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Indika, la sottile linea tra bene e male | Recensione

La nostra recensione di Indika, gioco indie sviluppato da Odd Meter e disponibile per PC, PS5 e Xbox Series X|S in cui si impersona una giovane monaca.

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a cura di Giulia Serena

Editor

Bene e male. Buono e cattivo. Giusto e sbagliato. Dio e Demonio. Sin dalla nascita viviamo con queste dicotomie in testa, imposte a noi dalla società e da millenni di storia; ma è davvero così netta la linea che separa questi cardini, oppure fingiamo che lo sia per sentirci meno in colpa dei nostri peccati? A indagare su questo tema è Indika, gioco indie sviluppato da Odd Meter e disponibile per PC, PS5 e Xbox Series X|S

Ambientati nella Russia del XIX secolo, questo titolo esplora temi di fede, traumi e identità attraverso gli occhi di una giovane monaca di nome Indika (ndr. cercherò di fare meno confusione possibile tra il nome della protagonista e del gioco). All'inizio dell'avventura veniamo catapultati nel paesino rurale in cui si trova il suo convento: un ambiente brullo, freddo e privo di vita, un po' come il cuore della protagonista, la quale è stata forzata a intraprendere la via religiosa. 

Scopriamo ben presto, infatti, che Indika è tormentata da voci interiori e lotta con problemi di salute mentale, sentendosi fuori posto tra le sue sorelle del convento. In tal senso è impossibile non fare immediatamente un paragone con Hellblade ma, al contrario delle numerose furie che torturano Senua, la giovane monaca litiga solamente con una voce nella sua testa: quella del Diavolo.  

Durante il suo viaggio, il cui obiettivo è quello di consegnare una lettera a un monastero vicino, questa voce interiore tornerà molto spesso a infastidire la protagonista, esprimendo giudizi, commentando le sue scelte e, soprattutto, tentandola a peccare. Per quanto la giovane monaca cerchi in tutti i modi di combattere questa voce, siamo noi giocatori a subire i loro battibecchi, venendo portati a riflettere sugli scambi di battute che abbiamo appena ascoltato.

Il Diavolo veste... una tunica

Indika - il gioco - non esita, dunque, a esplorare temi complessi e a volte controversi, con la narrazione che affronta direttamente i temi della religione istituzionale e della Chiesa ortodossa russa, con critiche evidenti alla loro influenza e ai loro insegnamenti. La lotta interna della protagonista tra fede e tentazione è costante, venendo tormentata con i suoi desideri più intimi e le sue paure.

"La lotta interna della protagonista tra fede e tentazione è costante"

Il gioco utilizza anche altre meccaniche oltre alle voci interiori per approfondire questi temi. Dovrete, infatti, raccogliere oggetti religiosi appartenenti alla fede ortodossa e accendere candele presso le figure dei santi; il tutto vi assegnerà punti utilizzabili in un albero delle abilità con attributi come "pentimento" e "colpa". Tuttavia, l'opera sottolinea ripetutamente l'inutilità di questi punti, suggerendo, dunque, una critica al valore solamente percepito ma effettivamente inutile delle pratiche religiose tradizionali. 

Insomma, non c'è un vero e proprio sviluppo del personaggio in Indika, ma d'altronde non è neanche necessario: il gameplay combina esplorazione e puzzle ambientali, per cui dovrete farvi strada attraverso paesaggi desolati e per lo più disabitati, risolvendo enigmi che variano da manipolazioni ambientali a "sfide spirituali". 

Cosa significa "sfide spirituali"? Ve lo spiego subito. In un certo punto dell'avventura il Diavolo si impossesserà di Indika al punto da non limitarsi a essere una voce che risuona nella sua testa, bensì le provocherà un'allucinazione capace di trasformare l'ambiente circostante. La monaca potrà poi riportare tutto alla normalità pregando, dando vita così a un puzzle più originale e interessante rispetto ai classici "tira una leva, sposta una cassa" e via dicendo. 

Indika non sa chi Indika sia

Purtroppo, però, questa meccanica non viene sfruttata nel corso del gioco, mentre avrebbe potuto conferirgli maggiore diversità. In compenso vi è un'altra meccanica che funge da intermezzo tra i vari capitoli, ovvero l'inclusione di sequenze di flashback in stile 16-bit e dal genere platform, le quali offrono uno sguardo sul passato di Indika e i passaggi che l'hanno portata a diventare monaca. Questi segmenti non solo arricchiscono la trama, ma forniscono anche una pausa dal filo narrativo principale, permettendo di esplorare la storia del personaggio in modo più interattivo rispetto che guardare delle semplici cutscene.

Chiaramente, è la narrazione a essere uno degli aspetti più affascinanti di Indika: oltre ai disturbi interiori della protagonista, la trama ruota attorno al suo incontro con un condannato fuggito dal carcere di nome Ilya, il quale sostiene di sentire la voce di Dio ed è gravemente ferito. Convinta di poterlo guarire portandolo al cospetto di un oggetto sacro considerato miracoloso, Indika si unisce a lui, dando così vita a discussioni filosofiche e confronti che rivelano il loro passato e mettono in discussione la loro percezione della realtà.

"è il gameplay a rappresentare la nota carente di Indika"

Senza fare spoiler, la relazione tra Indika e Ilya aggiunge poi ulteriori strati di complessità alla trama, culminando in un finale tanto prevedibile quanto comunque molto godibile. Mentre la storia è più che riuscita, dunque, è il gameplay a rappresentare la nota carente di Indika, essendo alquanto semplice e privo di complessità rispetto ad altri titoli dello stesso genere. Inoltre, c'è da dire anche che l'opera si conclude in circa 4 ore, non prestandosi alla rigiocabilità e non includendo modalità di gioco.

Infine, vale la pena parlare del comparto tecnico dell'opera, il quale di certo non fa gridare al miracolo. Seppur graficamente sia molto godibile, soprattutto per quanto riguarda i volti dei personaggi, ci troviamo dinanzi a un lavoro tutt'altro che perfetto: i tagli tra i filmati e il gameplay in-game sono tanto netti da dare quasi fastidio, gli ambienti sono tutti molto simili tra loro e, in generale, sono scarni. 

Per quanto le scene flashback siano particolarmente interessanti, con un'estetica a 16 bit che contrasta nettamente con il paesaggio brullo della Russia del XIX secolo, e contribuiscano a creare un'atmosfera positivamente bizzarra, si tratta comunque di un gioco che si erge unicamente sulla propria componente narrativa. Inoltre, va specificato che al momento è assente la localizzazione in italiano, sia per quanto riguarda il doppiaggio che i sottotitoli, per cui se state pensando di acquistarlo è decisamente un elemento da tenere in considerazione.

Voto Recensione di Indika


7.5

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Narrazione originale e ricca di spunti riflessivi

  • Sequenze in 16 bit che raccontano il passato della protagonista

  • Provocativo al punto giusto

Contro

  • Gameplay estremamente facile e carente di attività o elementi aggiuntivi

  • Non perfetto a livello tecnico

  • Titolo che si conclude in poche ore e non si presta a essere rigiocato

Commento

Insomma, Indika è un'esperienza a dir poco unica che unisce una narrazione profonda e tematicamente ricca con un gameplay che, pur non essendo rivoluzionario, integra perfettamente gli elementi della storia. Sebbene il gioco presenti evidenti carenze in termini di complessità del gameplay e sviluppo dei personaggi, riesce comunque a offrire un'esperienza memorabile e, al contempo, riflessiva, portandoci a mettere in dubbio veramente la sottile linea che separa il bene dal male. Se avete voglia di immergervi in una trama che nelle sue circa quattro ore di durata vi porterà in una Russia tanto fredda e desertica quanto affascinante, Indika potrebbe fare al caso vostro. 
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