Editori italiani sulle barricate per i libri cartacei scolastici

L'AIE (Associazione Italiana Editori) critica il decreto ministeriale che introduce l'obbligo dei libri digitali e di quelli in formato misto dall'anno scolastico 2014/2015. La Scuola italiana non sarebbe pronta a livello infrastrutturale e in più le famiglie non possono farsi carico delle spese per i dispositivi.

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a cura di Dario D'Elia

Gli editori italiani sono convinti che la scomparsa dei libri tradizionali dalle scuole non sia una buona idea. L'annuncio da parte del Ministero dell'Istruzione di introdurre l'obbligo dei libri digitali e di quelli in formato misto dall'anno scolastico 2014/2015, ha colto l'ambiente di sorpresa.

"Il testo liberato dal Ministero dimostra come Profumo non abbia in alcun modo tenuto conto delle concrete obiezioni, perplessità e osservazioni avanzate dagli editori", scrive in una nota l'AIE (Associazione Italiana Editori). "Le ragioni sostenute dall'AIE, molte delle quali si ritrovano nelle recenti prese di posizione delle associazioni dei genitori, non erano rivolte solo a sottolineare le gravi conseguenze che si ripercuoteranno sull’intera filiera (editori, grafici, cartai, librai, agenti, etc.)".

La difesa dei libri cartacei

In sintesi gli editori sostengono che le scuole italiane soffrano di una carenza infrastrutturale (banda larga, Wi-Fi, dotazioni tecnologiche, etc.) che potrebbe fortemente condizionare l'introduzione di questa novità. Non meno importanti "le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (PC, portatili, tablet, …), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione". Negli altri paesi europei di solito vi sono consistenti finanziamenti pubblici per far fronte ai problemi delle famiglie meno abbienti.

Su questo punto però bisognerebbe discutere perché i dati sulla diffusione delle tecnologie dicono che nelle famiglie italiane certamente non mancano gadget e dispositivi di ogni tipo. Poi magari mancano i soldi per acquistare materiale scolastico, ma questo è un problema di gestione delle risorse, nella maggior parte dei casi.

Fight!

"L'AIE ha insistito anche nel segnalare come il decreto sia poco allineato con le indicazioni uscite dal Parlamento, volte a una maggiore gradualità e prudenza, e rischi di limitare l’autonomia delle scuole e il principio costituzionale della libertà dell’insegnamento", prosegue la nota.

Infine c'è un dettaglio pedagogico e culturale che separa nettamente la posizione degli editori e quella del ministro. Ovvero la convinzione di Profumo sulla presunta superiorità dei tablet e PC rispetto ai media tradizionali. Anche se l'AIE ricorda le "possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti ad un uso massiccio di dispositivi tecnologici".

Gli editori in pratica sono convinti che il decreto sia dannoso e inapplicabile alla realtà italiana. Il tutto anche se hanno favorito negli anni "l'introduzione e l'uso delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche".