Expedition 33: la sua mancanza più grande è stata spiegata dagli sviluppatori

La scelta di eliminare la minimappa per un'esperienza più immersiva: il direttore creativo svela la filosofia di design dietro Expedition 33

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

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La navigazione nei mondi virtuali dei videogiochi ha subito profondi cambiamenti nel corso degli anni, ma pochi sviluppatori osano sfidare convenzioni radicate come la presenza della minimappa. Guillaume Broche, creative director di Clair Obscur: Expedition 33, ha fatto proprio questo, scegliendo deliberatamente di eliminare questo elemento che molti considerano indispensabile nei JRPG moderni. 

La sua decisione, che ha sollevato numerose domande nella community di giocatori fin dal lancio del titolo, nasconde una filosofia di design profondamente radicata nell'esperienza immersiva che vuole offrire al pubblico.

Durante un'intervista (potete trovarla qui) rilasciata al canale YouTube Sodapoppin, Broche ha condiviso le motivazioni dietro questa scelta audace. La sua riflessione parte da un'osservazione personale: giocando ad altri RPG, si è reso conto di trascorrere circa il 90% del tempo con lo sguardo fisso sulla minimappa anziché ammirare gli scenari circostanti. Questa abitudine lo ha portato a chiedersi quale fosse il senso di creare mondi dettagliati e suggestivi se i giocatori finiscono per ignorarli.

L'interfaccia di Clair Obscur: Expedition 33 (acquistabile su Instant-Gaming) è stata quindi progettata con un approccio minimalista, riducendo al massimo gli elementi a schermo per favorire l'immersione nel mondo di gioco. Broche e il suo team hanno investito enormi risorse nella creazione di scenari coinvolgenti, e l'assenza della minimappa rappresenta un invito esplicito ai giocatori a esplorare attivamente l'ambiente, prestando attenzione ai dettagli visivi e alle indicazioni contestuali.

Questa filosofia si inserisce perfettamente nella tradizione della scuola francese di design videoludico, che ha sempre privilegiato l'immersione e la pulizia visiva rispetto all'accumulo di informazioni a schermo. Non è un caso che Broche si collochi nella stessa linea di pensiero di autori come Michel Ancel con il suo Peter Jackson's King Kong o Eric Chahi con Another World, titoli che hanno fatto della pulizia dell'interfaccia un elemento distintivo della loro identità.

La scelta di eliminare la minimappa rappresenta quindi una dichiarazione d'intenti: costringere il giocatore a osservare realmente il mondo circostante, a memorizzare i percorsi, a sviluppare un senso di orientamento basato sugli elementi ambientali piuttosto che su un aiuto grafico. È un invito a un'esperienza di gioco più consapevole e immersiva, dove l'esplorazione diventa parte integrante del gameplay e non solo un mezzo per raggiungere l'obiettivo successivo.

Disponibile per PC, Xbox Series X|S e PlayStation 5, Clair Obscur: Expedition 33 si distingue quindi dalla massa non solo per le sue meccaniche di gioco, ma anche per un approccio al design che privilegia l'immersione e il coinvolgimento diretto del giocatore. In un panorama videoludico sempre più affollato di indicatori, obiettivi e aiuti visivi, la scelta di Broche rappresenta una ventata d'aria fresca che invita a ripensare il modo in cui interagiamo con i mondi virtuali.

Questa filosofia di design controcorrente richiede certamente un periodo di adattamento da parte dei giocatori abituati alla presenza costante di una minimappa, ma offre in cambio un'esperienza di gioco più profonda e consapevole, dove ogni scorcio e ogni dettaglio ambientale acquisiscono un'importanza nuova. Una dimostrazione che, talvolta, sono le assenze più che le presenze a definire l'esperienza di un videogioco.

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In settimana, quando riesco, gioco un'oretta al giorno... A volte non ricordo nemmeno la strada per casa... come potrei mai memorizzare percorsi e/o dettagli ambientali...
Perlomeno date l'opportunità di attivarla o disattivarla...
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