Dyson vince la battaglia dei consumi energetici degli aspirapolvere: etichettatura europea tutta da rifare

Dyson ha vinto una battaglia legale presso la Corte di Giustizia UE che impone alla Commissione UE di rivedere i regolamenti per la certificazione dei consumi energetici degli aspirapolvere.

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a cura di Dario D'Elia

Dyson ha vinto la storica battaglia legale europea contro il regolamento di etichettatura energetica che ha consentito per anni ai concorrenti di "nascondere" i reali consumi degli aspirapolvere. Ieri la Corte di Giustizia UE ha accettato il ricorso del colosso inglese, annullando l'attuale norma comunitaria che risale al 2014.

La questione è piuttosto semplice. Le verifiche per l'etichettatura sono sempre state fatte in condizioni che non riflettono la realtà quotidiana, quindi con misurazioni applicate ad aspirapolvere dotati di contenitori completamente vuoti. Un po' come rilevare i consumi energetici di un qualsiasi dispositivo a prescindere dalla sua operatività. È evidente che un aspirapolvere con filtri totalmente puliti o parzialmente ostruiti dalla polvere durante l'uso impegnerà diversamente il motore elettrico integrato.

"Secondo la Dyson, la Commissione avrebbe quindi violato, nell’adottare il regolamento, un elemento essenziale della direttiva il quale prevede che il metodo di calcolo della prestazione energetica degli aspirapolvere rifletta condizioni normali di utilizzo", si legge nella nota del tribunale. Insomma, i legislatori di Bruxelles avrebbero tradito le reali motivazioni che hanno portato alla promulgazione di un nuovo regolamento: informare i consumatori sul reale rendimento energetico degli apparecchi consentendo di individuare i più efficienti.

"Ciò implica che il contenitore per la raccolta della polvere dell’aspirapolvere sia pieno fino a un certo livello, tenuto conto delle esigenze connesse alla validità scientifica dei risultati ottenuti e all’esattezza delle informazioni fornite ai consumatori", prosegue la nota.

Non resta che attendere una correzione delle norme, oppure entro due mesi un'eventuale richiesta di impugnazione ma "limitata alle questioni di diritto".