Capcom Home Arcade, provata la console che fa rivivere gli anni 80 e 90

Capcom Home Arcade è la nuova console dedicata al retrogaming in uscita il 25 ottobre. L'abbiamo provata a un evento Koch Media per la stampa.

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a cura di Martina Fargnoli

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Oggi il nome Capcom non ha certo bisogno di presentazioni. Molti di voi staranno dando la caccia alle fiere in Monster Hunter: World, sopravvivendo agli zombie in Resident Evil o aumentando le combo in Devil May Cry 5. Noi di Game Division ci siamo dedicati a un’attività un po’ diversa: siamo stati ospiti di Koch Media al Bug Arcade Bar di Milano per smanacciare con la Capcom Home Arcade e tornare ai tempi in cui i pomeriggi li passavamo con spensieratezza in sala giochi.

Non preoccupatevi se non vi avanzano più 200 lire in tasca, Capcom Home Arcade è una console e un doppio arcade stick in 1 che si connette alla TV con un normale cavo HDMI e si ricarica con un cavo USB, un’unità pronta in pochi istanti per riaccendere i ricordi e vecchie sfide. Potete giocare quante volte volete ai principali titoli che hanno segnato un’epoca importantissima per i videogiochi come li conosciamo oggi. Prima ancora che le versioni da salotto conquistassero la casa, il regno degli arcade era dominato da questi giganti buoni basati su schede CPS-1 e CPS-2.

Le sale al buio, i suoni persistenti e colori fluo stampati come rapidi flash sulla cornea si saranno anche dissolti troppo in fretta, ma il retrogaming è un fenomeno che persiste e si incrocia anche con il mondo del collezionismo. Gli ultimi anni hanno visto un crescente interesse per le retro console, e anche se è un po’ azzardato parlare di una seconda giovinezza, c’è comunque un mercato che scalpita per possedere l’oggetto nel quale si ritenga siano racchiusi i più dolci ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza.

Dopo il C64 Mini, Koch Media ci riprova con la Capcom Home Arcade, una console su licenza che tenta di racchiudere in 74 cm di lunghezza, 11 cm di altezza e 22 cm di profondità, le gioie del giocare con un sistema che riproduca la fedeltà di controllo delle macchine arcade, schermo CRT escluso. Non abbiamo avuto la possibilità di poter accedere alle opzioni o sfruttare il firmware definitivo con cui sarà lanciata la console, ma poterla connettere al Wi-Fi per inviare i propri record potrebbe aprire magari anche alla possibilità di ricevere piccoli aggiornamenti come filtri per un’esperienza ancora più simile all'originale.

Capcom Home Arcade è un prodotto di fascia “premium”, il prezzo di 229,99 euro a cui sarà venduto a partire dal 25 ottobre lo colloca su un altro piano rispetto alle operazioni nostalgia indirizzate a tasche più ristrette. Il design è particolare, può piacere o meno, ma sicuramente è diverso dalle classiche rappresentazioni: celebra in tutto e per tutto Capcom, con le sue linee di colore gialle e blu che si estendono sulla plancia fino a formare il logo dell’azienda giapponese.

Non è tanto il catalogo a far lievitare il prezzo, ma la qualità dell’hardware. La zona di controllo è dotata di due joystick ottagonali e di sei bottoni Sanwa per lato. Lo stick è sicuramente adatto per gli shooter / brawler a scorrimento, mentre la pulsantiera ha un layout tipico di molti picchiaduro a cui si aggiungono i due pulsanti di start e “insert coin” in alto. Si parla pur sempre di prodotti confezionati da un’azienda tra le più apprezzate nel settore, utilizzati anche nelle linee Mad Catz e specializzati nei fighting game.

Possiamo confermare che anche il tocco più leggero attiva un input: la precisione e l’immediatezza dei prodotti Sanwa non è da mettere in discussione. Il prodotto ci sembra inoltre resistente, capace di cavarsela egregiamente nella foga di schiacciare bottoni in Captain Commando e Armored Warriors. Allo sguardo Capcom Home Arcade sembrava un unico blocco pesante, ma sollevata in mano ci è parsa più leggera di quanto ci aspettassimo. Sicuramente per giocare in tutta tranquillità avrete bisogno almeno di un tavolino, o comunque di un supporto stabile. Anche se idealmente è possibile reggerla in due sulle ginocchia, non la riteniamo la soluzione migliore per giocare.

Per quanto riguarda l’emulazione ci è sembrata piuttosto riuscita, anche se ribadiamo, non abbiamo potuto accedere alle impostazioni per provare a settare la macchina con opzioni più vicine all'esperienza arcade anche dal punto di vista visivo. La modalità con cui abbiamo giocato era full screen dove avviene un leggero allungamento dell’immagine, ma siamo comunque rimasti colpiti dalla qualità degli sprite. Un gioco di cui abbiamo apprezzato moltissimo la presenza è Alien vs. Predator, titolo del 1994 che non aveva ancora mai visto luce su una console e che nonostante il tempo si è rivelato molto divertente da giocare. 16 titoli possono risultare un numero esiguo considerato l’ampio catalogo di giochi arcade pubblicati fino ai primi dei 2000, tuttavia la selezione offre un buon mix di giochi a scorrimento e picchiaduro nonostante l’assenza di alcuni grandi nomi legati ai marchi Marvel e Dungeons & Dragons.

Quel suo design particolare, con la rifinitura lucida, lo rende anche un oggetto di design al quale un accanito fan o un collezionista di memorabilia e oggetti Capcom potrebbe non voler rinunciare. In molti casi, tra le nuove console che iniziano a stuzzicare le fantasie dei giocatori e l'attuale generazione a prezzi sempre più vantaggiosi, è difficile inquadrare l'acquisto di una Capcom Home Arcade, visto il prezzo, come un semplice capriccio per rivivere il passato. È un progetto che condivide ben poco con le miniature di vecchie console, se non la nostalgia. Non è semplicemente qualcosa che compri, tieni in un angolo nascosto sotto al televisore, giochi un po' e poi richiudi nel cassetto dei ricordi a prendere polvere. È un set completo di due postazioni con del solido hardware per replicare l’esperienza di giocare con un cabinato. È un prodotto pensato per più di un giocatore, per condividere momenti del passato o crearne di nuovi.

Se nel 2019 esiste davvero una ribalta del retrogaming che esce fuori dalla nicchia, allora il futuro che ci auspichiamo è uno che tenga fede a una memoria che ha segnato le generazioni a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta. Forse la risposta allora non è da cercare più di tanto nel salotto o nella camera da letto di casa propria ma risiede altrove, nei tanti Arcade Bar che aprono. Sono luoghi in cui il tempo non si è fermato a come ve lo ricordavate ma scorre in modo tutto suo: tra la quotidianità radicata nel presente, la modernità e quei ricordi felici che scattano alla vista del cabinato di tante partite. Se c'è una cosa che io ricordo con affetto delle sale giochi, non sono più i pixel informi ormai superati, ma le persone, le risate, gli incoraggiamenti, la tensione in prossimità di un High Score o del Best Goal, le sfide per giocarsi l'ultimo gettone e le code in attesa del proprio turno dietro le spalle dei più grandi.

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