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Battlefield 6 sembra essere tutto ciò che volevamo | Provato

Siamo volati a Berlino per provare per diverse ore il nuovo Battlefield 6, ecco le nostre impressioni nel dettaglio prima della Beta.

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Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 05/08/2025 alle 11:30
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Pubblicato il 05/08/2025 alle 11:30
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Dopo anni di tentativi incerti e la cocente delusione lasciata da Battlefield 2042, il franchise di Electronic Arts sembra aver finalmente ritrovato la rotta. Le cicatrici lasciate dal capitolo precedente e da un Battlefield V controverso erano profonde, e per risanarle serviva una svolta radicale. Quella svolta si chiama Battlefield 6, un progetto nato sotto una nuova bandiera, quella dei Battlefield Studios, un colosso che unisce la storica DICE a talenti come Criterion e il Frostbite Team. A orchestrare questa imponente rinascita è stato chiamato un maestro degli sparatutto in prima persona: Vince Zampella, la mente dietro Titanfall e Call of Duty Modern Warfare.

La missione? Nientemeno che salvare Battlefield da sé stesso e restituirlo ai fan. Dopo aver passato oltre dieci ore sul multiplayer del nuovo capitolo, possiamo affermare con cauto ottimismo che la missione sembra sulla buona strada. Nonostante la build provata fosse ancora preliminare, con contenuti mancanti e aspetti da rifinire, il divertimento provato è stato genuino, il più intenso da molti anni a questa parte. Se il prodotto finale manterrà questa qualità, potremmo trovarci di fronte al miglior capitolo della serie dai tempi di Battlefield 3.

Fazioni e classi

La sensazione più piacevole che Battlefield 6 trasmette è quella di essere tornati a un'esperienza definita, con un'identità chiara. Abbandonata l'ambigua era dei "No-Pats", il gioco ci proietta in un crudo 2027. Il vecchio ordine mondiale è crollato e, con la NATO ridotta a un'ombra di sé stessa, una nuova superpotenza è emersa dal caos: la Pax Armata. Non una nazione, ma una gigantesca compagnia militare privata con tecnologia all'avanguardia e risorse sconfinate, che si contrappone a ciò che resta dell'alleanza occidentale.

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Questo scenario non è solo un contorno, ma il cuore pulsante del gioco. Finalmente si combatte per una fazione riconoscibile, con soldati, mezzi ed equipaggiamenti che definiscono nettamente i due schieramenti. Questa chiarezza si riflette nella scelta di gameplay più acclamata dalla community: il ritorno del sistema a quattro classi.

Assalto, Geniere, Supporto e Ricognitore sono di nuovo i pilastri dell'azione. Ogni classe è stata scolpita per incoraggiare un gioco di squadra sinergico e strategico. L'Assalto guida la fanteria, il Geniere domina i veicoli (nemici e alleati), il Supporto dispensa munizioni e fuoco di copertura, mentre il Ricognitore è l'occhio della squadra sul campo di battaglia. La cooperazione non è più un'opzione, ma una necessità, e la composizione di una squadra bilanciata è il primo passo verso la vittoria.

La distruzione come strumento

Se c'è un elemento che definisce Battlefield, è la distruzione ambientale. Battlefield 6 non si limita a riproporre questa caratteristica, ma la evolve in quella che gli sviluppatori chiamano "distruttibilità tattica". L'obiettivo non è più lo spettacolo fine a sé stesso, ma fornire al giocatore un vero e proprio strumento per modellare il campo di battaglia.

Durante la nostra prova su una mappa ambientata a New York, ci siamo trovati inchiodati dal fuoco nemico proveniente da un palazzo. Invece di tentare un assalto frontale, il nostro Geniere ha aperto una breccia nel muro esterno a diversi metri di distanza dalla finestra presidiata, creando una linea di tiro inedita e letale. In un altro frangente, abbiamo aggirato una postazione fortificata polverizzando le pareti di un edificio adiacente per coglierli di sorpresa.

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La distruzione diventa un'arma tattica: si creano nuove coperture dal crollo di detriti, si aprono nuove vie d'accesso e si negano posizioni di vantaggio al nemico. Bisogna ammettere che, al momento, il livello di distruttibilità non raggiunge le vette viste nei trailer, ma gli sviluppatori hanno assicurato che la versione provata era incompleta e che possiamo aspettarci miglioramenti per il lancio.

A questo si aggiunge un rinnovato sistema di movimento, il Kinesthetic System. Il soldato è più reattivo e il gameplay è arricchito da due novità cruciali. La prima è la possibilità di appoggiare l'arma su quasi ogni superficie per stabilizzare la mira, una meccanica che premia il posizionamento tattico. La seconda è la possibilità di trascinare un compagno ferito al riparo prima di rianimarlo, una manovra che cambia radicalmente le dinamiche di recupero sotto il fuoco nemico.

Un conflitto globale con qualche riserva

Le nostre battaglie si sono svolte in Egitto (Siege of Cairo), su cime montuose (Liberation Peak) e tra i canyon urbani di New York. La varietà non manca e le 9 mappe previste al lancio (incluso il gradito ritorno di Operation Firestorm da BF3) promettono bene. Tuttavia, le mappe testate, pur essendo ben realizzate, non ci hanno completamente sbalordito. In particolare, la mappa di New York presentava un design che favoriva eccessivamente il controllo dei piani alti degli edifici, spesso difficili da raggiungere a causa di un sistema di spawn ancora da perfezionare.

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Sul fronte delle modalità, i grandi classici ci sono tutti: Conquista, Sfondamento e Corsa garantiscono l'esperienza Battlefield che i fan amano. A queste si affianca Escalation, una nuova modalità in cui i punti di controllo cambiano posizione e valore dinamicamente, costringendo le squadre a un continuo adattamento strategico.

Sebbene la base di gioco sia incredibilmente solida – con un time to kill ben bilanciato e un feeling generale molto più ragionato e tattico di 2042 – il titolo necessita ancora di lavoro. Un esempio lampante è lo strapotere dei fucili a pompa, capaci di eliminare bersagli a distanze eccessive, problema che dominava le partite più ravvicinate. Si tratta di problemi di bilanciamento che confidiamo verranno risolti prima del lancio.

L'attesa per testare con mano i progressi non sarà lunga. Una Open Beta è fissata per i weekend del 9-10 agosto e del 14-17 agosto. Chi seguirà gli streamer partner potrà accedere in anticipo a partire dal 7 agosto. Sarà il banco di prova definitivo per un titolo che, oggi, ha tutte le carte in regola per riportare il franchise ai fasti di un tempo.

Tirando le somme

Le ore trascorse su Battlefield 6 ci lasciano con una sensazione predominante: la speranza. Un cauto ma genuino ottimismo per un franchise che sembra aver finalmente imparato dai propri errori. Il team di sviluppo sembra aver ascoltato attentamente il feedback della community, mettendo da parte le controverse sperimentazioni passate per tornare a ciò che ha sempre reso grande la serie: guerra totale, gioco di squadra significativo e un campo di battaglia dinamico che è esso stesso un'arma.

Certo, la strada verso il lancio richiede ancora lavoro. Le criticità emerse, dal bilanciamento di alcune armi al perfezionamento del level design, sono innegabili, ma appaiono come problemi di rifinitura su una struttura portante già eccezionalmente robusta. La reintroduzione delle classi, la distruttibilità tattica e un gunplay solido costituiscono le fondamenta più solide che si potessero desiderare.

Battlefield 6 non si presenta come un semplice nuovo capitolo, ma come una vera e propria ripartenza, una dichiarazione d'intenti che pone basi solidissime non solo per il gioco al lancio, ma per l'intero futuro del brand. L'attesa per la Open Beta di agosto è ora carica di aspettative. Se queste premesse verranno confermate, i fan di Battlefield potrebbero finalmente aver trovato ciò che stavano aspettando da quasi un decennio: un degno erede di Battlefield 3.

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