che Remedy sia già al lavoro per sistemare i problemi, ma il nostro consiglio è quello di salvare spesso manualmente per avere più sicurezza durante le nostre sessioni di gioco. Oltre a quello, ci sono apparsi alcuni glitch grafici relativi alla scomparsa di texture, risolvibili con un semplice riavvio, e un grosso difetto nei sottotitoli, i quali comparivano e scomparivano casualmente, senza nessun senso logico.

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Ora, in circostanze diverse un problema di questo tipo rischierebbe di mettere a serio repentaglio la valutazione di tutta l'opera. Ma è anche vero che siamo dinanzi a una produzione meravigliosa e che sarebbe davvero un peccato bocciare per dei bug risolvibili con una patch (magari già al day one). Inoltre, vogliamo già abituarvi a dividere il valore dell'opera con il valore legato a bug e ottimizzazione, un concetto che inseriremo con l'arrivo del nostro nuovo metro di giudizio del sito. Per cui, se non siete sicuri di spendere 60 euro con la paura di ritrovarvi in mezzo a delle problematiche tecniche, il nostro consiglio è attendere un po' di tempo. Basti che non vi lasciate scappare un gioco di questo livello.

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