Horizon Forbidden West | Data di uscita, guide e quello che c'è da sapere

Horizon Forbidden West vuole amplificare all’ennesima potenza quanto fu ostentato da Guerrilla Games, ma cosa ne sappiamo fin ora?

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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

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Horizon Forbidden West vuole essere l’epicentro creativo di Guerrilla Games. Dalle ceneri di un vecchio e stanco mondo si erge una landa arida. Poco rimane da contemplare di un mondo che ormai non appartiene più agli uomini e le forze naturali che lo tengono in vita sembrano ora affievolirsi. Se un tempo camminavamo a gattoni per conoscere silenziosamente la fauna del post apocalittico di Guerrilla Games, ora saremo chiamati a valicarne i confini. Dimentichiamoci l’Aloy reietta e in cerca di sé stessa, poiché qui la minaccia sarà talmente oppressiva da offuscare tutto ciò che abbiamo scorto nel primo capitolo. Una malattia contamina la terra, divorando e corrompendo il ciclo vitale delle macchine erranti.

Le radici di questo temibile morbo cremisi si sono avvinghiate alla quotidianità delle tribù locali, minacciandone l’esistenza. Ciò che abbiamo conosciuto non è più sufficiente a capire come salvare il mondo, perciò sarà necessario cercare le risposte in luoghi pericolosi e brulicanti di anarchia. Horizon Forbidden West si presenta come la disperata odissea che Aloy non avrebbe mai voluto fare, ma che dovrà sostenere, fortunatamente con un aiuto. La nostra eroina non è più una solitaria cacciatrice, ma un simbolo di speranza. Se nel primo capitolo curiosavamo tra la superba messa in scena della macchina e rotolavamo tra arbusti dimenticati, qui saremo chiamati a valicare orizzonti che hanno appena sfiorato la tirannia umana.

Horizon Forbidden West

Il motore grafico

Le zone selvagge sono infatti lo specchio del tumulto innescato dalle tribù locali, capaci di dialogare con il solo linguaggio del sangue. Crudeltà e belligeranza sembrano aver contaminato la natura stessa, piegandola all’istinto guerrafondaio dei signori della guerra. Le aree sono dunque un simposio di guerra e violenza, ove le macchine erranti sono perlopiù strumenti atti a frantumare la libertà di chi si pone sul loro cammino. Il resoconto dettagliato di quanto è emerso sin ora sull’ariosità ludica dell’opera, fa beh intendere che saremo al cospetto di una mappa di gioco sconfinata e ben più raffinata di quella del primo capitolo.

In questo scenario in cui sembra non essersi mai adagiata la pace, né gli ideali che la fioriscono, Aloy cavalca nello struggente paesaggio che rimane. Ciò che si evince sin da subito è la squisita semplicità con la quale la natura urla di sofferenza, resa intrigante da Decima Engine. Il motore grafico ci offre un ghiotto assaggio di quello che, almeno ad ora, sembra essere un brivido di next gen che vorremmo provare ancora. Le sequenze di gameplay scivola sulla nostra schiena come un cubetto di ghiaccio fugge dalla nostra pelle. I movimenti di Aloy, la dinamicità della natura e la vibrante resa artistica che abbiamo contemplato non lascerebbe indifferente nessuno. Sembra quasi di poter sentire il solletico di un filo d’erba indomito o la rovinosa perdita di ruggine di qualche macchina della morte.

La storia

Non è insolita infatti la scelta di pubblicare un’esperienza VR dedicata a questo mondo. Sono proprio gli scorci di quel panorama selvaggio a farci mordere con forza il bisogno di gettarsi nella mischia, come se volessimo sprofondare in un’altra era. La natura stessa di Horizon Forbidden West trae forza dal motore grafico, poiché riesce a dar sfogo al male che ha permesso alla Piaga Rossa di serpeggiare sulla terra. I cambiamenti climatici e la furia delle tribù straniera hanno piegato e sottomesso la realtà che Aloy pensava di conoscere. Questo inevitabilmente apre le porte a un bestiario ancora inedito e a minacce ben più pericolose di quelle che abbiamo contemplato pascolare nel primo capitolo.

La storia ha difatti degli evidenti rimandi ad alcune diatribe sull’ecologia e al rischio inesorabile nell’aspettare con pigrizia il collasso del mondo. Lo spartiacque per eccellenza della trama sembra avere come focus l’aspra guerra di Regalla. Ella è apparentemente una leader spietata e bieca, a capo dei Tenakth, che nutre un forte risentimento per la tribù dei Carja. Sylens è invece un personaggio criptico e indecifrabile che già abbiamo osservato nel primo capitolo, ma che sembra aver acquisito interessi che vanno ben oltre la nostra attuale comprensione della trama. La fonte del suo potere per controllare le macchine e il motivo del suo ruolo sulla scacchiera degli eventi sono senza dubbio il mistero più fitto che aleggia nelle terre selvagge. Le premesse narrative e artistiche però si intrecciano con quelle di un action RPG che profuma di ambizione.

Gameplay

Sappiamo per certo che la caccia di Aloy ora non si limiterà al semplice sgusciare nella natura, poiché saranno accessibili acqua e cielo. Se da un lato si evince una potenzialità inaspettata nei viaggi subacquei che potrà intraprendere la nostra beniamina, dall’altra saremo in gradi di solcare le nuvole, magari sorvolando aree che attendono solo la nostra visita. La stessa complessità tecnica della macchina da guerra erranti delle zone selvagge imporrà un arsenale migliore e un acume decisamente più fine. Ciò che è stato confermato è la presenza di un’inventario ricco di soluzioni alternative e stimolanti, che ci permetteranno di sfruttare diverse nuovi armi in dotazione. Laddove il pericolo si fa più opprimente, Aloy risponde a colpi di intelligenza.

La leggiadra libertà di gameplay promessa si sposa molto bene con le qualità di performance garantite su PlayStation 5, che toccano i 60 fps e sfruttano al meglio le potenzialità del ray-tracing d'avanguardia. Si potrà scorrazzare da una parte all'altra nel Proibito Ovest nel modo che si riterrà più opportuno e soddisfacente: dalle immancabili cavalcature mozzafiato, alle planate inaspettate, passando per metodi decisamente più grossolani, come pericolanti arrampicate al battisoffia.

Quest'ultime saranno sfruttabili ogni dove, poiché tutte le alture saranno scalabili con un pizzico di ingegno, ma quando non sarà possibile farlo, dovremmo ricordarci della possibilità di nuotare negli specchi d'acqua. Fortunatamente i tempi di immersione sono stati levigati e migliorati sotto diversi aspetti, garantendo diversi stili di nuoto e una riserva d'ossigeno illimitata, così da non tediare l'esplorazione dei fondali. Nota di merito, che desta sicuramente curiosità maggiori, è l'albero delle abilità ristrutturato e ora diramato in sei vie diverse, ciascuna propedeutica a un approccio ludico unico.