Commissari politici per la nuova AGCOM: delusione totale

Alla fine i partiti hanno condizionato come in passato la nomina dei nuovi commissari del Garante delle Comunicazioni. È mancata la trasparenza promessa, non sono servizi a nulla i 90 curricula per individuare gli esperti e soprattutto non sono state indette audizioni per ogni valutazione del caso.

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a cura di Dario D'Elia

L'Italia può scordarsi un Garante delle Comunicazioni (AGCOM) davvero indipendente: i nuovi commissari sono stati nominati sulla basse dell'appartenenza partitica. Oggi il Parlamento ha nominato i 4 commissari: Maurizio Decina (PD), Antonio Martusciello (PDL), Francesco Posteraro (UDC) e Antonio Preto (PDL). Il primo è ordinario del corso in Telecomunicazioni del Politecnico di Torino, il secondo è stato di fatto riconfermato al board ma non è un esperto in TLC - è un semplice parlamentare di lungo corso. Posteraro è il vice-segretario generale della Camera, quindi si è occupato dell'amministrazione negli anni. Antonio Preto è Consigliere del Segretario Generale del Parlamento Europeo Klaus Welle. Da rilevare poi che le votazioni hanno portato anche alla nomina dei commissari per la Privacy Giovanna Bianchi Clerici e Antonello Soro.

Quel che conta è che nella giornata di oggi il Parlamento si è fatto beffa della richiesta di trasparenza. I 90 curricula di esperti e professionisti del settore, le parole dei vari esponenti politici e l'intero dibattito sull'importanza di avere persone "dotate di alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore" - come indica la legge sulle Autorità di Garanzia - sono andati in fumo.

Per un attimo ci siamo cascati tutti

Maurizio Decina potrà anche essere all'altezza del compito, considerato l'ottimo curriculum, ma la politica aveva promesso audizioni delle Commissioni parlamentari per vagliare i candidati. Invece alla fine c'è stato un accordo fra i vari partiti per spartirsi i posti in palio. E con il massimo rispetto nei confronti dei nominati le competenze tecniche languono.

Da rilevare che si sono sfilati dal patto IdV, Radicali, Sel e altri partiti minori. Non a caso nel corso della conferenza stampa alla Camera dei Deputati contro il voto che ha determinato l’elezione le associazioni di Agorà Digitale, Avaaz e VogliamoTrasparenz.it hanno strappato decine di fogli in un "flash mob" a cui hanno preso parte anche i parlamentari Antonio Di Pietro, Felice Belisario (IDV), Marco Beltrandi (Radicali), Giuseppe Giulietti (Misto) ed altri.

Si trattava dei fogli contenenti le oltre 47.000 firme che nei giorni scorsi erano state raccolte da Avaaz, che con 14 milioni di membri è la più grande organizzazione mondiale per l’attivismo in Rete. "Decine di migliaia dei firmatari avevano anche espresso le loro preferenze sui futuri membri delle autorità, visionando, a differenza da quanto pare abbiano fatto i parlamentari, i diversi curricula", si legge nel documento di Agorà Digitale.

"Ora le associazioni, assieme ai parlamentari che oggi si sono astenuti sono determinate a fare appello al Presidente della Repubblica affinché non firmi il decreto di nomina che condannerebbe l'Italia a 7 anni molto difficili per l’Informazione e la libertà in Rete".

A questo punto non resta che attendere la nomina del Presidente AGCOM.