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Alla (ri)scoperta di… Resident Evil 5!

Ricordate Resident Evil 5? Nonostante i molti alti e bassi, non era davvero così male: (ri)scopriamolo insieme!

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 06/01/2023 alle 10:00
Ci sono titoli che, sin dalla loro nascita, sembrano destinati a lasciare un segno indelebile nella storia dei videogiochi: prodotti dal concept innovativo spinti da un forte desiderio di innovare o, semplicemente, opere in grado di emozionare e colpire in un modo del tutto unico. L’industria del gaming è comunque un ecosistema incredibilmente vasto, e accanto a capolavori di questo calibro troviamo tanto materiale che, per un motivo o per l’altro, non rimane a lungo nel cuore e nella memoria dei giocatori.

In questa rubrica abbiamo parlato più volte di casi del genere, e oggi vogliamo rinnovare questo nostro appuntamento rievocando un titolo da una saga che non ha certo bisogno di presentazioni. Resident Evil 5 può infatti vantare un’importanza e una risonanza su cui pochi altri franchise possono contare ma la sensazione, a conti fatti, è che si tratti di un titolo finito fin troppo velocemente nel dimenticatoio. Ripercorriamone insieme la storia, cominciando come sempre con un piccolo salto indietro nel tempo…

Resident Evil 5: il peso di un’eredità troppo grande

Siamo a inizio 2005 quando, in un’industria che si preparava a un’annata pressoché unica, Capcom pubblica un titolo destinato a scrivere una pagina fondamentale della storia del medium videoludico. Resident Evil 4 riuscirà nella grande impresa di rinnovare una saga di grande successo, cambiando le carte in tavola e mantenendo al contempo gli standard di qualità a cui i fan si erano ormai abituati. In alcuni casi arrivando, addirittura, a superarli.

Nonostante qualche polemica iniziale dovuta al radicale cambio di rotta, pubblico e critica concordarono infine sull’etichettare il quarto capitolo della serie come un capolavoro indiscusso: un gioco che, ancora oggi, troviamo peraltro annoverato tra i migliori mai pubblicati in assoluto.

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Un prodotto del genere presenta però un effetto collaterale non da poco: si va inevitabilmente a creare un senso di aspettativa molto, molto elevato su quello che verrà in seguito. I lavori sul quinto capitolo, insomma, furono affiancati da una forte attesa da parte di tutti gli appassionati della saga: Capcom sarebbe mai più riuscita a raggiungere un livello pari o superiore?

La campagna promozionale di Resident Evil 5 fu incredibile, con una serie di video con attori in live action diretti dal regista del remake di Non aprite quella porta Marcus Nispel a fare da contorno al tutto. Il gioco uscirà nel marzo 2009 e, senza troppe sorprese, riuscì sin da subito a entrare nelle classifiche dei videogiochi più venduti in diverse parti del mondo.

Realizzato sulla base della versione 1.4 del motore MT Framework di Capcom, il gioco ci riporta nei panni di Chris Redfield in un viaggio nei meandri del continente africano. Qui conoscerà Sheva Alomar, agente della B.S.A.A e sua partner in questa nuova avventura. I due scopriranno un misterioso parassita, che ha reso gli abitanti del luogo prigionieri di un permanente stato di furia omicida.

A livello di gameplay siamo di fronte a un puro e semplice shooter in terza persona, che riprende la struttura del suo predecessore rinunciando però a quel che era rimasto della componente legata a enigmi e a piccole indagini da portare a termine. Resident Evil 5 è infatti incentrato quasi interamente sull’azione, regalando all’utenza un’esperienza dai toni ancor più “scanzonati” rispetto agli standard della serie.

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Una gradevole novità è l’introduzione di un comparto multiplayer offline che consente di vivere l’avventura in coppia, sfruttando la divisione dello schermo nel classico formato split screen: una componente, tra l’altro, oggi quasi completamente assente nell’industria del videogioco. Così facendo si ha la possibilità di affrontare l’intera esperienza da un ulteriore punto di vista, con una chiave di lettura interessante e capace di regalare qualche ora di intrattenimento anche tra amici.

Un cambiamento radicale lo notiamo nelle ambientazioni, nettamente diverse da quelle oscure e misteriose dei precedenti episodi. L’Africa subsahariana che vediamo nel gioco mantiene cupa l’atmosfera generale, riuscendo però a offrire una location originale e nuova per quelli che erano i canoni del franchise. Resident Evil 5 si presentava insomma come un’esperienza con poche pretese ma comunque capace di divertire i giocatori: come mai, allora, è passata senza lasciare troppe tracce?

Ascesa, caduta e risalita di Resident Evil

I numeri di Resident Evil 5 furono, lato vendite, più che soddisfacenti per Capcom: a otto anni dalla sua pubblicazione, il gioco vanta infatti quasi 9 milioni di copie distribuite in tutto il mondo. Se il pubblico ha risposto presente lo stesso non si può però dire della critica, almeno non in senso assoluto. La stampa di settore si mostrò molto poco clemente nel valutare l’ultimo capitolo della saga, enfatizzando molti aspetti negativi che trovarono riscontro anche nella percezione della fanbase.

Ci troviamo del resto di fronte a qualcosa di nuovo ma che, a differenza di Resident Evil 4, sembra dimenticarsi quasi completamente di quelle che furono le radici di un brand divenuto con gli anni leggendario. Un’icona come la serie Capcom viene qui ristrutturata sotto tanti, troppi punti di vista: i fan più appassionati, insomma, si ritrovarono di fronte a un prodotto eccessivamente diverso da ciò che si aspettavano.

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Da un certo punto di vista, Resident Evil 5 fu forse “l’inizio della fine” per il franchise, che da quel momento entrò in una sorta di crisi di idee con una serie di titoli tutt’altro che memorabili. Il sesto capitolo, anch’esso molto atteso dai videogiocatori di tutto il mondo, risultò un buco nell’acqua su tutta la linea: ancora oggi i fan più affezionati rifiutano di riconoscerlo come parte integrante della serie, spesso addirittura negandone l’esistenza.

Fortunatamente Capcom è riuscita, con molta cura e altrettanta pazienza, a resuscitare il brand nella maniera migliore possibile. Una rinascita a cui stiamo tuttora assistendo e che, a conti fatti, sta raggiungendo alla grande un duplice obiettivo. Se da una parte i fan storici della saga si trovano di fronte a prodotti capaci di rendere giustizia a un nome così importante, queste opere sono al contempo in grado di catturare una nuova fetta di appassionati. Nuove generazioni di giocatori che, poco alla volta, potranno (ri)scoprire una serie che è entrata di diritto nella fantastica storia dei videogiochi.

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