Google è un covo di spie. L'accusa di Pechino

Il Partito Comunista Cinese accusa Google di collaborare con l'intelligence statunitese. La decisione di andare a Honk Kong non farebbe che giustificare le mille precauzioni del governo, quanto a controllo della Rete.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pechino accusa Google di collaborare con lo spionaggio statunitense. Per farlo si affida al Quotidiano del Popolo, strumento d'informazione ufficiale del Partito Comunista Cinese, unica fazione politica presente in Cina.

Una delle spie che lavorano per Google.

Secondo l'articolo il trasferimento a Honk Kong (Google lascia la Cina, è ufficiale) giustifica la decisione di censurare la rete, ed è un motivo per sviluppare strumenti di controllo più avanzati ed efficaci. "Anche se ha inscenato uno spettacolo su questioni politiche e su valori, (Google)ancora non è dio. […] La sua cooperazione e collusione con l'intelligence Usa e le agenzie di sicurezza è ben nota", si legge.

Sia politici che rappresentanti dell'azienda hanno affermato che Google ha sempre agito di propria iniziativa. Però esiste un gruppo di parlamentari statunitensi determinato a mettere in discussione le attività delle aziende statunitensi in Cina, per questioni etiche vicine a quelle che hanno alimentato l'affaire di Google. Guidati da Dick Durbin, questi senatori hanno chiesto alle aziende di rispondere ad interrogazioni ufficiali sulla questione.

Questa faccenda si va ad aggiungere alle già numerose tensioni tra Pechino e Washington. Non si può negare che Google abbia ceduto dati all'FBI, seguendo le leggi USA, e stia collaborando con la NSA per indagare sugli attacchi resi pubblici a gennaio (Google reagisce ai cyber-attacchi e sfida la Cina). 

Però le accuse di Pechino sono fragili, perché senza prove, come quelle di chi vede nel governo cinese il mandante degli attacchi informatici. Sono due ipotesi ugualmente credibili, ma pur sempre ipotesi.