Assange come Al Qaeda, nemico pubblico degli USA

Ieri Julian Assange ha parlato alle Nazioni Unite chiedendo a Obama di mettere fine alle persecuzione contro di lui. Documenti del controspionaggio però rivelano che il patron di Wikileaks è stato designato come nemico degli Stati Uniti insieme ai terroristi di Al Qaeda. Oggi il primo incontro ufficiale fra Ecuador e Regno Unito per il salvacondotto.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Julian Assange ha parlato ieri in collegamento video alle Nazioni Unite in una riunione organizzata dall'Ecuador per il suo diritto di asilo. Il patron di Wikileaks ha accusato Barack Obama e gli Stati Uniti di persecuzione: "è tempo che gli Stati Uniti cessino la persecuzione contro Wikileaks, contro il nostro popolo, contro le nostre presunte fonti".

Juliane Assange

L'appello arriva nel giorno stesso in cui il Sydney Morning Herald pubblica i documenti declassificati del controspionaggio dell'Aeronautica statunitense (Usaf) secondo cui l'esercito americano ha designato Julian Assange e WikiLeaks come "nemici degli Stati Uniti". Il quotidiano spiega che la dicitura identifica la stessa categoria giuridica di cui fanno parte la rete terroristica di Al Qaeda e gli insurrezionalisti talebani.

Come precisa il SMH, il personale militare che avrà rapporti con WikiLeaks o con sostenitori di WikiLeaks rischierà l'accusa di "comunicare con il nemico", una dicitura che indica un crimine militare punibile anche con la pena di morte. L'avvocato di Assange ha aggiunto che alla luce di queste informazioni l'eventuale estradizione del fondatore di Wikileaks sarebbe rischiosissima: potrebbe non essere esclusa la detenzione militare.

Intanto oggi si incontrano a New York i rappresentanti di Ecuador e Regno Unito per discutere del salvacondotto che consentirebbe ad Assange di uscire dall'ambasciata in cui è rintanato dal giugno scorso per evitare l'estradizione. L'Ecuador ha minacciato di ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia se non si dovesse travare una soluzione diplomatica. "Se dopo un tempo ragionevole i negoziati politici e diplomatici non avanzeranno, non ci rimarrà altra alternativa che ricorrere alle istanze giudiziarie, alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja" ha spiegato il rappresentante di Quito Ricardo Patino.