DVD multimediali delle riviste presto tartassati

Il Governo Letta ha previsto un aumento dell'Iva dal 4 al 21% per tutti gli abbinamenti editoriali.

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a cura di Dario D'Elia

Gli editori italiano sono preoccupati per l'aumento dell'IVA che riguarderà tutti i gadget, CD, DVD multimediali, film o altri oggetti spesso allegati a libri, periodici e quotidiani. In questi anni l'industria editoriale ha potuto godere di un grande vantaggio rispetto ai negozi specializzati o alla grande distribuzione: un'IVA al 4% su qualsiasi oggetto messo in vendita insieme al cartaceo presente nelle edicole.

Le collane di film, di libri d'arte, di DVD di informatica, di giocattoli, macchinine da collezione, etc. Tutto al 4%. E così dove non era possibile guadagnare dalla vendita di quotidiani, libri o riviste, si è recuperato con altro.

Edicola

Il Governo Letta ha deciso di eliminare questo privilegio e portare l'IVA al 21% anche per gli allegati. Il presidente dell'associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo ha deciso quindi di spedire una lettera al Governo per chiedere una correzione poiché "è un provvedimento illogico, che danneggia la cultura".

"Nel settore librario ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (testi scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che spesso hanno un'estensione digitale: eserciziari, approfondimenti, simulazioni di laboratorio virtuale, etc.", ha scritto Polillo.

"I libri per bambini spesso accompagnati da audio-letture; quelli professionali o preziose operazioni culturali basate sul multimediale (si pensi ai testi teatrali accompagnati dal video di una rappresentazione). La misura è, quindi, per noi, semplicemente incomprensibile, perché illogica e contraria a una serie di obiettivi politici che il Governo da lei guidato ha assunto. In primis, contraddice il suo personale impegno: mai più tagli alla cultura, così come contraddice l'impegno a favore del digitale nella scuola e nell'università".

Polillo sa bene che il contraccolpo per l'industria sarebbe durissimo. A parte un conseguente aumento dei prezzi a carico dei consumatori (si stima un +6%), potrebbe concretizzarsi anche un calo della domanda. Senza contare la durissima mazzata per i quotidiani e le riviste che negli anni hanno fatto più cassa con i margini generati da queste vendite che da quelle dirette. Alla fine molti clienti puntavano più a una collana di film che all'eventuale quotidiano.

"Non si sta chiedendo alle imprese culturali un sacrificio marginale, necessario in tempi difficili per far quadrare i conti dello Stato. Le ci sta colpendo ingiustificatamente e illogicamente senza che da ciò possa derivare un beneficio per alcuno, e men che meno per i conti pubblici", ha concluso il presidente AIE.

Difficile non riconoscere le ragioni di Polillo, ma favorire alcuni attori di mercato a volte vuol dire sfavorirne altri. E tra un'IVA al 4% e una al 21% c'è un abisso.