Equo compenso in evidenza nei prezzi dei prodotti hi-tech

Il Garante del Mercato ha segnalato al Governo l'esigenza di specificare nei listini dei prodotti hi-tech il peso dell'equo compenso.

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a cura di Dario D'Elia

Il Ministro Franceschini sull'equo compenso rischia veramente di compromettersi la carriera politica. Gli italiani potrebbero ricordarlo come il maggiore responsabile dell'aumento dei listini dei dispositivi hi-tech. È vero che di solito si dimentica, ma il Garante del Mercato venerdì ha proposto una piccola modifica alla legge sul diritto d’autore che rischia di mettere in cattiva luce per sempre SIAE, FIMI e Governi.

L'idea è che "l'ammontare dell'equo compenso sia specificato nel prezzo corrisposto dai consumatori per acquisti di apparecchi di registrazione e di supporti vergini". In pratica acquistando un tablet da 32 GB sarebbe esplicitato sullo scontrino oppure direttamente sulla confezione che l'equo compenso ammonta a 20 euro. Immaginate il trauma di scoprire che un Kindle Fire HDX costa 209 euro + 20 euro di equo compenso + 59 euro di IVA.

Occhi al cielo

Ricapitolando. La legge sull'equo compenso prevede un riallineamento della "tassa" ogni tre anni. A dicembre il Ministro Bray commissiona un'indagine sul comportamento degli italiani in relazione alla copia digitale. Il report viene consegnato a gennaio, ma il Ministro Franceschini lo snobba su indicazione della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). Secondo il Consigliere Delegato Enzo Mazza il documento non è adeguato poiché il campione esclude gli italiani privi di connessione Internet. Basta questo dettaglio per gettarlo in un cassetto.

Personalmente mi pare una questione di lana caprina, a meno che non si supponga che vi siano milioni di italiani dediti alla copia privata senza PC (e senza Internet). Puristi del VHS e della cassetta musicale.

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Dopodiché ulteriore colpo di scena: vengono svelate le tariffe e sembra davvero una mazzata inaspettata. Franceschini e SIAE però tirano fuori un altro jolly. Sostengono che questa "tassa" dovrebbe essere pagata dalle imprese e non dai consumatori. Già, peccato che sia la stessa disciplina europea a stabilire il contrario, come ricorda l'avvocato Guido Scorza. Il versamento effettuato dalle imprese viene previsto esclusivamente per praticità: obbligare i cittadini al pagamento diretto sarebbe una follia.

La stessa Francia, che viene spesso citata come esempio per la gestione dell'equo compenso, dal primo aprile impone l'esposizione del prelievo sui prezzi di listino. E così abbiamo chiuso il cerchio. Caro Franceschini.