Cosa definisce, nell'odierno panorama videoludico, una grande espansione? D'altronde, il mercato è saturo di contenuti aggiuntivi che si limitano a offrire il solito "more of the same", estensioni quantitative che allungano la durata di un titolo senza arricchirne l'anima. Le espansioni memorabili, invece, sono quelle che osano deviare dal sentiero battuto, quelle che utilizzano il mondo di gioco come una tela per dipingere un quadro nuovo, con colori e tonalità inaspettate. Fortunatamente, L’Ordine dei Giganti, il nuovo capitolo narrativo per Indiana Jones e L’antico Cerchio, appartiene a questa rara e preziosa categoria.
Più che una semplice appendice, questo DLC si configura come una discesa. Una discesa letterale, nelle viscere umide e dimenticate di Roma, e una discesa figurata, in un abisso di misticismo, orrore archeologico e fede che costringe il nostro pragmatico eroe a fronteggiare i limiti della sua stessa, incrollabile razionalità. È un viaggio più cupo, un'esperienza intima e claustrofobica che funge da perfetto contrappunto all'avventura ad ampio respiro del gioco principale.
Espansione in ogni lato
Il primo passo di questa discesa è di natura puramente logistica, una scelta di design che rivela fin da subito le intenzioni degli sviluppatori: l'espansione, infatti, non è un contenuto separato accessibile dal menu principale, ma si innesta con precisione chirurgica all'interno della campagna, richiedendo al giocatore di aver raggiunto un punto specifico della trama. Se da un lato questa decisione potrebbe generare una certa frustrazione in chi, per sfortuna o per scelta, ha perso i propri salvataggi, dall'altro rafforza potentemente l'idea che questa non sia un'avventura a parte, ma un capitolo organico, una ferita che si apre nel cuore della storia che già conosciamo per trascinarci altrove. L'incontro con il giovane e tormentato Padre Ricci fuori dalle mura vaticane non è un nuovo inizio, ma l'apertura cigolante di una botola su un mondo sotterraneo che pulsa di segreti indicibili.
Da questo momento, il gioco ci strappa via la Roma da cartolina, la città del sole dorato e delle rovine maestose, per rivelare la sua vera natura: una sottile e fragile crosta di civiltà, tesa sopra un labirinto chilometrico di storia sepolta, culti pagani e terrori sopiti. L'ambientazione è la vera, indiscussa protagonista. MachineGames orchestra una magistrale sinfonia di claustrofobia e sacralità, trasformando la semplice esplorazione in un'esperienza che sconfina nell'horror psicologico. L'eccezionale sound design, così come nell'opera principale, è un complice fondamentale in questa operazione: il silenzio è rotto solo dal gocciolio costante dell'acqua, dall'eco dei nostri passi, da lontani e inquietanti canti rituali o dall'improvviso scuttling di creature invisibili nell'oscurità.
Le catacombe non sono semplici corridoi, ma le vene di un organismo antico e oscuro, dove l'uso sapiente delle luci soffuse e di un buio quasi materico genera una tensione palpabile. Il level design asseconda magnificamente questa discesa con una verticalità vertiginosa, facendoci calare in cunicoli paleocristiani adornati di affreschi sbiaditi, in mausolei sommersi dove l'acqua riflette minacciosamente la luce della torcia, e in antiche fognature romane che trasudano secoli di abbandono. È un'archeologia del terrore, un'esplorazione che sa di polvere, di umidità e di segreti che, forse, avrebbero fatto meglio a rimanere sepolti.
Tra religione, politica e misteri
Parallelamente a questa discesa fisica, se ne compie una di natura narrativa e psicologica. La trama, incentrata sulla ricerca di una reliquia legata al mito biblico dei Nephilim – i giganti nati dall'unione tra angeli e mortali – spinge Indiana Jones ai confini del suo proverbiale scetticismo. La sua intera visione del mondo, fondata su prove tangibili, reperti storici e metodo scientifico, viene sistematicamente messa in crisi. La scrittura, solida e mai inutilmente verbosa, affida a dialoghi incisivi e a documenti ben nascosti il compito di costruire una lore affascinante e terrificante, dove la minaccia non è un esercito nazista, ma un culto millenario che sembra in grado di manipolare la storia stessa.
In questo viaggio spirituale, la figura di Padre Ricci è un co-protagonista eccezionale. Non è una semplice spalla, ma il perfetto contraltare di Indy: se il nostro eroe è l'uomo di scienza costretto a confrontarsi con la fede, Ricci è l'uomo di fede che si scontra con una versione orrorifica e perversa di essa. Il loro dialogo è un continuo scambio tra dubbio e certezza, tra paura e dovere, e la fragilità del sacerdote, il suo conflitto interiore, lo rendono un personaggio profondamente umano e indispensabile per decifrare l'enigma centrale. La narrazione si arricchisce ulteriormente con la presenza sullo sfondo di figure storiche come Mussolini, non un antagonista diretto, ma una pedina inconsapevole in un gioco esoterico molto più grande, un dettaglio che aggiunge un ulteriore, inquietante strato di lettura politico-mistica alla vicenda.
Anche le meccaniche di gioco si evolvono per adattarsi a questo viaggio nelle tenebre: vengono introdotti nuovi enigmi ambientali, squisitamente tematici, che non si basano sulla mera manipolazione di oggetti, ma sulla decifrazione della simbologia romana e paleocristiana, costringendo il giocatore a osservare affreschi, allineare simboli e interpretare antichi testi. L'introduzione di nuovi strumenti, come la torcia al magnesio per rivelare iscrizioni nascoste, è una metafora perfetta dello scopo del DLC: fornire nuovi strumenti per squarciare il velo dell'oscurità. Il bilanciamento tra esplorazione, risoluzione di puzzle e combattimento rimane eccellente, creando un ritmo che alterna momenti di quiete riflessiva a improvvise e brutali esplosioni di violenza in arene sotterranee, dove ci si scontra con gladiatori moderni, fanatici del culto che hanno trasformato il Colosseo in un tempio di sangue.
Non ci si nasconde dietro le ombre
Nonostante ciò, anche in questa discesa quasi impeccabile, si incappa in qualche inciampo che tradisce l'eredità del gioco base. I punti deboli dell'opera principale, infatti, riemergono proprio quando l'oscurità dovrebbe renderli meno evidenti. Le sezioni stealth continuano a essere l'anello debole della catena, mentre l'intelligenza artificiale dei nemici è rudimentale: pattugliano aree lungo percorsi prevedibili e la loro reazione all'allerta è spesso goffa, trasformando momenti di potenziale alta tensione in semplici formalità da sbrigare con la forza bruta. Allo stesso modo, un paio di enigmi centrali soffrono di una logica eccessivamente criptica, che sembra più interna agli sviluppatori che organicamente deducibile dal giocatore, causando picchi di frustrazione che spezzano un'immersione altrimenti impeccabile.
Parliamo, però, di difetti minori, di piccole crepe in una struttura monolitica e imponente. Al termine delle sue sei/otto ore – una durata che si avvicina a quella di un gioco completo e la dice lunga sulla sua densità – L’Ordine dei Giganti ci riporta in superficie, ma ci restituisce cambiati. Non si è semplicemente completata una nuova questline, ma si è vissuta un'esperienza stratificata, memorabile e tematicamente audace; è la dimostrazione di come un'espansione possa e debba essere: non un allungamento, ma un approfondimento. Un capitolo essenziale che non solo espande il mondo di Indiana Jones, ma ne esplora le ombre, parlando un linguaggio più adulto e inquieto, e lasciando che le domande che solleva – sulla fede, sulla storia e sull'oscurità che giace sotto la superficie del nostro mondo – risuonino a lungo dopo i titoli di coda.
Tiriamo le somme sul DLC di Indiana Jones e l'Antico Cerchio
L’Ordine dei Giganti segna un raro esempio di espansione capace di distinguersi davvero nel panorama odierno, non per quantità ma per profondità. Lungi dall’essere un semplice contenuto aggiuntivo, il DLC di Indiana Jones e L’Antico Cerchio è un viaggio nelle viscere di Roma e, al tempo stesso, nella psiche e nella fede, che mette in crisi la razionalità granitica del celebre archeologo. L’atmosfera claustrofobica e sacrale delle catacombe, sostenuta da un level design verticale e da un sound design di altissimo livello, trasforma l’esplorazione in un’esperienza che sfiora l’horror psicologico, in cui ogni corridoio umido e ogni affresco sbiadito raccontano un pezzo di un mondo sepolto e inquietante.
La narrazione, incentrata sul mito dei Nephilim, spinge Indiana Jones a misurarsi con i limiti del proprio scetticismo e trova nel tormentato Padre Ricci un co-protagonista straordinario, capace di incarnare il contraltare spirituale di Indy. Il loro confronto continuo tra fede e ragione dona al racconto una profondità rara, mentre le nuove meccaniche arricchiscono l’esperienza senza snaturarla. Certo, non mancano i difetti ereditati dal gioco base, come un’intelligenza artificiale nemica ancora prevedibile o puzzle talvolta troppo criptici, ma restano ombre marginali di fronte a un’espansione che dura quanto un piccolo gioco completo e lascia un segno indelebile.
Insomma, L’Ordine dei Giganti non si limita ad aggiungere contenuti: amplia, approfondisce e mette in discussione il mondo di Indiana Jones. È un capitolo imprescindibile, tematicamente più maturo e inquieto, che invita il giocatore a riflettere su fede, storia e misteri sotterranei ben oltre i titoli di coda.