I piccoli perché fanno crescere i bambini, ma anche i grandi

Il libro dei perché di Gianni Rodari è uno dei migliori strumenti per spingere i genitori a fare "il gioco dei perché" con i bambini, e a regalare ai piccoli la meritata soddisfazione di trovare risposte alle loro domande.

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a cura di Elena Re Garbagnati

rubrica bimbi

Questa settimana ho pubblicato la notizia della NASA che risponde a un bambino di 4 anni.  Un gesto molto bello e lodevole, anche se non mi ha fatto piacere il fatto che facesse notizia. Mi fa pensare che rispondere alle domande di un bambino per qualcuno non sia scontato, e che la vera notizia non fosse la domanda del bambino, ma il fatto che il padre lo incentivasse a porne.

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Del resto basta guardarsi intorno con un po' di attenzione. Quando i bambini iniziano a inanellare la sfilza di "perché...?" a volte c'è un fuggi fuggi generale da parte dei "grandi"; nel migliore dei casi si vedono occhi alzarsi al cielo, come se qualcuno appeso al soffitto potesse cancellare la situazione "scomoda". Raramente i grandi (quelli veri, non solo per l'età anagrafica) si aprono in un sorriso spontaneo e ascoltano con attenzione la domanda. 

I lettori affezionati di questa rubrica sanno come la penso. Forse perché a furia di parlare con gli scienziati ormai mi è entrato in testa che rispondere alle domande dei bambini è importante per non spegnere la loro curiosità. Forse perché, come scrive l'addetta stampa NASA, "forse uno di questi bambini (curiosi) potrebbe essere tra i primi astronauti a mettere piede su un altro pianeta", quindi va avvicinato, non allontanato. Forse perché - come scrive il Financial Times - ricevere una risposta da uno scienziato della NASA, che fa i complimenti per la domanda, potrebbe cambiare la vita di un bambino.

Allora perché non siamo felici quando i bambini pongono dei quesiti? In realtà è comprensibilissimo: perché non siamo tutti geni e tuttologi, e i bambini con la semplicità che li contraddistingue riescono puntualmente a porre domande che ci mettono in seria difficoltà. Aggiungiamoci che in genere vediamo i nostri figli al rientro dal lavoro quando siamo stanchi e abbiamo solo voglia di spegnere il cervello, o nel fine settimana quando il riposo è un diritto e qualsiasi cosa richieda impegno è una scocciatura. Non è così per tutti, ma per tanti sì.

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Foto: © blueringmedia/Depositphotos

Quindi che fare? Vi propongo un esperimento: provate un paio di volte a porre voi delle semplici domande ai bambini e - dopo averli lasciati pensare - a dargli le risposte. Fatelo diventare un gioco (il gioco dei perché, che è vecchio come il mondo) che comandate voi invece del bambino, così non dovrete dannarvi per cercare risposte impossibili, ma non toglierete al piccolo lo stimolo della curiosità.

Ci sono decine di libri che vi possono aiutare in questo, io ne ho provato qualcuno e alla fine ho deciso che il mio preferito è "Il libro dei perché" di Gianni Rodari, tratto dalla storica rubrica settimanale su L'Unità in cui lo scrittore e pedagogista rispondeva in prima persona alle domande dei bambini. Un dettaglio quest'ultimo importante, perché le domande non sono "artificiali", sono davvero state poste dai bambini, quindi ne hanno la genuinità.

Inoltre perché spazia fra moltissimi argomenti, quindi troverete quesiti sullo Spazio, sul corpo umano, sul clima e sull'economia, eccetera, completamente slegate fra loro e con risposte esaustive, non banali, divertenti quando possibile, sempre misurate. Terzo e non ultimo, non è un libro da leggere da pagina 1 a pagina 180, ma da cui "pescare" liberamente, il che lo rende adatto a una consultazione casuale e si presta a lasciare a voi la possibilità di decidere quanto debba durare "il gioco dei perché".

Quanto all'età, la casa editrice lo indica dai 9 anni, ma non date importanza a questo dettaglio, a meno che non vogliate che il bambino si legga il libro in autonomia. Del resto chi è genitore sa che l'età dei perché arriva molto prima, e in questo caso il problema non si pone: starà a voi leggere domande e risposte, trasformando il tutto in un gioco. Perché? Perché così è più divertente!

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