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Censurare online è facile: l'ordinaria follia italiana

Vasco Rossi con un'azione legale ha messo in ginocchio Nonciclopedia, mentre la Procura di Caltanissetta ha censurato un articolo del sito La Repubblica. Due storie apparentemente distanti, ma in verità sintomi di un unico problema: i diritti all'informazione e delle persone perdono consistenza al contatto con il mondo digitale.

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Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Pubblicato il 03/10/2011 alle 12:57 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:34

Vasco Rossi, il sito Nonciclopedia, La Repubblica, la Polizia di Stato, Totò Riina e la Procura di Caltanissetta sono tutti protagonisti un unico serial che sta andando in onda in Italia: si chiama "censura il Web". Qualcuno potrebbe consideralo un gioco da prima serata, ma in verità per la maggioranza degli italiani tutto sta avvenendo in sordina. Persino l'asincrono di Ghezzi in Fuori Orario potrebbe darne maggiore visibilità.

Andiamo comunque con ordine. Nonciclopedia, che nasce nel 2005 come parodia (Mel Brooksiana) di Wikipedia, ha annunciato la chiusura a causa "di una denuncia che Vasco Rossi ha sporto contro il sito".

"Probabilmente si terrà un processo, al termine del quale quel brufoloso ragazzino quindicenne che ha scritto la pagina dopo essere stato picchiato dai suoi compagni di classe, adesso dovrà anche pagare gli alimenti al nullatenente Vasco Rossi", si legge nel comunicato di commiato.

Vasco Rossi oggi

"Un uomo che ha vissuto l'esperienza della droga, l'esperienza del carcere, l'esperienza di stadi e folle che lo acclamavano, non poteva proprio sopportare l'idea di essere oggetto di satira su Nonciclopedia". 

Già, perché nel febbraio 2010 gli avvocati del Blasco nazionale richiedono al sito di cancellare la pagina del cantante "poiché gravemente diffamatoria e di fornire i dati degli utenti per procedere alla loro identificazione". La risposta è immediata ma forse prende in contropiede i legali: viene richiesto di indicare le parti diffamatorie da cancellare e ovviamente di ricordarsi che esiste una normativa sulla privacy. Insomma, cosa cancellare di imbarazzante da una vita che ha fatto dell'imbarazzo (fra le altre cose) la sua forza? Come dimenticare che non si possono diffondere i dati personali degli utenti?

Dopodiché pare nessuno si sia fatto mai sentire, ma lo scorso agosto l'amministratore del sito "viene convocato dalla polizia postale per spiegare il funzionamento" dell'attività. Insomma, è partita in sordina l'indagine e per questo motivo "gli amministratori hanno deciso di chiudere il sito a tempo indeterminato".

Tutti si domanderanno che cosa mai abbiano potuto scrivere su Vasco Rossi che già non si sappia. Nulla di che probabilmente, ma è evidente che i toni scherzosi devono aver dato fastidio o forse semplicemente Vasco è stato malconsigliato. 

Resta il fatto che ancora una volta si è manifestata la debolezza dei diritti digitali. È sufficiente ventilare la possibilità di una causa per mettere in ginocchio blog, siti amatoriali e piccoli editori. La Legge invece dovrebbe proteggerli fino a prova contraria, nel rispetto di un valore più alto che è la libertà di informazione.

Pagina oscurata del sito La Repubblica - Clicca per ingrandire

E qui ci ricolleghiamo al secondo scandalo, ovvero quello che vede protagonista il sito web La Repubblica e nello specifico un articolo pubblicato nel canale Inchieste a firma Lirio Abbate e Attilio Bolzoni. La Procura di Caltanissetta ha richiesto ai Carabinieri di eseguire il sequestro preventivo dei verbali di Totò Riina pubblicati online. Ora, l'aspetto più interessante della vicenda non è tanto se via sia stata una violazione del segreto investigativo (decideranno i giudici), ma il fatto che il sequestro sia stato richiesto solo per il Web, quando ampi stralci delle intercettazioni sono comparsi sullo stesso quotidiano La Repubblica e il settimanale Espresso.

"Pagina oscurata con provvedimento numero 2602/11 - R.G. notizie di reato/Mod. 21 emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta in data 30/09/2011" si legge al posto dell'articolo. Ora, come fa giustamente notare il giornalista Massimo Russo "nessuno di questi magistrati sembra aver considerato la gravità dell'oscuramento di articoli di giornale prima di un giudizio di merito". L'articolo 21 della Costituzione non a caso ricorda che la stampa "non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure" e che ogni intervento estremo è possibile solo in gravissimi casi. Già, e se questa fosse proprio una delle eccezioni di cui parla la nostra Carta? Beh, allora forse avremmo assistito anche alla censura preventiva di tutte le copie del giornale e della rivista presenti in edicola. Ma così non è stato.

"La censura digitale fa meno paura? Sporca meno? È una semplice questione di ignoranza che impedisce di cogliere che cancellare un pezzo di un giornale dal web prima di un qualsiasi giudizio definitivo è esattamente come andare in edicola e rimuovere fisicamente quelle pagine da tutte le copie disponibili?", si domanda Russo, che per altro è anche docente di Giornalismo online presso la rinomata Università di Urbino.

La frontiera - Clicca per ingrandire

L'accostamento della vicenda Nonciclopedia e quella Repubblica forse è un'iperbole, ma a ben pensarci c'è un filo conduttore. Le normative vigenti che riguardano la libertà di informazione e la salvaguardia dei diritti personali hanno bisogno di essere aggiornate per far fronte alla complessità del mondo digitale. Sarebbe piuttosto superficiale incolpare esclusivamente i protagonisti, in negativo, di questa storie. La Legge oggi consente di discriminare il Web dagli altri media, e anche di diluire il valore di alcuni diritti. 

Se da una parte è vero che il Web rimette completamente in discussione il concetto di "memoria storica" - rendendola di fatto accessibile e popolare - dall'altro il suo potere è temuto. Vasco Rossi o forse quelli che curano la sua immagine hanno paura che i dettagli di una vicenda umana, magari imprecisi e sbeffeggiati, diventino Storia perché ormai Internet inizia a vantare connotati di credibilità. Nonciclopedia non ha mai puntato a diventare Wikipedia, ma ha soltanto spennellato di tinte forti e sgargianti fatti o storie che molti conoscono. Come cogliere infatti l'ironia se non si conosce la verità?

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Il caso Repubblica è più complesso perché la violazione del segreto investigativo è un reato non da poco. Quel che è certo è che la Giustizia quando si muove può essere costretta a violare i diritti personali: banalmente può privare della libertà personale un ladro colto in flagrante. 

Oggi però ci confrontiamo con una novità: il Web è uno spazio di frontiera, come era un tempo il Far West. I confini del diritto sono ancora da definire: la Legge della città non riesce ancora a coglierne tutti i fenomeni.

Aggiornamento. Sulla pagina ufficiale Facebook di Vasco Rossi è apparso un breve comunicato riguardante la vicenda. "[...] a un anno e mezzo circa dalla denuncia per diffamazione il magistrato in questi giorni ha riscontrato che gli elementi di reato per diffamazione esistono tutti e lo ha comunicato alle parti", scrive il portavoce della rockstar. "In seguito alla comunicazione del magistrato, gli amministratori di quel sito hanno deciso autonomamente di chiudere il sito perché si sono evidentemente accorti di essere nel torto. Vasco non ha mai chiesto la chiusura del sito, ha molto semplicemente chiesto al suo avvocato di difenderlo in sede giudiziaria dalla diffamazione, persistente [...]".

A questo punto non resta che attendere l'epilogo della vicenda e sopratutto un aggiornamento da parte dei gestori del sito.

Aggiornamento2. Nonciclopedia ha deciso di rispondere, mettendo in chiaro alcuni elementi della vicenda. "Allo stato attuale non c'è stato alcun processo. Nessun magistrato ha contattato gli amministratori (che di conseguenza non hanno motivo di sentirsi in torto)", si legge nel comunicato.

"Il sito chiude per protesta, non per costrizione".

"La protesta si è resa necessaria nel momento in cui venendo incontro alle richieste (seppur opinabili, visto che questo è un sito di satira) dell'avvocato di Vasco Rossi di rimuovere la pagina dedicata al rocker, la denuncia a carico di ignoti non è affatto caduta".

Nonciclopedia ribadisce di essersi resa disponibile a collaborare dal 2010. "In ultimo, mi sento in dovere di ricordare a Vasco Rossi e ai grandi vip come lui che Nonciclopedia è una comunità eterogenea costituita per la maggior parte da adolescenti. Ragazzi che credono ancora nel mito dell'eroe buono, del vip in grado di comprenderli e guidarli sulla retta via senza bisogno di usare il bastone. Abbiamo già rimosso la pagina, non vediamo per quale motivo continuare con una azione legale totalmente superflua contro ragazzi di 15 anni", conclude il documento.

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