Final Fantasy IX Switch Recensione

Final Fantasy IX è stato finalmente arrivato su Nintendo Switch, riscopriamolo dunque questo grande capolavoro grazie alla nostra recensione.

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a cura di Lorenzo Quadrini

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Final Fantasy IX è uno dei capitoli più importanti della famosissima saga JRPG, soprattutto per aver ricoperto nel corso degli anni il ruolo di ultimo “difensore” della vecchia scuola. L’importanza del titolo in questione fu percepita già dai fan dell’epoca (parliamo del lontano 2000, ultimo Final Fantasy prodotto per Playstation 1), che accolsero con entusiasmo il ritorno ad ambientazioni e narrazioni prettamente medievali, dopo la bella parentesi ucronistica di FF VIII. Anche dal punto di vista grafico il capitolo nove ritorna alle origini, ripresentando i famosi personaggi super deformed abbandonati nella precedente edizione.

Un gioco invecchiato benissimo

Indubbiamente, però, il vero e proprio culto sviluppatosi attorno al videogioco in questione si ebbe a partire dal passaggio repentino alle nuove generazioni di console, che costrinsero il brand a dei cambiamenti sempre più vistosi e lontani dalle strutture classiche a cui erano abituati alcuni fan. Chiaramente questo non impedì alla saga di mantenere un ottimo standard, almeno per alcuni dei successivi titoli, ma al tempo stesso ha creato una spaccatura sensibile tra i fan più melanconici e tradizionalisti.

Quali che siano le vostre preferenze, comunque, Final Fantasy IX è finalmente riproposto anche per Nintendo Switch (dopo i porting per Android, PC, Playstation 3 e 4), una console che si presta particolarmente bene al tipo di gioco. Prima di passare al commento del porting è comunque necessario riassumere alcuni dei pregi del videogioco in sé, soprattutto a favore dei lettori che non hanno ancora avuto il piacere di giocarlo.

Final Fantasy IX è un JRPG classico, pur se adattato alle particolari esigenze narrative della storia, un elemento questo comunissimo nel brand. Effettivamente, anche se il giocatore arriverà a gestire fino ad otto personaggi principali (esclusivamente in un team di quattro persone per il combattimento), non si può fare a meno di notare che la trama principale scorre come un fiume in piena, travolgendo lo stesso gameplay, che ne risulta piegato e differenziato. Manca, per esempio, una gestione effettivamente libera del tempo e delle azioni, pur essendo presenti alcune sub-quest ed alcune aree opzionali.

Nessuna di queste però verrà segnalata (il “diario” di gioco non esiste) e quasi nessuna rimane a disposizione indefinitivamente. A fronte di questa materiale rigidità del prodotto, il giocatore viene letteralmente immerso in un’esperienza coinvolgente ed improntata a regalare una splendida illusione ruolistica. Si ha sempre l’impressione di essere parti attive dell’intricato road trip che è FF IX, grazie anche a dei dialoghi semplici e bellissimi, delle storie coinvolgenti e commoventi ed un sapiente utilizzo del combattimento quale strumento di climax e non solo di farm.

Tralasciando i dettagli sulla storia di gioco, che è sempre bello (ri)scoprire, si nota subito che il videogame è invecchiato benissimo, soprattutto dal punto di vista del gameplay. Tendenzialmente i PG hanno delle classi fisse, tanto che ognuno di essi dà accesso a differenti stili di combattimento (magia nera, magia bianca, magia blu, spadone, ecc). Per ognuno risulta di fondamentale importanza aggiornare l’equipaggiamento, vero nocciolo della crescita del personaggio.

Solo l’equipaggiamento, infatti, garantisce l’apprendimento delle abilità attive e passive (le prime sempre utilizzabili a patto di avere il mana, le seconde attivabili a scelta utilizzando delle gemme abilità), tanto che spesso si preferirà usare un oggetto poco efficace come valori, ma per il tempo necessario a imparare definitivamente una magia particolarmente potente. Il combattimento segue di pari passo i dettami del genere, proponendo un sistema a turni ibrido, basato sulla velocità di caricamento della barra ATB. In questo modo alla semplice turnazione si aggiunge il valore della velocità del PG, garantendo un ulteriore aspetto tattico da non sottovalutare.

Si poteva fare di più

Per quanto riguarda invece il porting vero e proprio, non si può negare che l’operazione sia stata pensata per ottenere il massimo risultato, con il minimo sforzo. Chiaramente in qualità di porting, il titolo non ha subito nessun tipo di aggiornamento dal punto di vista del gameplay, se non l’ottima novità dei salvataggi automatici (che però non vengono segnalati su schermo, semplicemente fungono da checkpoint nascosto nel caso in cui si utilizzi il comando Continua sul menu principale o si muoia durante un combattimento).

A questo si aggiungono quattro comandi “cheat”, azionabili utilizzando il tasto di pausa, con i quali aumentare la velocità di gioco, garantire un attacco standard da 9999 danni, lasciare in trance permanente i PG o evitare i combattimenti randomici mentre si esplora la mappa del mondo. Ad esclusione dell’ultima opzione - peraltro comunque poco sentita nel capitolo IX che non è funestato di incontri casuali come altri - si tratta di ben poca cosa rispetto ai numerosi bug ancora presenti nel gioco ed alla scelta di mantenere l’interfaccia mobile della versione android.

Anche dal punto di vista grafico il lavoro è a mala pena sufficiente: sebbene i personaggi siano stati renderizzati in HD, i fondali sono rimasti alla bassa risoluzione dell’epoca PS1. Se vogliamo, questa soluzione appare anche peggiore del lasciare semplicemente tutto com’era prima, vista la strana discrepanza tra i PG - più luminosi, aggraziati e vividi - e il resto del gioco, appiattito su disegni e textures oramai poco adatte al ventunesimo secolo. Il tutto fa ancora più impressione se si pensa che, su Steam, senza troppo sforzo economico, un utente ha liberamente sviluppato una mod di reshade HD delle textures, con risultati a dir poco strabilianti. Nel complesso, comunque, il titolo regge botta, e risulta adattissimo alle funzionalità portable della console Nintendo, che forse più di tanti altri competitors riesce a sfruttare al meglio una libreria retro/indie.