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Intel: fate ricerca open-source, senza brevetti

Intel sostiene un progetto con il quale finanzia centri di ricerca universitari con cifre più che sostanziose. 2,5 milioni di dollari ogni anno, ma con la condizione di rendere open-source ogni risultato.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 15/09/2011 alle 10:32 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:34

Intel finanzia centri di ricerca universitari con 2,5 milioni di dollari all'anno, ma solo se le università accettano di rendere tutte le scoperte open source, rinunciando a registrare brevetti. Dallo scorso gennaio già quattro atenei statunitensi si sono uniti al programma, e altri hanno manifestato interesse.

Si tratta degli Intel Science and Technology Centers (ISTC), dove si conducono ricerche di ogni genere sul software e sull'hardware. Ognuno dei centri è guidato da un ricercatore dell'università e da uno in forza a Intel. Ognuno dei centri riceve il finanziamento per almeno cinque anni.

Intel Science and Technology Center, Università di Berkeley

Le scoperte e le invenzioni che scaturiranno saranno quindi rese pubbliche e non vincolate a nessun brevetto. L'approccio open-source - ricordiamo che non è sinonimo di gratuito - permetterà a molti di accedere alle conoscenze create, e di usarle per portare avanti nuovi progetti.

Intel, che su questa strada segue le stesse scelte già fatte da HP e IBM, ha tre obiettivi fondamentali, illustrati da Matt Hancock, direttore del progetto:

  • Incrementare il flusso di idee tra il mondo accademico e Intel
  • Costruire un solido sistema di assunzioni presso le università più prestigiose
  • Cambiare il modo in cui la comunità di ricerca internazionale vede il cloud computing

Intel naturalmente non agisce per puro mecenatismo. Le ricerche finanziate rientrano tutte in un modo o nell'altro nei campi d'interesse dell'azienda, che potrà quindi contare sull'accesso diretto (e in anticipo) a nuove conoscenze potenzialmente determinanti. Per non parlare del fatto che se in questi centri dovesse emergere qualche ricercatore particolarmente brillante, l'azienda avrebbe la possibilità di fare un'offerta prima di altri.

Nulla impedirebbe poi a Intel o altri di prendere i risultati open-source e usarli per creare qualcosa di chiuso e brevettato.

In generale tuttavia la creazione di nuove conoscenze open-source è probabilmente positiva. Per molti ricercatori di tutto il mondo l'accesso al lavoro di altri può essere fondamentale per ottenere risultati migliori e più velocemente. La questione tuttavia è controversa, perché molte ricerche danno vita a conoscenze sulle quali poi si basano prodotti commerciali.

Difficilmente la scelta di Intel diventerà una pratica comune in breve tempo: basta pensare a medicinali, alle ricerche genetiche o alle tecnologie presenti negli smartphone (e persino alla loro forma) per capire quanto i detentori dei brevetti se li vogliano tenere stretti.

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