Gli spazzini spaziali europei saranno robot tentacolari

L'ESA ha promosso la missione e.DeOrbit per ripulire lo spazio dai detriti. I dettagli sono da definire, ma si pensa a robot con i tentacoli.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ripulire lo spazio dai detriti alla deriva e dai satelliti morti sta diventando una priorità. Se fino a poco tempo fa la spazzatura spaziale veniva considerata un non problema, la consapevolezza che la Terra è circondata da oltre 17000 oggetti che minacciano le missioni con collisioni catastrofiche fa paura.

Luca Rossettini di D-Orbit ci aveva già descritto rischi e costi di questa situazione e proprio alla luce di queste informazioni in molti si stanno muovendo per cercare soluzioni. L'ultima idea in ordine di tempo è dell'Agenzia Spaziale Europea, che ha annunciato una futura missione per rimuovere i satelliti abbandonati alla deriva in orbita. 

L'arpione con la rete

Si tratta della missione e.DeOrbit, progettata per individuare detriti nelle orbite trafficate tra 800 e 1000 chilometri di altitudine. Una volta individuati i detriti dovrà catturarli mediante diverse tecniche fra cui sono contemplati tentacoli meccanici, sistemi di arpionaggio e braccia robotiche. In sostanza un mix fra quanto proposto in precedenza dal progetto CleanSpace One dello Swiss Space Center e dall'agenzia giapponese JAXA.

Per decidere quale soluzione si porterà avanti è stata indetta una riunione il 6 maggio in Olanda fra i rappresentanti dell'industria e degli enti spaziali. Fino a quando non sarà innescata l'operazione di pulizia spaziale si userà usato un nuovo prototipo di radar, installato in Spagna, dotato di un sensore capace di individuare anche i detriti più piccoli, per prevenire collisioni.

Le braccia robotiche

Il progetto e.DeOrbit si pone lo stesso scopo di quelli giapponese e svizzero che abbiamo citato, ossia rimuovere i detriti già in orbita. Cosa differente è invece la proposta italiana portata avanti da D-Orbit, che guarda più avanti e progetta dispositivi da montare direttamente sui satelliti prima di spedirli nello Spazio, in modo da porteli deorbitare senza rischi una volta arrivati a fine vita. In sostanza gli italiani lavorano per smettere di produrre spazzatura spaziale. L'unico progetto più avveniristico del nostro è quello della NASA per le stazioni orbitanti di rifornimento, che "facendo il pieno" ai satelliti consentirebbero di prolungarne la vita. Però qui rasentiamo la fantascienza.