Rispunta l'emendamento Fava che il Parlamento aveva bocciato sonoramente a inizio febbraio. La proposta anti-pirateria e anti-contraffazione del deputato leghista Giovanni Fava è magicamente comparsa nel disegno di legge sulle semplificazioni. Spernacchiata da tutto il Parlamento, dagli esperti di diritto digitale e dalla community online ecco di nuovo riproporsi l'incubo della censura preventiva.
Come aveva sottolineato l'avvocato IT Guido Scorza, la norma stabilisce che "chiunque possa chiedere a un fornitore di servizi di hosting di rimuovere qualsivoglia contenuto pubblicato online da un utente sulla base del semplice sospetto - non accertato da alcuna Autorità giudiziaria né amministrativa - che si tratti di un contenuto che viola i propri diritti d'autore e che, qualora il provider non ottemperi alla richiesta, possa essere ritenuto responsabile".
Giovanni Fava
Insomma, nessun filtro intermedio, con il rischio che per evitare problemi alla prima segnalazione di presunte violazioni di copyright i provider siano costretti alla censura. "Ora l'Onorevole leghista ci riprova fingendo di ignorare la posizione del resto del Parlamento e facendo, evidentemente, affidamento solo ed esclusivamente sulla speranza che nella confusione della pioggia di emendamenti proposti dal disegno di legge in materia di semplificazioni, il suo possa essere approvato e divenire legge senza che nessuno se ne accorga o trovi – ancora una volta – tempo e modo di espungerlo dal testo definitivo", sottolinea oggi Scorza, in un corrosivo articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano.
"Inutile discutere ancora del contenuto – riconoscere a chiunque il diritto di chiedere la rimozione di un contenuto pubblicato online semplicemente deducendo di essere il titolare dei relativi diritti di proprietà intellettuale – il punto, infatti, è il metodo".
E qui ci fermiamo perché effettivamente il dibattito non può che superare i confini del merito per spingersi nei terreni della politica e dell'etica.