Gaia, l'occhio spaziale da un miliardo di pixel

L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha superato un'altra fase del progetto Gaia, una sorta di fotocamera spaziale che effettuerà una mappa della nostra galassia. I 106 sensori CCD sono ora tutti assemblati, come in un grande mosaico, e sono talmente potenti da individuare un'impronta digitale sulla Luna, dalla Terra.

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a cura di Roberto Caccia

L'Agenzia Spaziale Europea ha raggiunto un'altra tappa fondamentale nello sviluppo di Gaia, un ambizioso progetto per effettuare la mappa stellare in tre dimensioni della nostra galassia servendosi di una sorta di fotocamera digitale spaziale, la più grande mai costruita per una missione del genere.

I tecnici ESA al lavoro sull'insieme di sensori CCD

L'occasione per festeggiare è capitata il primo giugno, quando i 106 sensori CCD che compongono il "grande occhio" sono stati assemblati tutti insieme come in un grande mosaico. Ognuno di questi sensori misura 6 x 4,7 cm ed è spesso soltanto poche decine di micron.

Il supporto che regge tutti questi CCD, posizionati a un millimetro di distanza l'uno dall'altro, pesa circa venti chili ed è realizzato in carburo di silicio, un materiale molto stabile alle sollecitazioni meccaniche e che risponde molto bene alle temperature spaziali. Le dimensioni totali sono di 1 x 0,5 metri.

Ma quali sono le potenzialità di questa "fotocamera spaziale"? I tecnici dell'ESA affermano che riuscirebbe a misurare un'impronta digitale di una persona sulla Luna, dalla Terra. Semplicemente impressionante. Non ci vogliamo nemmeno chiedere cosa riuscirebbe a vedere se puntasse verso il nostro pianeta al posto di scrutare lo spazio profondo.

Il lancio di Gaia è previsto entro la fine di quest'anno a bordo di un lanciatore Sojuz, un razzo sovietico che dal febbraio 2007 è entrato a far parte dei programmi spaziali dell'ESA. La "maxi-fotocamera" stazionerà nel punto di Lagrange L2 del sistema Sole-Terra, a una distanza di 1,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta e a una temperatura di meno 110 gradi centigradi.

Un'immagine del "mosaico" di sensori CCD - Clicca per ingrandire

La missione durerà 5 anni, un periodo nel quale Gaia punterà il suo occhio su un miliardo di stelle, concentrandosi fino a 70 volte su ogni singolo puntino luminoso. Un lavoro gigantesco, al quale facciamo i nostri migliori auguri.