Floppy Disk, un supporto iconico che non può morire!

Il Floppy Disk è il dispositivo che ha cambiato per sempre la storia dei supporti di memorizzazione. Quanto ci manca e perché è immortale?

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Che siate nati negli anni ’80 o che siate figli della Generazione Z, in un modo o nell’altro siete entrati in contatto con un Floppy Disk. O almeno con una delle sue tante forme possibili. Come facciamo ad esserne così certi? Perché, vedete, il Floppy Disk ha catalizzato un’epoca, ha comportato un’importante rivoluzione nel campo della memorizzazione di dati. Questo vetusto supporto oggi è molto di più di tutto questo. E in questo articolo vi spieghiamo perché il Floppy Disk con la sua indiscussa importanza è ormai divenuto un simbolo.

Floppy Disk, per gli amici Disco Floscio.

Per chi fosse vissuto nelle caverne negli ultimi trent’anni – ma è praticamente impossibile che non vi siete mai imbattuti su questo meraviglioso gingillo – deve sapere che il Floppy Disk è un piccolo dischetto magnetizzabile che può memorizzare una variabile quantità di dati.

Esso si presentava racchiuso in un involucro in plastica, denominato proprio “Flexible Plastic Envelope”, uno stretch della stessa definizione ha coniato il termine “floppy” (che vuol dire anche moscio n.d.r.)  entrando definitivamente nella storia dell’informatica e dell’elettronica in generale.

Adesso fate pure partire nella vostra testa la musichetta di SuperQuark (Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach n.d.r.), perché ne avrete bisogno. Anzi, ve la schiaffiamo qui per comodità.

Il Floppy Disk nasce dall’esigenza di avere un supporto hardware in grado di memorizzare e trasportare agilmente e in mobilità un determinato quantitativo di dati. Il primo Floppy Disk fu inventato nel 1967 da Alan Shugart, un ingegnere della IBM che creò un dispositivo sottile e flessibile grande 8″, avente una capacità di archiviazione pari a 100 kb.

Sì, vi sembrano un’inezia, ma vi possiamo assicurare che nella seconda metà degli anni ’60 (!) erano davvero tanti. Infatti, il nuovo supporto ebbe un tale successo, da suscitare anche una rapida e potente evoluzione guidata dai BIG di questa industria. Il nuovo disco era leggero, flessibile ed economico. Ma presentava due problematiche: la prima era legata al fatto che il disco era soggetto alle sollecitazioni ed agenti esterni, inclusi polvere e sporcizia, mentre la seconda… beh le dimensioni contano, si sa, ma nel mondo dell’informatica si è sempre cercato di miniaturizzare ogni cosa.

Quindi, nel 1973 l’ITC - Information Terminals Corporation – (l’azienda fondata da Reid Anderson che cinque anni più tardi venne ribattezzata come Verbatim) insieme a IBM perfezionarono il supporto, creando un “guscio protettivo” che avrebbe letteralmente incorporato il disco creato da Alan Shugart.

Due anni più tardi, An Wang dei Wang Laboratories, che collaborarono attivamente allo sviluppo del Floppy Disk di IBM, mentre si trovava in un bar a sorseggiare il suo long caffè, prese in mano uno di quegli inutili tovagliolini di carta che si trovano nei dispenser sul bancone del bar, e per la prima volta nella storia dell’umanità questi rivelarono agli esseri umani il loro reale scopo: An Wang ebbe un’illuminazione, il suo nuovo floppy disk sarebbe stato grande quanto quel tovagliolo, ovvero 5,25 pollici!

Signore e signori, il nuovo floppy di An Wang derivato dal concept degli inutili tovagliolini di carta da bar (da oggi sapete che furono utilissimi nel campo dell’ingegneria informatica n.d.r.), era talmente figo che quando nel 1978 venne presentato al grande pubblico, sfoggiando una capacità di ben 360 Kb, la stessa Apple se ne innamorò.

Ma siccome nella casa capitanata da Steve Jobs, si seguiva la filosofia di Pablo Picasso, cioè “I buoni artisti copiano. I grandi artisti rubano”, ne realizzò una propria variante chiamata “FileWare”, che si differenziava dall’originale per una serie di finestre aggiuntive per la scrittura.

Grande innovazione! Apple do it better! Applausi.

Per vedere un’autentica evoluzione del progetto, si dovette attendere l’intervento di Sony, che nel 1981 realizzò il micro floppy da 3,5″, ovvero l’ultima variante estetica del dispositivo per come lo conosciamo fino ad oggi. Rispetto al vecchio contenitore flessibile, la nuova versione studiata dai giapponesi prevedeva un nuovo guscio in plastica dura, un unico lato scrivibile e una capacità pari a 400 Kb.

Bisogna ammettere che gli amici di Sony hanno sempre avuto una grande passione per i supporti magnetici, visto che si sono dilettati con i floppy disk, col Betamax, il CD (in collaborazione con Philips) il DVD (in cordata con Philips, Matsushita, Hitachi, Warner, Toshiba, JVC, Thomson e Pioneer), l’UMD e il Blu-ray Disc.

Le fattezze del floppy disc, da quel dì, non subirono altre trasformazioni, al netto della loro capacità di memorizzazione che col tempo sono arrivati a permettere uno storage pari a 2880 Kb (Floppy Disk di tipo ED, extendend density).

Ma tutti gli utenti un pochetto attempati, cioè anziani… volevamo dire dalla grande esperienza maturata sul campo di guerra, si armavano di trapano per bucare i floppy da 720 Kb per aggiungere una finestra sul lato opposto a quella già esistente, dando la possibilità al drive di scrivere in modalità dual side, raggiungendo la stratosferica capacità di 1.444 Mb!

Apple, Sony e compagnia…scansatevi proprio.

Il Floppy era figo, ma ora non c’è più. O forse no?

Inutile stare qui a spiegarvi il perché dell’estinzione di questo iconico supporto. Vi basterà ricordarvi che già nella seconda metà degli anni ’90, i soli CD-Rom, seppur più ingombranti, erano più avveniristici nella forma e soprattutto nella loro capacità standard di ben 700Mb. Poi vi fu l’avvento dei supporti flash USB e di tipo SD con tutte le sue declinazioni mini, micro, sette nani e tutte quelle sigle aggiuntive che, dite la verità, non ci avete mai capito molto nemmeno voi.

Ma oggi il Floppy Disk esiste ancora e, soprattutto, che senso ha di esistere?

Innanzitutto, mi preme ricordarvi che il mitico supporto era lo standard per le macchine Commodore Amiga. Quindi, se siete amanti del retrogaming e possedete una mitica Amiga 500 o Amiga 1200 e non avete fatto ricorso all’Amiga 500 Mini, sicuramente avrete un disperato bisogni di floppy disk per memorizzare giochi, programmi e file di salvataggio.

O ancora, se siete dei musicisti e non siete passati a una nuova Yamaha, preferendo una cara e vecchia Yamaha PSR 350, sicuramente utilizzate ancora i floppy disk per memorizzare le vostre composizioni in MIDI.

In ogni caso, richiamando il titolo di questo speciale, vi spieghiamo perché questo iconico supporto è praticamente immortale. È bene ricordare che grazie all’importanza che ha rivestito questo mitico oggetto nella storia dell’informatica e dei supporti di memorizzazione, ormai ha assunto il significato stesso dell’azione di “salvataggio dei dati”, trovando la sua piccola icona (che richiama appunto le fattezze del floppy disk) in qualunque software su PC o su smartphone quando si ha appunto la necessità di salvare dei dati.

Insomma, tirando le somme, non vi libererete mai del floppy disk!