Assange libero, e WikiLeaks inchioda l'Italia

Il patron Juliane Assange al massimo domani sarà rilasciato su cauzione. Il giudice ha accettato la linea della Difesa e fissato a gennaio la prossima udienza. Intanto in Italia i cablogrammi pubblicati da WikiLeaks svelano le critiche dell'ambasciatore USA nei confronti del decreto Romani.

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a cura di Dario D'Elia

Domani Juliane Assange sarà rilasciato su cauzione, mentre in Italia oggi è scoppiata la polemica sugli ultimi cablogrammi pubblicati da WikiLeaks che tirano in ballo il decreto Romani e il Governo Berlusconi.

Julian Assange nel cellulare che lo porta al tribunale

Il giudice Howard Riddle oggi pomeriggio in un'udienza-show ha deciso di concedere al "terrorista" della libera informazione il rilascio su cauzione. Difficilmente entro stasera saranno espletate tutte le pratiche burocratiche del caso, ma domani potrebbe già godere della libertà vigilata a meno che i rappresentanti svedesi entro le prossime 2 ore non decidano di appellarsi. Sono previsti  per ora i domiciliari (dalle 10 alle 14 e dalle 22 alle 2) e obbligo di firma in Commissariato a patto che consegni il passaporto, indossi un braccialetto elettronico di controllo e paghi una cauzione di 200mila Sterline.

La procura anglosassone ha sempre sostenuto fin dal primo momento che dovesse essere negata la libertà vigilata. Meglio puntare sull'estradizione per consentire alla Giustizia svedese di occuparsi direttamente della questione. A loro quindi la responsabilità di valutare i presunti abusi sessuali che motivano il mandato di cattura internazionale.

Il giudice Howard Riddle però ha accettato la linea della Difesa, fondamentalmente basata su "un vecchio principio che dice che non si può arrestare qualcuno per fargli delle domande". Ovviamente la vicenda non si conclude così, ma per il secondo capitolo bisognerà aspettare l'udienza dell'11 gennaio 2011. Da sottolineare che oggi fuori dal tribunale, secondo l'inviato ABC Jim Sciutto, la presenza dei giornalisti ha raggiunto livelli incredibili forse analoghi a quelli registrati durante il processo a Saddam Hussein.

Ieri comunque Assange è riuscito a fare sentire la sua voce: 10 minuti al telefono con la madre, che si sono trasformati poi in un comunicato. Di fatto ha ribadito che Visa, Mastercard e PayPal sono "strumenti della politica estera americana". Il timore è che queste parole possano infiammare ulteriormente la guerriglia online. Anche sei in verità l'ultima novità di Operation Payback è quella di utilizzare i servizi online gratuiti per intasare i fax delle corporation che si sono schierate contro WikiLeaks – si parla infatti di "fax-bombing".

I sostenitori di Assange fuori dal tribunale

"Faccio appello al mondo perché protegga il mio lavoro e i miei cari da questi atti illegali e immorali", sostiene il fondatore di Wikileaks nel documento. "Le mie convinzioni non si indeboliscono. Resto fedele agli ideali che ho espresso […] le circostanze attuali non le intaccano. Al contrario, hanno accresciuto la mia determinazione" e la convinzione che questi ideali "sono veri e corretti".

La nota di colore è che in tutto il mondo è già diventato un personaggio, tanto più che la versione italiana della rivista Rolling Stone l'ha incoronato come la Rockstar del 2010. "Un'icona come Che Guevara sulle magliette, come Mao per Andy Warhol. Il capo pop della fine della diplomazia e della sicurezza imperiale. La vera stella rock degli anni Tremila", si legge nella nota di accompagnamento.

La copertina di Rolling Stone

E mentre il mondo online oggi trepidava per la vicenda Assange, in Italia è esploso un altro caso riguardante WikiLeaks. È stato diffuso il cablogramma riguardante le valutazioni dell'ambasciatore americano a Roma sul primo decreto Romani (non quello effettivamente approvato, NdR). David Thorne lo scorso 3 febbraio in una decina di pagine di testo esprime perplessità sulla legge che di lì a poco scatenerà un fortissimo dibattito nazionale

Si parla quindi della situazione e di valutazioni strettamente personali che dovrebbero consentire al Governo statunitense di farsi un'opinione su quel che accade nel nostro paese – di fatto tutto questo fa parte del lavoro dei referenti diplomatici.

Su tutto bisogna rilevare le perplessità sui rischi di censura al Web, l'inatteso giro di vite nei confronti delle violazioni online delle norme sul copyright (se ne sta occupando proprio in questi giorni l'AGCOM, NdR) e soprattutto i favoritismi nei confronti di Mediaset. "I dirigenti di Sky ci hanno detto che il Ministro Romani si impegna con il Governo ad aiutare il gruppo Mediaset di Berlusconi e svantaggiare la stessa Sky", scrive Thorne. 

"Questo rappresenta un tratto consueto: Berlusconi e Mediaset utilizzano il potere governativo in questo modo dai tempi del Primo Ministro Bettino Craxi. Inoltre la legge fisserebbe dei precedenti che nazioni come la Cina potrebbero copiare e citare quali giustificazioni nei loro interventi sulla libera espressione". Ovviamente oggi sappiamo che molte norme presenti nel primo decreto Romani vennero stralciate (come ad esempio le imposizioni ai blogger e la facilità di censura), e senza dubbio le critiche e il successivo dibattito si dimostrarono utili.

Rimane tuttavia un unico nodo da risolvere, ovvero come poter affrontare questi temi senza alimentare i sentimenti di partigianeria. Il parere di un ambasciatore straniero potrebbe essere considerato super-partes oppure assolutamente ininfluente. Resta il fatto che questa è una valutazione che dovrebbe essere lasciata all'opinione pubblica.