Google e Internet ci distraggono: regrediamo?

Google e Internet stanno cambiando il modo in cui il nostro cervello organizza e memorizza le informazioni. A stabilirlo uno studio della Columbia University di New York, grazie a diversi che hanno permesso di capire la portata di questo fenomeno.

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a cura di Pino Bruno

Uno studio della Columbia University di New York, suggerisce che le ore passate a cercare informazioni su Google potrebbero influire sul modo in cui il nostro cervello apprende e memorizza le informazioni. Il problema è che ogni giorno facciamo sempre più affidamento ai supporti digitali, impigrendo quel pezzo di materia grigia deputata a farci ricordare le cose.

Google e la Rete stanno cambiando il nostro modo di ricordare le cose?

La buona notizia è che la dipendenza dalle ricerce su Internet non è necessariamente dannosa per la corteccia cerebrale. Cambia semplicemente la modalità in cui il nostro cervello organizza e conserva le informazioni.

Gli esperimenti della professoressa Betsy Sparrow su un gruppo di giovani confermano questa tesi: Google e Internet ci distraggono, cambiano il nostro modo di prestare attenzione alle cose, riducono la nostra concentrazione e la capacità di stare fissi su un lavoro o su una lettura per un tempo ragionevole. In un certo senso è la scoperta dell'acqua calda e infatti ne avevamo già parlato nel lontano marzo 2007 (La vita digitale cambia la vita?).

La Sparrow ha dimostrato che facciamo molto, forse troppo, affidamento sulla rete e sul pc, tanto da averli trasformati nelle nostre memorie transattive. Una memoria transattiva non è altro che un "magazzino d'informazioni" esterno al nostro cervello.

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La scienziata, che ha pubblicato il suo lavoro su Science, ha proposto una serie di test di memoria a un gruppo di studenti. Dopo i quiz ci sono state le interrogazioni, per valutare la capacità di ricordare le cose appena apprese. Durante i quesiti si potevano prendere appunti su un computer non collegato a internet. Ebbene, l'esperimento ha permesso di appurare che i giovani tendono a prendere nota di fatti da approfondire in seguito, quando è disponibile accedere alla rete.

Non è tutto. A metà dei volontari la Sparrow ha detto che le loro note sarebbero state salvate nel pc e quindi accessibili in seguito, agli altri che sarebbero state cancellate. Ebbene, "interrogato" in seguito, il primo gruppo non ha ricordato molto di quanto appreso durante i quiz, evidentemente perché confidava nelle note salvate sul pc; l'altro invece aveva memorizzato le informazioni apprese durante i test.

In un esperimento successivo, al primo gruppo veniva anche detto in quale cartella del pc sarebbero state salvate le proprie note. Durante l'interrogazione, però, l'unica informazione saliente ricordata era la cartella in cui andare a ripescare le note, non il contenuto. Insomma, una frana della memoria.

Forse la causa del problema è da ricercare altrove... - Clicca per ingrandire

La campana suona per tutti, invertire la tendenza è difficile ma non impossibile. Facciamo tutti piccoli giochi di memoria. Cominciamo con i numeri di telefono di parenti stretti e amici cari, poi cerchiamo di mandare a mente qualche poesia e, infine, rispolveriamo i vecchi giochi a quiz abbandonati in qualche cassetto… Come si chiamava quello? Un attimo, vado su Google…

ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione