Greenpeace sfida Facebook: passi alle rinnovabili

L'associazione ambientalista Greenpeace sfida Facebook a passare dall'alimentazione a carbone a quella basata completamente su fonti rinnovabili per alimentazione i propri datacenter. Il tutto entro il 2021.

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a cura di Manolo De Agostini

Facebook passi alle energie rinnovabili. Greenpeace, dopo aver punto il dito contro il cloud computing in generale (Il cloud computing inquina, l'allarme di Greenpeace) si scaglia contro il social network più diffuso del mondo.

Facebook ha compiuto ieri 7 anni e conta più di 500 milioni di utenti che spendono oltre 700 miliardi di minuti al mese a giocare, consultare informazioni, parlare in chat. Secondo Greenpeace queste e altre attività "richiedono sempre più energia, ogni compleanno che passa" e suggerisce di alimentare gli enormi datacenter con le energie rinnovabili, in modo da ridurre l'impatto ambientale.

L'associazione ambientalista ha lanciato un'iniziativa, chiamata "Facebook: Unfriend coal", con la quale chiede di sposare a tutti il proprio appello, che consiste nella richiedere all'azienda di Mark Zuckerberg d'impegnarsi sui seguenti punti: aumentare l'uso di energia pulita per rendere Facebook indipendente dal carbone; sviluppare un piano che entro il 2021 porti Facebook a usare solo energie rinnovabili; educare i propri utenti su come Facebook offre i propri servizi e tenerli aggiornati sull'impronta ambientale; farsi promotore per l'uso dei energia pulita a livello locale, nazionale e internazionale. Si chiede al social network di dare cenni di vita sul tema ambientale entro il 22 aprile, giornata mondiale della Terra.

Secondo Greenpeace, Facebook usa l'energia di 19 centrali al carbone, una tecnologia di alimentazione del diciannovesimo secolo che stride per un servizio che, con le sue innovazioni, vuole diventare l'avanguardia del ventunesimo secolo.

Urge quindi un deciso cambiamento, anche per dare un segnale ad altre aziende del settore IT, sempre più accentratrici di attività e dotate di enormi datacenter che, grazie all'attività non stop, hanno costi e impatto ambientale elevati. Basti pensare che l'elettricità prodotta e consumata per "Internet" è a un livello tale che, se fosse un paese, si troverebbe in quinta posizione per consumi energetici.