Shadow of the Tomb Raider, abbiamo provato per diverse ore la nuova avventura di Lara

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a cura di Yuri Polverino

Qualche mese fa vi avevamo raccontato di un nostro viaggio in quel di Londra, dedicato alla prima, vera prova di Shadow of the Tomb Raider, nuovo e ultimo capitolo della trilogia di formazione di Lara Croft sviluppata da Eidos Montreal e Crystal Dynamics. Le impressioni furono decisamente positive, orfane però di un parere più corposo che poteva scaturire solamente da una prova più sostanziosa. Nelle scorse settimane, questo contatto più longevo e chiarificatore è arrivato: nella bellissima cornice della Microsoft House di Milano, abbiamo giocato per ben cinque ore a Shadow of the Tomb Raider, rivivendo il prologo che già avevamo conosciuto tempo addietro ma questa volta spingendoci più avanti; abbiamo affrontato giaguari, abbiamo imparato a sopravvivere e abbiamo goduto di panorami mozzafiato. Quest'ultima avventura di Lara, ora possiamo dirlo con fermezza, promette davvero grandi cose.

La storia prende piede dopo gli avvenimenti di Rise of the Tomb Raider. Lara è in una spedizione con destinazione l'America Latina, con lo scopo di recuperare un'antica reliquia Maya che, in qualche modo, è connessa a suo padre. Trinity, un'organizzazione paramilitare che investiga sul sovrannaturale, brama questa reliquia per "riscrivere il mondo".

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Elementi dal puro stampo adventure si fondono quindi con una narrativa che, oltre a dedicarsi allo sviluppo dei protagonisti - in particolare Lara - ha come grande obbiettivo quello di regalare ai giocatori una storia "conclusiva" appassionante, ricca di fascino e mistero, sfruttando ambientazioni straordinariamente accattivanti e che svolgeranno un ruolo fondamentale nell'economia della storia. Non è un caso che il prologo abbia una struttura da tutorial piuttosto immersiva: nelle primissime fasi di gioco ci viene presentato il paesaggio che circonda la cittadina messicana dove va in scena questa prima sequenza, prima di spostarsi, letteralmente, nella giungla.

La cura per i dettagli è evidente e impossibile da trascurare: dalla sinergia di movimento che regola i vari cittadini presenti nella piazza (che parlano e interagiscono continuamente fra loro) ai colori e ai suoni che invadono ogni via di questo piccolo e umile agglomerato urbano. Shadow ot the Tomb Raider sembra volersi avvicinare sempre di più ad Uncharted 4; fatti i doverosi distinguo, bisogna comunque riconoscere alla serie di Square Enix una curva di crescita piuttosto importante, che trova conferme nel gameplay di questo terzo capitolo.

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Come tradizione vuole, Tomb Raider mischia sapientemente azione, esplorazione ed enigmi ambientali ambiziosi e ben congeniati. Nella prima ora del gioco, si possono ritrovare tutti questi elementi che mostrano in modo chiaro il salto in avanti di questo terzo capitolo. Dopo aver individuato un bersaglio sensibile, Lara dovrà attraversa una vecchia costruzione Maya, ricavata all'interno di una montagna, per recuperare il prezioso manufatto che la Trinità vuole a tutti i costi.

"Abbiamo riposto grande attenzione nella creazione delle tombe e dei puzzle ambientali. In ufficio, il nostro collega che si occupa in modo diretto di quest'aspetto del gioco ha addirittura costruito dei modellini perfettamente funzionanti. Speriamo di mostrarli attraverso qualche filmato di backstage o all'interno di un artbook dedicato." A parlare sono Jason Dozois (Narrative Director) e Heat Smith (Lead Game Designer), figura con le quali abbiamo chiacchierato dopo il nostro handson.

L'amore per i dettagli è palese durante queste escursioni all'interno delle tombe Maya: l'ambiente è curato, immersivo e gli enigmi da risolvere sono stimolanti, mai troppo complicati ma piuttosto caratterizzati dalla necessità di studiare il meccanismo per poi avere la giusta intuizione. Costruire sezioni troppo tediose avrebbe forse scoraggiato una fetta d'utenza, che invece avrà la possibilità di godere anche di queste parti del gioco, senza tralasciare il divertimento. Usciti dalla primissima tomba Maya, Lara dovrà utilizzare le sue abilità da predatrice per superare un manipolo di avversarsi che si troverà davanti. Le possibilità sono sostanzialmente due, che trovano poi differenti declinazioni di cui parleremo in seguito: stealth e forza bruta. La giungla giocherà un ruolo fondamentale in Shadow of the Tomb Raider, e l'idea degli sviluppatori è quella di rendere Lara una vera macchina da guerra, che predilige tattiche elusive per poi ricorrere, solo in casi estremi, a fucili di alto calibro e pallottole. A questo proposito, abbiamo voluto chiedere consigli su quali tattiche utilizzare per godere a pieno dell'esperienza.

"Lara ora è un personaggio diverso, maturo, che sa quello che vuole. La giungla le offre l'opportunità di essere una predatrice perfetta, attaccando il nemico per poi nascondersi e studiare la prossima mossa. Pensiamo che il modo migliori per godere del titolo sia proprio questo, ma non mancheranno altre opportunità."

Se da una parte dunque le tattiche stealth sono ben riusciti e si fondono in modo quasi perfetto con l'ambiente di gioco, lo shooting risulta invece un po' frenetico e talvolta impreciso. Non esiste un sistema di coperture, in modo tale da stimolare il movimento, e l'IA dei nemici risulta facile da eludere; tenderanno infatti ad attaccare, e basterà posizionarsi nel modo giusto per eliminare ogni minaccia. Anche quando si tratta di non farsi notare i nemici sembrano un po' troppo distratti, ma ci è stato assicurato che il gioco è ancora in fase di bilanciamento e alcuni di questi aspetti verranno migliorati.

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Come la nuova trilogia di Lara ci ha insegnato, crafting ed esplorazione sono parti integranti del gameplay. In Shadow of the Tomb Raider sarà possibile - e doveroso - raccogliere risorse in giro per la giungla, con le quali migliorare l'arsenale della protagonista. Non sono le armi di Lara saranno potenziabili, ma avremo anche uno skill tree che darà l'opportunità di investire in alcune capacità specifiche, quali lo stealth e la caccia.

Il senso di progressione sembrerebbe molto ben scandito, e per potenziare al massimo tutto quanto sarà necessario dedicare diverse ore anche alle "quest secondarie", che sbloccheranno potenziamenti e abilità specifiche. Chi vorrà godere semplicemente della storia, andando spediti verso la metà, dovrà quindi fronteggiare con coraggio una difficoltà che aumenterà gradualmente e che senza i dovuti miglioramenti a skill e arsenale potrebbe mettere in serie difficoltà.

"Abbiamo creato quest'esperienza in modo tale che i giocatori potessero decidere come affrontare la storia. Dedicarsi anche alle missioni opzionali vi darà la possibiltà di trarre il massimo da Lara; al contrario, avventurarsi nelle fasi avanzate della storia senza il giusto set-up richiederà molto più impegno." Heat Smith.

Smith ha le idee chiare, che trovano riscontro in un'altra interessante dinamiche di Shadow of the Tomb Raider. All'interno del gioco esistono infatti tre diverse località, che potremmo definire HUB, dove si può approfondire un po' di più la lore del gioco, raccogliere missioni secondarie e vedere i comportamenti delle diverse cultura che incontreremo. Potremmo utilizzarle come una sorta di campo base, ognuno con caratteristiche diverse, che vi daranno accesso a contenuti "laterali" alla storia principale. Con questo terzo capitolo, l'impressione che traspare è quella di voler creare una produzione davvero completa sotto tutti i punti di vista, capace quindi di soddisfare le esigenze di tutti i videogiocatori amanti delle avventure dallo stampo cinematografico che però non dimentichino anche aspetti di gameplay di un certo livello.

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Se da una parte l'esplorazione è dunque molto importante, dall'altra potrebbe subentrare la poca voglia di intraprendere compiti non prettamente necessari, soprattutto quando si entrerà nel vivo della storia. In questo momento, l'estetica di Shadow of the Tomb Raider gioca un ruolo molto importante. Se le animazioni facciali non si possono definire incredibili, il colpo d'occhio sull'ambientazione invece è notevole: la giungla, verdeggiante e rigogliosa, offre un panorama che invoglia il giocatore a curiosare, alla scoperta magari di antichi manufatti e tombe che, ve lo assicuriamo, vi metteranno alla prova e al contempo saranno una delizia per gli occhi.

Lo studio nei confronti delle civiltà che popolavano l'America Latina è evidente nel momento in cui vi addentrerete in queste antiche rovine; nonostante qualche licenza poetica più che giustificata - e in qualche modo doverosa - le ricostruzioni sono precise e ammalianti, soprattutto per grandezza e resa finale.

Concluso il longevo handson, e terminata l'intervista, abbiamo comunque voluto chiedere se questa nuova trilogia d'origini di Lara avrà un futuro. Ora che il personaggio è definitivamente stato "riscritto", si sono potenzialmente aperte le porte ad altre moltissime, entusiasmanti storie. La risposta di Jason Dozois e Heath Smith è stata piuttosto chiara. "Lara ha tanto da dire, noi amiamo questo personaggio. Prima di pensare al futuro, ovviamente vogliamo concentrarci al massimo su questo terzo capitolo. Il futuro, però, è sicuramente ricco di opportunità."

Conclusioni

Questo nuovo incontro con la produzione di Square Enix ci ha definitivamente rassicurato su quella che sarà l'offerta di Shadow of the Tomb Raider. Un gioco d'avventura piuttosto completo e ambizioso, che vuole continuare sulla strada tracciata dai predecessori senza però dimenticarsi di migliorarsi. Dal comporta tecnico al gameplay puro, questo nuovo capitolo dell'epopea di Lara sembra avere le carte in regola per lasciare un segno nel cuore dei fan del personaggio, e continuare la tradizione dei grandi giochi d'avventura che, dopo Nathan Drake, ritrovano un altro grandissimo personaggio che ora è veramente pronto a dare il meglio di sé.


Tom's Consiglia

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