Iniquo compenso: mannaia su tutti i prodotti hi-tech

Franceschini tira dritto sull'equo compenso: o si cambia la legge, o si fa l'adeguamento tariffario, ovviamente al rialzo.

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a cura di Dario D'Elia

L'iniquo compenso rincarerà, quindi gli italiani dovranno prepararsi a pagare di più smartphone, masterizzatori, supporti ottici, schede di memoria, hard disk e tutto ciò che permette teoricamente una copia. Il Ministro Franceschini ha incontrato gli operatori del settore e tutte le parti in causa, ha rilevato che non sono d'accordo su nulla, quindi si procederà come stabilisce la legge: adeguamento tariffario, ovviamente al rialzo.

Almeno il Ministro Bray a dicembre aveva congelato l'operazione, tirando in ballo l'esigenza di approfondire l'argomento con un'indagine ad hoc. Quorumsas ha sfornato il rapporto ma i risultati non devono essere piaciuti, perché non pare essere stato preso in considerazione.

Dario Franceschini

"L'abitudine a creare, almeno sistematicamente, una seconda copia del materiale acquisito è relativamente poco diffusa (13,5%, che sale al 20,3% tra gli utilizzatori frequenti), tanto che il 20,3% del campione dichiara di non far uso di copie private […] e nel caso in cui comunque si faccia copia privata, come prevedibile, è sempre il personal computer il principale dispositivo attraverso il quale si generano le nuove copie (69,4%), che vengono di solito salvate su un supporto fisico (63,4%)", si legge nel rapporto.

"Il paradosso è insomma che tutti paghiamo un sovrapprezzo, che va alla SIAE, sui dispositivi elettronici per una possibilità - la copia privata - che interessa solo una minoranza di italiani. E che comunque non interessa gli smartphone, i quali però pure subiscono un rincaro per l'equo compenso", sostiene Fulvio Sarzana, avvocato che ha partecipato all'audizione.

La SIAE però contesta il rapporto. "Rileviamo che l'indagine tende ad ottenere un panorama complessivo sugli usi da parte dei consumatori dei nuovi device solo con riferimento alla fruizione in senso ampio e non è direzionato sull'attività di copia privata (il rapporto finale è composto da 79 slide e ne dedica solo 13 all’indagine sulla realizzazione di copie private)"si legge nel comunicato dell'ente.

Pronti per la stangata?

"Dunque il sondaggio non fornisce quel focus necessario ad una valutazione quantitativa e qualitativa della riproduzione per uso privato. L'indagine non è svolta secondo metodo scientifico tanto è vero che le domande sulla copia privata sono poste male e fuorvianti, poiché tendono a considerare la riproduzione su soli supporti fisici (CD, DVD, chiavette), escludendo PC, smartphone e tablet (prodotti che la prima parte dell’indagine indica tuttavia come maggiormente utilizzati per la fruizione di contenuti creativi)". 

Però Franceschini tira dritto e ribadisce che, preso atto della distanza fra i player di settore dovrà "comunque emanare, anche in assenza di un'intesa, il relativo decreto ministeriale, così come previsto dalla legge". "O si cambia la norma di legge oppure l'adeguamento tariffario va fatto, soprattutto tenuto conto che andava modificato già nel 2012. Siamo due anni in ritardo".

Non resta che attendere l'incontro con il comitato permanente consultivo sul diritto d'autore presieduto da Paolo Marzano, dopodiché sarà varato il decreto che aggiorna quello Bondi del 2009.

"Dobbiamo mettercelo tutti in testa, perché in Italia questa consapevolezza non c'è: il diritto d'autore è quello che consente la libertà all' artista, quello che gli garantisce il suo spazio di creatività. Il diritto d' autore è stato uno dei temi centrali dell'incontro della scorsa settimana dei ministri della Cultura dell'Ue ed è in cima all'agenda europea, perché tutte le nuove tecnologie comportano questioni attinenti il diritto d' autore", ha concluso Franceschini.