Il Garante TLC avrà l'ultima parola sul nostro destino

Il Consiglio di Stato ha stabilito che nelle telecomunicazioni il parere dell'AGCOM viene prima di quello dell'Antitrust nella tutela dei consumatori. Il disciplina di settore insomma è più importante di quella generale.

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a cura di Dario D'Elia

La tutela dei consumatori italiani, nel settore TLC, d'ora in poi sarà a carico dell'AGCOM e sempre meno dell'Antitrust. Il Consiglio di Stato ieri ha risolto in favore del Garante delle Comunicazioni una vecchia querelle sulle competenze. Al centro della vicenda una serie di denunce per pratiche commerciali scorrette a carico di Telecom Italia e Wind. L'AGCOM aveva assolto le parti in causa mentre l'AGCM aveva comminato delle sanzioni.

Ebbene, i ricorsi sottoposti dai legali delle due società telefoniche hanno obbligato il Consiglio di Stato a un approfondito studio. Dopo quasi tre mesi è stato stabilito che la disciplina settoriale (in questo caso TLC) mette in secondo piano quella generale. Insomma, la parola che conta nelle telecomunicazioni è quella del Garante specifico.

Il nuovo presidente AGCOM ci tutelerà?

Si tratta di una piccola rivoluzione a livello di principio giuridico, sopratutto considerando l'operato dell'AGCOM degli ultimi anni e ancor di più le valutazioni degli operatori alternativi sul settennato del'ex presidente Corrado Calabrò. "L'unica preoccupazione di questa Autorità è stata la tutela di Telecom", aveva dichiarato un rappresentante dei carrier (Fastweb, Wind o H3G) dopo aver ascoltato il "Bilancio di mandato 2005-2012". 

"L'Agcom ha aumentato tutti i prezzi di Internet all'ingrosso, in controtendenza assoluta rispetto agli altri Paesi europei e alle posizioni comunitarie. L'aumento dei canoni all'ingrosso è stato pari a 120 milioni di euro solo nel 2012, 100 milioni nel 2011, 60 nel 2010 e circa 46 nel 2009. Viene spontaneo chiedersi come il Presidente Calabrò, lamentando la bassa penetrazione di Internet in Italia, non si ponga il dubbio di come tali aumenti dei prezzi all'ingrosso abbiano influito nel minare la diffusione della banda larga in Italia'', si legge in una delle note di Fastweb.

La buona notizia è che il nuovo presidente e componenti del Consiglio AGCOM non sono ancora stati decisi e quindi saranno i nomi scelti da Parlamento e dal Governo a caratterizzare lo spirito del prossimo mandato. In ogni caso anche se Super Mario riuscisse a mettere "Luigi" sulla poltrona della presidenza i poteri sanzionatori dell'AGCOM saranno quelli di sempre: 500mila euro per i casi più gravi.

Intanto la Rete si sta mobilitando per proporre almeno una candidatura di peso: Stefano Quintarelli (qui l'intervista), direttore dell'area Digital del Gruppo 24 Ore nonché esperto TLC di riferimento assoluto. Su firmiamo.it sono già state raccolte più di 10mila firme grazie all'hashtag #Quinta4President.

Personalmente credo che sarebbe fantastico se Quintarelli venisse eletto, ma le probabilità forse sono bassissime. Bisogna infatti ricordare che a votare saranno pur sempre i parlamentari della precedente legislatura. Difficile immaginare un'AGCOM davvero indipendente a favore del libero mercato e degli interessi dei consumatori. In Borsa per alcune aziende gli effetti sarebbero catastrofici.

In ogni caso, un grande in bocca al lupo a Stefano Quintarelli.