Android spia gli utenti, Google rischia la class action

Google e Apple vanno a braccetto, anche nelle cause. Due donne hanno denunciato la casa di Mountain View per la vicenda sul tracciamento della posizione degli utenti Android.

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a cura di Manolo De Agostini

Google è stata denunciata da due donne del Michigan per aver collezionato i dati sulla posizione con i dispositivi Android. Nella causa, depositata a Detroit, si richiede il blocco della vendita di telefoni Android con software che può tracciare gli spostamenti degli utenti.

Julie Brown e Kayla Molaski sperano che il loro procedimento - del valore di 50 milioni di dollari - possa assurgere al rango di class action. Secondo il loro avvocato, Steven Budaj, tracciare la posizione dei possessori di Android "pone gli utenti davanti a un serio rischio per la privacy, incluso lo stalking". Google non ha rilasciato commenti sulla denuncia.

La scorsa settimana la casa di Mountain View ha spiegato come gestisce i dati (Android sa dove siamo andati, Google come Apple), avvalendosi di cache e comunque richiedendo esplicitamente il consenso. L'azienda inoltre ha dichiarato di non tracciare specifici utenti e di conservare dati assolutamente anonimi.

Anche Apple è stata denunciata, ma in Florida. L'azienda di Cupertino ha successivamente affermato di non aver mai tracciato i propri utenti, aggiungendo però di aver scovato dei bug che ha intenzione di risolvere (Apple risponde ufficialmente sullo spionaggio di iOS).

"Abbiamo intenzione di smettere di eseguire il backup della cache grazie a un aggiornamento software che sarà distribuito molto presto. […] La ragione per cui l'iPhone incamera così tanti dati è che c'è un bug che abbiamo intenzione di risolvere rapidamente. Non pensiamo che l'iPhone abbia la necessità di archiviare più di sette giorni di dati". Apple risolverà inoltre un secondo errore che permette al telefono di continuare ad archiviare i dati anche se le opzioni sul posizionamento sono state disabilitate.

Nella vicenda è stata chiamata in causa anche Microsoft, ma per ora nessuno ha fatto la voce grossa contro la casa di Redmond.