Chiuso Italia.it, l'ennesima figura all'italiana

Italia.it ha chiuso, non è più raggiungibile. L'ennesimo investimento fallimentare, nato in pompa magna e come tante cose nel nostro paese, caduto nel dimenticatoio.

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a cura di Manolo De Agostini

Si sono spenti i riflettori su un'altra brutta pagina della nostra nazione: Italia.it - il sito che avrebbe dovuto dare visibilità alle bellezze del nostro paese per attirare il turismo straniero - è morto dopo un'agonia durata mesi. Un'agonia che ebbe inizio poco dopo la sua nascita, figlia di scelte e persone sbagliate e di tanti, tanti soldi buttati dalla finestra. Leggenda vuole che siano ben 58/45 i milioni di euro investiti nel carrozzone Italia.it e solo 100 mila sarebbero stati investiti per il mirabolante logo del sito. Neanche l'avesse fatto Picasso. Le cifre in verità sono ben lontane da quelle della leggenda, ma comunque elevatissime per chi sa cosa vuol dire creare un sito web visitabile senza problemi, senza investire in tecnologie fantascientifiche. Nel dicembre scorso sembrava esserci un raggio di sole per Italia.it, ma l'inizio del 2008 ci ha riportati con i piedi per terra, ad analizzare l'ennesima figuraccia e sperpero di denaro pubblico.

Quel che fa più male è come si sia conclusa la vicenda: all'italiana, quasi per usare un eufemismo, perché il sito è stato spento all'inizio del weekend, sperando di non creare scalpore tra gli internauti, cercando insomma di scampare alla gogna pubblica. Non ci sono riusciti.

L'unico che ha avuto il buonsenso di parlare è stato Luca Palamara, caporedattore di Italia.it, affidandosi a "La Stampa":

"Volevo comunicare la situazione paradossale in cui versa il portale in questo momento. Questo è sempre in bilico tra la chiusura ed il rilancio, tra il passaggio all’Enit ed il prolungamento del contratto con il vecchio Rti a causa del rimpallo di non-decisioni che rischiano di mandare definitivamente all'aria un investimento cospicuo (pari a circa 5 milioni e ottocentomila euro). Il portale è ancora online grazie anche al lavoro gratuito della redazione, anche se formalmente è stato dichiarato chiuso da un paio di mesi (ironia della sorte, nell'ultimo mese sono aumentati anche gli accessi). Ma intanto nessuno decide: classico esempio di bizantinismo politico di stampo kafkiano che in Italia produce continuamente delitti, reati e sperperi senza arrivare mai a determinare colpevoli e cause. Le Regioni sono adesso fortemente interessate al contributo promesso per il portale e quindi sono passate dalla fase di rifiuto di un anno fa ad una di adesione, attiva partecipazione e promozione per la sopravvivenza del portale stesso. Ma ovviamente le risposte non arrivano perché nessuno vuole prendersi la responsabilità e i quasi 6 milioni spesi fino ad adesso saranno a breve l'unica eredità visibile di tutta questa assurda vicenda".

In questo momento attendiamo comunicazioni ufficiali dai piani alti, sperando che abbiano il coraggio di rendere conto ai cittadini di un investimento fallimentare.

Turisti, Welcome in Italy! Ve lo dice anche Rutelli...