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Pro
- Sistema di guida originale, profondo e immediato allo stesso tempo
- Modalità City Trial rinnovata e irresistibile
- Grande varietà di tracciati, mezzi e combinazioni
- Prestazioni a 60 fps stabili
- Direzione artistica vivace e ispirata
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Contro
- Identità ibrida che rischia di confondere chi cerca un genere preciso
- Alcune modalità potevano essere approfondite ulteriormente
- Caos in pista che talvolta penalizza la competitività
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Ci sono giochi che nascono come esperimenti e finiscono per diventare piccole leggende di nicchia. Kirby Air Ride, uscito nel 2003 su GameCube, apparteneva esattamente a questa categoria: un racing fuori dagli schemi, accolto con freddezza dal pubblico ma poi rivalutato negli anni per le sue idee fuori tempo. Oggi, più di vent’anni dopo, quella formula ritorna con Kirby Air Riders, un sequel in piena regola che segna anche il ritorno di Masahiro Sakurai alla guida del progetto, questa volta affiancato da Bandai Namco.
Siamo nel 2025, su Nintendo Switch 2, e la prima sorpresa è proprio questa: un titolo che nessuno si aspettava, riportato in vita da una delle menti più eclettiche del panorama videoludico giapponese. Ma la vera domanda è un’altra: Kirby Air Riders è solo un’operazione nostalgia o è riuscito a trovare un posto concreto nel panorama dei racing moderni?
Una corsa tutta sua
Dimenticate Mario Kart. Kirby Air Riders non è un clone, né vuole esserlo. La struttura superficiale potrebbe far pensare al classico racing colorato con power-up e piste surreali, ma in realtà il gioco si fonda su un sistema di guida radicalmente diverso, quasi sperimentale.
Qui i veicoli non si controllano nel senso tradizionale: avanzano da soli, e il giocatore gestisce la velocità attraverso una meccanica di “carica e rilascio” che definisce tutto il ritmo di gioco. Tenendo premuto un solo tasto, Kirby rallenta e accumula energia; rilasciandolo, scatta in avanti con un turbo che permette anche di derapare, curvare e aggirare gli ostacoli.
Sembra semplice, ma padroneggiare il tempismo di queste fasi è fondamentale per ottenere il massimo dalle proprie corse. È una filosofia da “pochi comandi, tante conseguenze”, tipica dei progetti firmati Sakurai, e il risultato è un gameplay che si spiega in dieci secondi ma si padroneggia in dieci ore.
A questa base già atipica si somma un sistema di combattimento leggero, che ricorda vagamente Super Smash Bros.: Kirby può assorbire i nemici lungo il percorso e trasformare la loro energia in attacchi speciali o armi temporanee. Gli scontri in pista non sono, però, solo una distrazione, bensì rappresentano parte integrante del flusso di gioco, spesso l’unica via per ribaltare una gara ormai compromessa.
Un’architettura sorprendentemente complessa
La prima impressione, controllando un veicolo di Kirby Air Riders, è quella di una semplicità quasi infantile. Poi, man mano che si scoprono le sue regole, il gioco si trasforma in un labirinto di possibilità. Ogni veicolo ha statistiche precise come accelerazione, resistenza, velocità massima e manovrabilità, ma anche peculiarità nascoste che ne cambiano radicalmente il comportamento.
Ci sono mezzi più leggeri, perfetti per i tracciati tecnici e pieni di curve, e veicoli più pesanti, capaci di sfruttare l’effetto scia e dominare nelle sezioni lineari. Alcuni possono perfino planare per brevi tratti, aprendo a scorciatoie e percorsi alternativi. Tutto questo genera un metagame profondo, dove la sperimentazione è la chiave.
Ogni pilota del roster contribuisce con la propria abilità speciale, che può influenzare direttamente il veicolo: Kirby resta il più bilanciato, ma gli altri personaggi offrono bonus più estremi, ideali per chi vuole ottimizzare ogni corsa. E mentre si gioca, si sbloccano modifiche, potenziamenti e parti estetiche, mantenendo viva la voglia di collezionare e personalizzare.
Il risultato è un equilibrio raro tra immediatezza e profondità, dove la semplicità dell’interfaccia nasconde un’anima quasi simulativa nella gestione del mezzo.
Quattro anime in un solo gioco
Il cuore dell’offerta ludica di Kirby Air Riders è rappresentato da quattro modalità principali, ognuna con una sua identità e un suo ritmo.
La modalità Road Trip funge da campagna single-player: un lungo viaggio a tappe che unisce gare, sfide speciali e boss fight. Ogni tappa introduce una nuova meccanica, un tracciato o una condizione particolare, e il tutto è accompagnato da una narrazione leggera ma simpatica che mette in scena il mondo di Dream Land con il tono surreale e pastello tipico della serie.
C’è poi City Trial, la modalità più iconica, tornata in grande stile e più espansa che mai. Qui sedici giocatori vengono catapultati in una grande mappa sandbox dove, per un tempo limitato, devono esplorare, raccogliere potenziamenti, sabotarsi a vicenda e prepararsi allo scontro finale. Quando il timer scade, la partita si sposta su un’arena o un tracciato casuale, e lì le abilità acquisite diventano decisive. È caotico, imprevedibile e terribilmente divertente. In un certo senso, City Trial anticipava l’idea di battle royale già vent’anni fa, e oggi, con le tecnologie moderne e l’online stabile di Switch 2, trova la sua forma definitiva.
La terza modalità, Air Ride, è la più tradizionale: una corsa pura, sei partecipanti, power-up e tracciati da imparare curva dopo curva. È la formula più immediata e accessibile, ma non per questo banale, dato che tra turbo, attacchi e derapate millimetriche, ogni gara è una battaglia di precisione e nervi saldi.
Infine, Top Rider rappresenta l’angolo più nostalgico. Con visuale dall’alto e comandi semplificati, ricorda i vecchi giochi da sala come Micro Machines. È la modalità perfetta per partite rapide, quasi da “arcade portatile”, e dimostra quanto Kirby Air Riders sappia reinventarsi senza perdere coerenza.
Un mondo che corre, vola e sorride
Artisticamente, Kirby Air Riders è un piccolo gioiello. Il passaggio su Switch 2 ha permesso al team di mantenere il look da fiaba interattiva della serie Kirby, ma con una pulizia visiva e una densità di effetti mai vista prima. Le piste sono un caleidoscopio di forme e colori tra città sospese nel cielo, deserti di cristallo, pianeti di caramella e perfino circuiti che si piegano su sé stessi come in un sogno.
Ogni tracciato nasconde scorciatoie, zone interattive e un design pensato per valorizzare la verticalità, un aspetto raramente esplorato nei racing tradizionali. Le animazioni dei personaggi sono elastiche e iper-espressive, mentre la colonna sonora alterna brani orchestrali e motivi elettronici, mantenendo costante quel tono spensierato ma energico che da sempre accompagna Kirby.
Tecnicamente, il gioco gira in modo impeccabile: 60 frame al secondo stabili, caricamenti rapidi e nessun calo di performance neppure durante le sezioni più caotiche, dove esplosioni, effetti e power-up trasformano lo schermo in un festival cromatico.
In un panorama in cui quasi ogni titolo Nintendo mira a essere un party game, Kirby Air Riders si colloca in una posizione singolare. È sì un titolo accessibile, ma possiede una profondità competitiva che lo rende perfetto anche per chi vuole qualcosa di più serio del semplice divertimento da divano.
Il multiplayer locale e online funziona egregiamente (almeno nelle nostre prove pre-lancio), con un netcode stabile e lobby personalizzabili; ma soprattutto, il gioco incoraggia l’improvvisazione e la sperimentazione. Non esistono “combo perfette” o veicoli imbattibili: tutto dipende dal tracciato, dal proprio stile e dall’adattamento in tempo reale.
L’anima di un videogioco di altri tempi
Come il suo predecessore, Kirby Air Riders fatica a incasellarsi in una definizione precisa. Non è un racing puro, né un party game tradizionale, né un battle arena. È un po’ di tutto, e questa natura ibrida è sia il suo pregio che la sua debolezza.
Il bello dell'opera, forse, è proprio questo: è un gioco che non ha paura di essere sé stesso; non segue le mode del momento, non copia i modelli di successo, non insegue la precisione competitiva a tutti i costi. È una lettera d’amore a un modo di fare videogiochi più libero, più giocoso, dove la sorpresa valeva più della coerenza e l’invenzione contava più dell’etichetta di genere.
Ogni modalità trasuda passione, ogni tracciato racconta una piccola storia visiva, e ogni corsa si trasforma in un’esperienza unica grazie alla sua fisica leggera e imprevedibile. È un titolo che non si prende troppo sul serio, ma che chiede al giocatore di farlo, di imparare, di sperimentare.
Sakurai ha firmato un prodotto che riporta in vita la filosofia Nintendo più pura: quella che mette al centro non il realismo, ma il feeling del gioco, la gioia istintiva di spingere un tasto e vedere qualcosa di meraviglioso accadere sullo schermo.