Discografici e pirati, scontro tra cyber-criminali

I siti di FIMI, IFPI e ProMusic, praticamente il mondo dell'industria musicale, è stato oggetto di cyber-attacchi DDoS nel weekend. Il motivo si deve all'oscuramento italiano di The Pirate Bay. La federazione italiana dimentica di raccontare che oltreoceano i colleghi hanno attuato attacchi illegali simili.

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a cura di Dario D'Elia

I siti della Federazione Industria Italiana Musicale e dei Discografici nel weekend sono stati vittime di cyber-attacchi DDoS. La stessa FIMI ha diramato un comunicato che fa riferimento a "centinaia di migliaia di richieste di connessione contemporanee con l'obiettivo di sovraccaricare i server causando grossi rallentamenti, fino a culminare nel blocco totale". Insomma qualcuno ha tentato di rendere inaccessibili fimi.it, ifpi-it e ProMusic.it, ma le "difese poste ai server di FIMI non hanno causato nessun blocco e i servizi hanno continuato a funzionare regolarmente".

Operation PayBack, ecco da dove nasce

In verità questa offensiva (ma forse dovremmo chiamarla contro-offensiva NdR) contro major e associazioni di settore è iniziata a livello globale il 18 settembre 2010 con Operation Payback. In pratica la società di sicurezza AiPlex, su pagamento delle major discografiche, mesi fa aveva attuato attacchi DDoS nei confronti di The Pirate Bay e altri tracker torrent. Come "Payback" un gruppo di utenti di 4chan ha deciso di ripagare l'industria del settore con la stessa moneta.

Da allora è nato una sorta di cyber-movimento che via Web, ed esattamente via IRC, condivide strumenti e strategie di attacco. Sul sito di Operation Payback in questo caso specifico si parla della vicenda italiana in maniera esplicita: "FIMI è responsabile per aver bloccato The Pirate Bay in Italia. La censura è un metodo applicato da fascisti e da dittatori. La censura è l'opposto della democrazia. Con questa azione, FIMI è diventata una minaccia alla libertà. Tutti devono capire che la gente combatterà quando viene oppressa, farà qualsiasi cosa per riguadagnare la libertà".

La situazione al momento sembra essere tornata alla normalità, anche se secondo gli esperti è stato richiesto un grosso lavoro a livello server.

Personalmente credo che alla FIMI debba essere riconosciuta totale solidarietà per l'accaduto, ma continuo a stupirmi per la mancanza di trasparenza manifestata. Nel parlare di Operation Payback stranamente hanno omesso completamente la sua "genesi" e le malefatte dei colleghi d'oltreoceano. Verrebbe da pensare che chi di attacchi DDoS ferisce di attacchi DDoS perisce, ma onor del vero nel campo dell'illegalità non vince mai nessuno.