I 3636 del P2P? Privati di ogni diritto

La mancanza di espressione del Garante potrebbe aver contribuito a modificare il giudizio del Tribunale di Roma

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a cura di Dario D'Elia

Il caso Peppermint, che sta tenendo sulla corda migliaia di utenti italiani, è ancora lontano da un epilogo rassicurante. Al momento si rincorrono congetture e considerazioni di massima sulla questione. Il senatore Fiorello Cortiana, membro del Comitato Consultivo sulla Governance di Internet del Ministero dell'Innovazione, si è certamente distinto per aver rilevato la gravità del caso fin dalla prima ora. A suo parere "…la mancanza di espressione del Garante potrebbe aver contribuito a modificare il giudizio del Tribunale di Roma". Colpo di scena, insomma.

È evidente secondo Cortiana che "l'azione di rilevazione e trattamento dei dati personali di utenti italiani messa in atto dalla società svizzera Logistep (che ha agito per conto di Peppermint) può aver violato la legge italiana configurandosi come illecito civile e persino come trattamento illecito di dati personali ai sensi della normativa sulla privacy".

L'ulteriore aggravante è che "l'acquisizione degli indirizzi IP degli utenti sarebbe avvenuta in Svizzera ed il cittadino interessato non avrebbe alcuna garanzia che invece gli è pienamente riconosciuta dalla legislazione italiana e dalla Direttiva europea sulla privacy".