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Thymesia | Recensione di un Souls-Like che non osa ma diverte

Thymesia è una di quelle produzioni in grado di sorprendere per la sua capacità di prendere spunto in maniera rispettosa.

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a cura di Andrea Maiellano

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Thymesia ha saputo attrarre l’attenzione del pubblico fin dalla sua presentazione, grazie a un comparto artistico che si rifà a quel periodo Vittoriano tanto caro ai fan di Bloodborne. Per quanto riguarda noi, invece, fino a che non abbiamo avuto l’occasione di provarlo a fondo, ci sembrava uno dei tanti esponenti del genere action-rpg che, ispirandosi al filone souls-like, sarebbe approdato sul mercato sul finire di un 2022 che ha visto Elden Ring catalizzare completamente l’attenzione di pubblico e critica nella prima metà dell’anno. 

Negli ultimi anni, fra Mortal Shell, The Surge, Lords of The Fallen e moltissime altre produzioni che hanno provato a rinnovare la formula resa celebre da From Software, abbiamo visto talmente tante “copie senz’anima” delle produzioni di Miyazaki, che oramai non riusciamo più a galvanizzarci per dei semplici annunci, restando indifferenti nei confronti di questi titoli fino a che non abbiamo modo di analizzarli a fondo.

Thymesia, però, ha saputo sorprenderci positivamente con le innovazioni che porta con sé. La nuova produzione di Overborder studio, infatti, si approccia al genere di riferimento in maniera decisamente differente, proponendo un paio di meccaniche di gioco inedite e che riescano a dare al progetto una sua identità ben precisa, e inserendole in un gameplay che riprende, con timoroso rispetto, le migliori scelte di game design di altri esponenti celebri del genere.

Thymesia, senza perderci troppo in inutili giri di parole, è una mescola di elementi che si rifanno a Demon’s Souls, Bloodborne, Sekiro e Ninja Gaiden, abilmente amalgamati con l’obbiettivo ultimo di divertire gli appassionati del genere.

In una notte di mezza estate, nel regno di Ermes

In un imprecisato periodo dell’epoca Vittoriana, il regno di Ermes è vittima di un’epidemia di origini alchemiche, la quale sta decimando la popolazione trasformandola in mostruosità assetate di sangue. In questo scenario di chiara ispirazione Bloodborniana, Corvus, un non meglio specificato “agente” con in dosso i classici abiti da medico della peste, è l’unico a conoscenza delle reali cause di questa epidemia e della possibile cura per porgli fine. 

Durante il suo viaggio di ritorno verso la capitale del regno, Corvus si scontra con due figure minacciose che si parano sulla sua strada per impedirgli di procedere, e una di queste lo attacca ferocemente, lasciandolo in fin di vita. Risvegliatosi al Picco Dei Filosofi, Corvus realizza di non ricordare quasi più nulla di quello che gli è accaduto, né di cosa avesse scoperto in merito alla cura per la terribile epidemia che affligge il regno di Ermes. Sarà solo grazie all’aiuto della giovane Aisemy che Corvus potrà rivivere le sue memorie passate, ripercorrere il suo viaggio, ritrovare i suoi poteri e capire come fermare la piaga che affligge il regno. 

Indubbiamente il comparto narrativo di Thymesia non offre niente di realmente originale per gli amanti delle opere di Miyazaki, ma nel suo ispirarsi a molteplici elementi presenti nella narrazione di Bloodborne riesce a mettere in scena una trama piacevole, ben scritta e che riesce a riproporre quella volontà di raccontare la lore del regno di Ermes attraverso gli oggetti reperibili nelle varie aree di gioco. I vari personaggi, Corvus compreso, non risultano mai caratterizzati in maniera categorica, lasciando ampio spazio a tutta una serie di sfumature caratteriali atte a creare dei protagonisti stratificati e mai del tutto buoni o completamente malvagi. 

La longevità non esagerata di Thymesia, infine, ha permesso ai suoi creatori di non esagerare con i sottointesi. Nelle circa dieci ore che abbiamo avuto bisogno per portare a termine la prima volta il titolo, per quanto la narrazione si sia rivelata sibillina in più di una occasione, non ci sono stati aspetti della trama che sono rimasti avvolti nel mistero o aperti alla libera interpretazione. In definitiva, se si riesce a passare sopra al fatto che ci si trovi davanti a una produzione altamente derivativa, la storia raccontata da Thymesia intrattiene con intelligenza il giocatore, spingendolo a esplorare per scoprire che cosa sia successo al regno di Ermes, conoscere le storie dei suoi abitanti e scoprire il passato di Corvus.

Fra paludi e cattedrali gotiche

La progressione di gioco proposta da Thymesia ci ha riportato alla mente, seppur in maniera molto labile, la struttura delle aree dell’iconico Demon’s Souls. Per far progredire gli eventi, difatti, Corvus dovrà viaggiare a ritroso nei suoi ricordi, rivivendo i momenti antecedenti al suo incidente svoltisi in alcune aree del regno di Ermes.

Le fasi iniziali dell’avventura offriranno la possibilità di viaggiare esclusivamente attraverso un’unica zona ma, una volta portato a termine il primo ricordo, si potrà scavare più a fondo fra le memorie di Corvus, accedendo a nuove aree di quella zona specifica e andando a compiere incarichi minori o ad affrontare nuove boss fight. Questo permetterà a Aisemy di far rammentare al protagonista la totalità dei fatti svoltisi in una specifica area, permettendogli di ricostruire al meglio le sue conoscenze antecedenti all’incidente.

Terminare il primo ricordo disponibile in un’area, inoltre, permetterà di accedere a una nuova zona del regno di Ermes, offrendo al giocatore una progressione che si andrà a diramare sia orizzontalmente, andando a sbloccare le varie aree di gioco, sia verticalmente, cimentandosi nel completamento di una serie di ricordi svoltisi in una specifica zona.

Se da un lato comprendiamo che gli sviluppatori non abbiano voluto rischiare di fallire nel tentativo di realizzare un’open map, dall’altro versante abbiamo trovato questa soluzione leggermente troppo conservativa e indubbiamente dettata dal non voler osare troppo. Questa sensazione la si può percepire a ogni passo mosso all’interno delle differenti aree di gioco presenti in Thymesia, le quali presentano una struttura lineare, fin troppo marcata, che per quanto provi a risultare votata all’esplorazione grazie a una pletora di sentieri nascosti, collezionabili celati dietro ad aree apparentemente inaccessibili e le canoniche scorciatoie atte ad assottigliare i tragitti da percorrere fra un punto di ristoro e l’altro, si rivelerà per la maggior parte dell’avventura composta da una serie di aree ricolme di nemici, che si alterneranno fino a raggiungere il boss finale della zona. 

Non fraintendeteci, non consideriamo questa linearità come un difetto, quanto più come una scelta eccessivamente comoda, specialmente quando si può riscontrare, approfondendo l’esplorazione delle aree di gioco dedicandosi alle missioni secondarie che si sbloccheranno con il procedere dell’avventura, come gli sviluppatori potessero permettersi di osare un pochino di più e far brillare alcune delle ispirate planimetrie che hanno realizzato per Thymesia.

La scelta di far progredire la storia di Corvus in due direzioni ben precise, invece, ci ha convinto pienamente. Optare per una progressione totalmente lineare avrebbe reso più tediosa l’intera esperienza, mentre il permettere di spostarsi fra le varie aree, scegliendo quali portare a termine per prime, riesce a evitare che il level design risulti troppo ridondante, permettendo di cambiare zona quando iniziano a subentrare i primi sentori di tedio, ottenendo lo scopo di includere una buona dose di varietà all’intera esperienza offerta da Thymesia.

Ne ferisce più l’artiglio che la lama

Il combat system di Thymesia è, indubbiamente, l’aspetto più interessante della produzione di OverBorder Studio. Riuscendo a mescolare un paio di ottime idee a elementi presi da Sekiro, Bloodborne e Ninja Gaiden, la frenesia ragionata offerta dai duelli all’arma bianca di Thymesia ci ha decisamente convinto, anche se prima di riuscirci abbiamo dovuto superare una curva d’apprendimento iniziale, che per molti potrebbe risultare frustrante.

L’elemento centrale del combat system di Thymesia risiede nella necessità di alternare fendenti con la sciabola, attacchi con l’artiglio di Corvus e rapide schivate. Se letto così vi può sembrare il classico pattern alla base di ogni hack ‘n’ slash presente sul mercato, dovete sapere che ogni nemico presente nel titolo è dotato di una doppia barra dell’energia. Quella bianca serve a indicare quante ferite superficiali Corvus potrà infliggergli con la sua sciabola, e fungendo banalmente da scudo, riducendosi dopo ogni colpo inferto dal protagonista, mostrerà una porzione sempre maggiore di una barra verde. Quest'ultima indica la reale energia vitale dei vari avversari, che potrà essere ridotta con estrema facilità colpendo con l’artiglio a disposizione di Corvus. 

La barra bianca presente in ogni nemico, inoltre, potrà rigenerarsi con il passare del tempo, riempiendosi nuovamente fino a ricoprire completamente la barra verde. Questa dinamica, nella sua apparente semplicità, riesce a rendere tremendamente frenetici gli scontri presenti in Thymesia, imponendo al giocatore di concatenare combo di sciabola e artiglio in maniera efficace se non vorrà protrarre ogni scontro per svariati minuti.

Restare sulla difensiva, difatti, non paga, così come risulta deleterio affidarsi solamente all’utilizzo della sciabola, poiché se non si ridurrà conseguentemente alla barra bianca anche quella verde, basterà una manciata di secondi persi a schivare una combo avversaria per vedere l’energia del nostro nemico rigenerarsi del tutto.

In Thymesia, inoltre, non è presente la classica barra della stamina. Per evitare, però, che ogni scontro si riveli troppo caotico e votato completamente all’offensiva più sfrontata, gli sviluppatori hanno optato per introdurre una scelta di game design decisamente peculiare, ovvero l’impossibilità di interrompere un’animazione di attacco. Prima che gli amanti degli action “duri e puri” storcano il naso, in Thymesia si può ovviamente interrompere una combo di colpi se ci si trova costretti a schivare un colpo avversario, ma non sarà possibile fermare un fendente di sciabola una volta cominciata l’azione.

Questo importante dettaglio, unito alla capacità dei nemici di contrattaccare nel bel mezzo di una combo protratta troppo a lungo, serve a spingere il giocatore ad approcciarsi agli scontri sempre in maniera razionale, inanellando con il giusto tempismo combo di sciabola, artigliate e schivate precise. Questo sistema, come accennavamo poc’anzi, richiede un po' di tempo per essere padroneggiato al meglio, ma quando si riesce a comprenderne appieno i fondamenti, regala enormi soddisfazioni.

Considerando che le armi principali di Corvus si limitano esclusivamente alla sciabola e all’artiglio, Thymesia offre una meccanica aggiuntiva al combat system, capace di offrire la giusta varietà all’azione di gioco e un pizzico di strategia. Ogniqualvolta che un nemico sarà stordito, difatti, Corvus potrà caricare un potente colpo d’artiglio il quale, oltre ad annientare l’avversario, ne assorbirà parte della sua essenza alchemica che verrà convertita in una “arma pestilenziale”, un potente strumento di morte che potrà essere sfruttato, almeno inizialmente, una sola volta.

Ognuna di queste armi (che spazieranno fra alabarde, asce, fruste, falci, martelli, spadoni e chi più ne ha più ne metta) non si limiterà a decimare un’ingente porzione della barra verde di un nemico, ma avrà anche un’abilità esclusiva che permetterà al giocatore di sfruttarle al meglio utilizzando un pizzico di strategia. Dall’annientare gli scudi nemici, all’impedire la rigenerazione della barra bianca per un breve periodo di tempo, ognuna di queste armi si rivelerà utile contro determinate tipologie di nemici o di boss.

Per evitare, infine, di vincolarle esclusivamente a un utilizzo singolo, casualmente i nemici presenti in Thymesia lasceranno cadere delle essenze d’arma sotto forma di cristalli, le quali potranno essere utilizzate per sbloccare in maniera definitiva le armi pestilenziali, permettendo a Corvus di equipaggiarle a piacere in ogni punto di ristoro e di utilizzarle rispettando un cooldown che ne definirà il tempo di ricarica.  

In Thymesia non mancano, infine, tutte quelle componenti tipiche degli action-rpg. Fra la possibilità di incrementare le statistiche di Corvus attraverso il consumo delle essenze di memoria (che ovviamente verranno perse ogniqualvolta si morirà), l’opportunità di potenziare le proprie pozioni (incrementandone il numero a disposizione e la loro capacità curativa) e la possibilità di far apprendere delle nuove abilità offensive, e difensive al protagonista, l’impianto di gioco che strizza maggiormente l’occhio al genere RPG si risolve in un timido, ma funzionale, minestrone che raggruppa al suo interno ogni elemento risultato vincente in altre opere del genere. 

Come avrete già inteso semplicemente leggendo questo paragrafo, il combat system di Thymesia pesca a piene mani sia dalle opere di From Software che dagli Hack ‘n’ Slash targati Team Ninja. Il risultato, però, convince pienamente e riesce a offrire un impianto di gioco appagante, le cui uniche pecche sono da ritrovarsi in un bilanciamento della difficoltà che risulta altalenante in alcuni frangenti e la volontà degli sviluppatori nel non osare troppo, andando a proporre un’esperienza che per quanto solida, e soprattutto divertente, risulta eccessivamente conservativa e derivativa.

Thymesia su Xbox Series X

Tecnicamente parlando, Thymesia è una produzione tutto sommato convincente i cui valori produttivi rispecchiano perfettamente il suo essere un titolo sviluppato con un budget contenuto. La visione d’insieme è sempre buona ma risulta chiaro fin dai primi istanti di gioco che non ci si trova di fronte a un titolo tripla A. Non appena si ha la possibilità di immergersi maggiormente all’interno dei vari scenari di gioco, si iniziano a riscontrare tutta una serie di soluzioni tecniche indubbiamente anacronistiche: muri invisibili, scenari spogli, scarsa interattività ambientale e sparute texture a bassa risoluzione. 

I modelli poligonali dei nemici vengono riciclati costantemente, limitandosi a un doveroso lavoro di reskin per differenziarli e renderli coerenti con le varie aree del regno di Ermes, così come l’assenza di quei dettagli atti a restituire la sensazione che i personaggi calchino realmente il suolo restituisce costantemente la sensazione che ogni modello poligonale stia levitando di qualche millimetro. Tutto questo, però, non vuole asserire che Thymesia sia graficamente un brutto gioco; come accennato poc’anzi la visione d’insieme è sempre convincente, le animazioni dei vari personaggi sono realizzate con cura e l’illuminazione riesce a camuffare in maniera intelligente le arretratezze tecniche, semplicemente il titolo avrebbe necessitato di una maggiore cura dei dettagli. 

Per quanto riguarda il comparto artistico c’è ben poco da appuntare, e da elogiare, in quanto Thymesia, come per molteplici altri suoi aspetti, propone un insieme di scenari e situazioni che non sorprendono ma nemmeno deludono. Si passa da paludi velenose, a baraccopoli sospese nel nulla, fino a giungere in cittadine ricolme di architettura Vittoriana e cattedrali gotiche. Tutti i paesaggi di Thymesia trasmettono una sensazione di già visto che però non risulta mai negativa. 

Sul versante delle performance, invece, Thymesia si comporta decisamente meglio rispetto alle varie demo che abbiamo potuto provare nei mesi precedenti, almeno nella sua versione per Xbox Series X. Il frame rate è stabile a 60fps, con la sola eccezione di un evidente stutter, della durata di una manciata di secondi, ogniqualvolta venga caricata una nuova area di gioco. Discorso diverso, invece, per la risoluzione che risulta variabile e non riesce mai realmente a garantire i 4K sulla console di Microsoft. 

Per quanto riguarda la localizzazione, infine, per quanto tutti i testi in Thymesia siano completamente localizzati in italiano, alcune linee di testo permangono nella sola lingua inglese. Si tratta di un bug noto e per il quale è in previsione una patch correttiva successivamente alla release ufficiale del gioco. 

Voto Recensione di Thymesia - Xbox Series X


7.7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Combat System dinamico, frenetico ma allo stesso tempo ben realizzato in quasi ogni suo aspetto.

  • - Comparto artistico non innovativo ma realizzato con la giusta cura.

  • - Comparto narrativo intrigante e sibillino il giusto.

  • - Ottimo rapporto qualità prezzo.

Contro

  • - Necessita di un maggiore bilanciamento in alcuni frangenti di gioco.

  • - Il level design risulta leggermente ridondante.

  • - Tecnicamente non fa urlare al miracolo.

Commento

Thymesia è un prodotto difficile da valutare e che siamo sicuri si confronterà con due tipologie di utenti ben distinte: quelli che cercano un nuovo "souls-like", in grado di colmare, almeno parzialmente, il vuoto lasciato dai titoli di coda di Elden Ring, e chi, invece, sarà pronto ad aspettarlo per criticarne ogni difetto e ogni realizzato in maniera differente da "come lo avrebbe fatto il maestro Hidetaka". La realtà dei fatti, però, è che Thymesia è una produzione molto conservativa, la quale evita di lanciarsi in eccessive digressioni sul genere reso iconico a From Software, limitandosi a replicare con rispetto, introducendo alcune meccaniche di gioco che forniscono all'opera una sua identità precisa. Thymesia non vuole essere un papabile contendente al GOTY, né tantomeno il titolo che traghetterà il genere degli action-rpg verso nuovi lidi. Thymesia è semplicemente un prodotto onesto, venduto a un prezzo consono per quello che offre, e in grado di divertire in maniera genuina chiunque abbia apprezzato gli hack 'n' slash e i souls-like dal piglio più frenetico. Se questi sono entrambi i vostri generi preferiti, non siate puntigliosi e dategli una chance, potreste rimanere piacevolmente sorpresi.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Thymesia - Xbox Series X

Thymesia - Xbox Series X