Cassazione: un blog non è responsabile dei commenti altrui

La Cassazione ha sbloccato il blog "Il Perbenista" perché un commento non può giustificare il sequestro di un intero sito. Si trattava di un caso di presunta diffamazione perpetrata da un lettore con la connivenza del blogger.

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a cura di Dario D'Elia

Un gestore di un blog è responsabile degli eventuali commenti pubblicati dai suoi lettori? Secondo la Corte di Cassazione no, ma come ben sanno gli uomini di legge bisogna sempre analizzare caso per caso. La vicenda che ha riguardato il sito "Il Perbenista" si è conclusa con l'annullamento del rispettivo sequestro dovuto a una querela, ma non è detto che vada a finire sempre così.

"Il perbenista è un blog attivo ormai da diversi anni e si occupa di denunciare quelle che a nostro avviso sono gli eccessi della casta e della pubblica amministrazione entrando nei palazzi e cercando di capire ciò non va, sempre con la consulenza di alcuni avvocati che ci aiutano in queste ricerche", ha spiegato Marco Belviso, il giornalista responsabile del sito, alla testata LSDI.

Il Perbenista

Nel 2008 occupandosi di un "presunto giro di escort assoldate da un avvocato di Udine per incontri con uomini politici" ovviamente attirò i duri commenti di numerosi utenti. L'avvocato, che per altro patteggiò il reato di favoreggiamento della prostituzione, venne bersagliato dalle critiche e per reazione decise di querelare il blog.

"[…] perché, al contrario di quello che diceva un commento, lui non era stato radiato dall' ordine degli avvocati, ma solo sospeso per 2 mesi. Però era un commento, non era una frase presente nel nostro articolo. In una conversazione su un blog non è che si pretende che tutti dicano la cosa esatta, in un blog interviene chiunque", ha sottolineato Belviso.

Il 6 aprile del 2013 il GIP del Tribunale di Udine predispose il sequestro preventivo del blog indagando Belviso per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Il sequestro venne poi confermato dal Tribunale per il riesame di Udine poiché "il sito è stato lo strumento attraverso il quale i messaggi diffamatori sono stati diffusi e che ben potrebbe, anche in futuro, essere utilizzato al medesimo scopo".

Solo con il ricorso alla Cassazione è stato possibile ripristinare ogni condizione di normalità. L'Alta Corte ha infatti sottolineato che un commento non può giustificare il sequestro di un intero sito: il rischio è di violare il diritto di manifestazione del proprio pensiero.  

"Per quanto riguarda i commenti lesivi dell'immagine, secondo la sentenza il blog è da considerarsi una forma di diario online dove le persone dialogano e non si può immaginare che non ci sia atteggiamento come quello che si ha, ad esempio, al bar: non è che se uno scrive su un blog e commenta una notizia si trattiene. Io avrei dovuto censurare, ma non posso farlo, non posso tenere solo i commenti positivi, che discussione sarebbe? Sarebbe una cosa antidemocratica".

Infine l'ultimo dettaglio ha riguardato la tempistica. L'oscuramento è scattato 2 anni dopo la pubblicazione dei commenti. "Un conto è oscurare in tempo reale, ma due anni dopo, quando ormai i commenti sono vecchi, nessuno li va più a leggere", ha concluso il blogger.

A questo punto è giusto tollerare online ogni genere di commento? Probabilmente non esiste una risposta definitiva sull'argomento, ma il senso di responsabilità dei gestori dei siti e blog. Chi sente questo peso ha il diritto di muoversi come preferisce nel rispetto della propria coscienza e del patto stabilito con i lettori (la legge non dice nulla al riguardo). Soprattutto se ha a che fare con utenti anonimi.

Altra cosa sarebbe se tutti si firmassero con il proprio nome e cognome. Forse vi sarebbe più civiltà. Qualcuno potrebbe chiamarla autocensura.